Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco
4 minuti per la lettura«GLI eventi scioccanti in Ucraina hanno enormi impatti negativi sull’economia mondiale, che aveva appena iniziato a riprendersi dagli sconvolgimenti della pandemia di Covid-19».
Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenendo alla riunione del Development Committe della Banca Mondiale, a Washington, delinea lo scenario in cui l’aggressione russa all’Ucraina ha catapultato il mondo, ancora alle prese con le conseguenze sanitarie, economiche e sociali della pandemia. La guerra di Putin, «minaccia il sistema economico e finanziario internazionale basato su regole», afferma. «Ci vorrà tempo per valutare il costo umano, morale ed economico della guerra», sottolinea il governatore considerando che i dati della Commissione confermano i timori sull’impatto in termini sociali ed economici, con «rischi acuti per i poveri e i più vulnerabili».
Visco rileva come la carenza di beni di prima necessità, i rincari straordinari dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari e l’aumento dei costi commerciali insieme alle interruzioni delle catene di approvvigionamento stanno già mettendo in crisi i Paesi in via di sviluppo. «La storia dimostra che bruschi aumenti dei prezzi dei generi alimentari spesso innescano battute d’arresto economiche e instabilità politica che a sua volta aumenta la fragilità, la povertà, il conflitto e la violenza», avverte ponendo l’accento sulla vulnerabilità di questi Paesi, il cui debito sta raggiungendo «livelli allarmanti» e il rischio di veder compromessi i risultati raggiunti nella lotta alla povertà.
Il conflitto poi – con l’impennata dei prezzi del petrolio e del gas, nonché il rischio legato alla loro disponibilità, soprattutto per l’Europa per via delle sanzioni a Mosca – «potrebbe avere un impatto negativo sulla transizione energetica», dal momento che la sicurezza dell’approvvigionamento energetico «è diventata una priorità» e alcuni Paesi stanno intensificando la domanda di carbone. L’obiettivo netto zero resta «la priorità», anche se, ammette il governatore, ci si interroga «su come integrare questi obiettivi nel bisogno di sicurezza energetica».
Dallo scenario mondiale a quello più strettamente europeo, su cui la “variabile gas” contribuisce ad addensare nubi che per alcuni Paesi, tra cui l’Italia, sono di un nero intenso. Lo raccontano i numeri e il quadro tracciato nel Regional economic outlook del Fondo monetario internazionale. La guerra avrà pesanti conseguenze economiche per l’Europa, e per alcune delle maggiori economie, come la Francia, la Germania, l’Italia e il Regno Unito che «dovrebbero espandersi a malapena o addirittura contrarsi per due trimestri consecutivi quest’anno», sostiene Alfred Kammer, direttore del dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale paventando il rischio di «recessione tecnica». Questa “battuta d’arresto della ripresa è nascosta nelle previsioni di crescita annuali” che risentono del rimbalzo del 2021, si sottolinea nel report. L’Fmi ha previsto per l’Italia un Pil a +2,3% quest’anno, +1,7% il prossimo e +1,3% nel 2024.
«La guerra ha portato a grandi aumenti dei prezzi delle materie prime e ha aggravato le interruzioni dell’offerta, che – spiega il rapporto – alimenteranno ulteriormente l’inflazione e taglieranno i redditi delle famiglie e i profitti delle imprese». Se poi dovesse durare ancora a lungo, “peggiorerebbe le strozzature nelle catene di approvvigionamento e aggiungerebbe pressioni all’inflazione aggravando le perdite di produzione”.
Lo scenario diventa ancora più fosco se si ipotizza un improvviso arresto dei flussi di gas e petrolio dalla Russia: L’Europa nel suo complesso perderebbe 3 punti di Pil nel 2023 rispetto alle previsioni base. E gli affetti sarebbero più pesanti per i Paesi che dipendono maggiormente dalle importazioni da Mosca. Come la Germania, ma soprattutto per l’Italia. Per la Bundesbank, bloccare immediatamente le forniture di gas russo potrebbe costare alla Germania 180 miliardi di euro nel 2022, intaccando il Pil del 5% e portando ad un brusco un balzo dei prezzi energetici e alla recessione più profonda degli ultimi decenni. Per l’Italia l’inasprimento delle sanzioni che colpisse l’import di energia da Mosca «significherebbe un impatto più alto rispetto ad altri Paesi Ue», afferma Kammer che riconosce l’impegno del governo italiano nell’adozione delle contromisure «sul fronte dell’approvvigionamento energetico» e per la riduzione della domanda di energia «con misure ad esempio sull’utilizzo di aria condizionata».
Kammer invita i Paesi europei a «creare dei piani di contingenza se si verificasse questa situazione in modo da limitare i danni all’economia». Intanto, sostiene, «nel caso tale scenario si materializzasse, la politica monetaria e la politica di bilancio dovrebbero cambiare» rispetto al percorso intrapreso. Mentre sulla base della situazione attuale, la raccomandazione del Fai per la Bce «è di tenere la barra dritta sulla normalizzazione della politica monetaria che è già prezzata dai mercati», visto che la guerra in Ucraina «ha creato ulteriori pressioni inflazionistiche».
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