Vladimir Putin
3 minuti per la letturaLa crisi Ucraina comincia con la chiusura nel 2019 dell’ombrello anti-nucleare tra il blocco occidentale della Nato e la Russia. Biden aveva cominciato il suo mandato alla Casa Bianca dicendo che la minaccia più grave era la Cina, adesso si rischia una guerra contro la Russia. Tutto questo nel giro di un anno e poco più durante il quale Biden non è stato neppure capace di nominare l’ambasciatore a Kiev, un dettaglio non irrilevante.
Perché tutto questo? Mosca ha chiesto il “no” all’ingresso di Kiev nella Nato e l’impegno dell’Alleanza Atlantica non dispiegare armi strategiche nelle repubbliche ex sovietiche. Ed è questo il punto. Le preoccupazioni della Russia e anche le nostre sono assai giustificate perché si tratta della sopravvivenza degli europei, di ogni nazionalità, non di quella degli americani che stanno a migliaia di chilometri di distanza.
La vicenda comincia in una calda estate di due anni fa, quasi in maniera sotterranea e senza un’eco mediatico rilevante. Il segretario di Stato Mike Pompeo, il 3 agosto 2019, annunciò, dopo sei mesi di sospensione, il definitivo ritiro degli Stati Uniti dal Trattato sulle Forze nucleari intermedie (Inf), accusando la Russia di averlo “deliberatamente violato, mettendo a rischio i supremi interessi Usa”.
Alla notizia allora venne dato in Italia scarsissimo rilievo politico e mediatico. Eppure eravamo già di fronte a una decisione con drammatiche implicazioni per l’Italia, con altri paesi europei a fare da prima linea in un nuovo confronto nucleare Usa-Russia non meno pericoloso di quello della guerra fredda.
Il Trattato Inf, firmato nel 1987 dai presidenti Gorbaciov e Reagan, aveva eliminato tutti i missili nucleari a gittata corta e intermedia (tra 500 e 5.500 km) con base a terra, anzitutto i missili balistici Pershing 2, schierati dagli Stati uniti in Germania occidentale, e quelli da crociera lanciati da terra, schierati dagli Stati Uniti in Gran Bretagna, Italia, Germania occidentale, Belgio e Olanda, e allo stesso tempo i missili balistici SS-20 schierati dall’Unione sovietica sul proprio territorio.
Nel 2014 l’amministrazione Obama accusava la Russia, senza portare alcuna prova, di aver sperimentato un missile da crociera della categoria proibita dal Trattato e, nel 2015, annunciava che “di fronte alla violazione del Trattato Inf da parte della Russia, gli Stati uniti stavano considerando lo spiegamento in Europa di missili con base a terra”.
Il piano venne poi confermato dall’amministrazione Trump: nel 2018 il Congresso ha autorizzato il finanziamento di “un programma di ricerca e sviluppo di un missile da crociera lanciato da terra da piattaforma mobile su strada”. Mosca intanto negava che il suo missile da crociera violasse il Trattato e a sua volta accusava Washington di aver installato in Polonia e Romania rampe di lancio di missili intercettori che possono essere usate per lanciare missili da crociera a testata nucleare.
Ed ecco dove sta il pericolo: nella geografia, un fattore che non si può cambiare. Mentre un missile nucleare Usa a raggio intermedio schierato in Europa può colpire Mosca, un analogo missile schierato dalla Russia sul proprio territorio può colpire le capitali europee, ma non Washington. Rovesciando lo scenario, è come se la Russia schierasse missili nucleari a raggio intermedio in Messico. Ed era poi quello che voleva fare a Cuba negli anni sessanta e portò alla crisi della Baia dei Porci.
La cancellazione del Trattato Inf, sospeso anche dalla Russia il 3 luglio 2019, ha quindi scatenato una nuova corsa agli armamenti basata non tanto sulla quantità ma sulla qualità delle armi nucleari e dei loro vettori e sulla loro dislocazione. Insomma si sta discutendo dell’Ucraina ma la partita è più assai più vasta, per questo si parla da parte russa – lo ha fatto anche Macron nel suo incontro con Putin – di ridiscutere “l’architettura della sicurezza in Europa”.
Si sta girando intorno all’Ucraina ma la posta in gioco è molto più strategica e pericolosa. La Russia ha agganciato una soluzione per l’Ucraina a un accordo con Usa e Nato sullo schieramento dei missili nucleari: questo è il messaggio che viene da Mosca. Qual è stata la risposta americana finora? La minaccia di nuove sanzioni che non colpiranno solo la Russia ma anche noi europei, con l’Italia e la Germania in prima linea che dipendono dal gas di Mosca. È questo che vogliamo?
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