Olaf Scholz e Emmanuel Macron
4 minuti per la letturaLa storia ci insegna che le guerre, per una serie di ragioni, scoppiano all’improvviso e senza alcun preavviso. Viceversa, si discute ormai da troppi giorni di una minaccia russa al confine orientale dell’Europa. Succede però che gli Ucraini hanno festeggiato la festa degli innamorati facendo spallucce, mentre nei cieli dell’Europa c’è un gran via vai di aerei di plenipotenziari di ogni paese in volo verso Mosca o Kiev. Non è un bellissimo segnale, né per l’Unione europea che parla ancora con troppe voci, né per l’Alleanza atlantica che appare sempre più in crisi di identità.
Nei giorni scorsi era stato il turno di Emmanuel Macron, presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea, di incontrare Vladimir Putin, a quanto pare con scarsi risultati. Oggi toccherebbe a Luigi Di Maio imbarcarsi per raggiungere Kiev e spostarsi l’indomani a Mosca. Ieri è stato il giorno del cancelliere tedesco Olaf Scholz in visita nella capitale ucraina.
Nella conferenza stampa congiunta di ieri a Kiev con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Scholz ha chiarito: “in caso di aggressione militare, saremmo pronti a sanzioni su vasta scala. Se la Russia violerà nuovamente la sovranità ucraina, sapremo cosa fare”. E poi ha specificato: “La sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina non sono negoziabili. Ci aspettiamo dalla Russia chiari segnali di de-escalation, un attacco all’Ucraina avrebbe gravi conseguenze”.
C’è un punto sul quale, però, tra Scholz e Zelensky non c’è sintonia: l’adesione alla Nato. Per il cancelliere tedesco “l’ingresso dell’Ucraina nella Nato non è in agenda”. Per il presidente ucraino, viceversa, l’ingresso della repubblica ex sovietica nella Nato garantirebbe finalmente la sua sicurezza. Le posizioni sono diverse anche sul gasdotto Nord Stream 2.
Zelensky considera il gasdotto russo-tedesco come “un’arma geopolitica” per continuare a fornire gas russo alla Germania bypassando l’Ucraina. Dal canto suo, Scholz giura: “nessun Paese al mondo ha sostenuto finanziariamente l’Ucraina con la stessa forza della Germania negli ultimi otto anni. Di fronte all’influenza straniera, abbiamo assicurato la sua autonomia e resilienza. E posso assicurarvi che continueremo questo sostegno con la stessa determinazione”.
Tuttavia, proprio la Germania appare oggi l’anello debole della sicurezza europea. Vladimir Putin lo sa bene e l’Ucraina potrebbe essere l’occasione per dimostrare che il legame della Germania con la Nato è solo superficiale, come quello del Regno Unito con l’Unione Europea. Il presidente russo conosce bene la Germania avendola frequentata a lungo negli anni 80 ai tempi della Rdt, la ex Germania dell’Est.
Per Putin la Germania è l’unico partner internazionale (oltre alla Cina) che potrebbe salvare la Russia dal suo lento ma inesorabile declino economico, sociale e politico. La Germania unificata, dal canto suo, ha rafforzato la sua posizione di principale partner commerciale della Russia, aumentando la sua dipendenza dalle forniture di gas russo. Angela Merkel, lei stessa originaria della Germania dell’Est, non ha mai negato il suo silenzioso sostegno al gasdotto Nord Stream 2. Matthias Warnig, amministratore delegato di Nord Stream 2 AG, è stato un ufficiale della Stasi, l’equivalente tedesco del Kgb. L’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder è oggi membro del consiglio di direzione di Gazprom, il colosso statale russo dell’energia.
L’Ostpolitik – ovvero la politica di apertura verso l’Urss e i paesi orientali perseguita dal governo di Willy Brandt – fa parte del dna politico della Germania. La sostanziale indifferenza tedesca nei confronti della collocazione geopolitica dell’Ucraina è pari alla freddezza nei confronti dell’adesione all’Alleanza atlantica.
La spesa di Berlino per la difesa è parecchio inferiore all’obiettivo fissato dalla Nato (2% del Pil di ciascun paese membro) e le sue dotazioni militari non sono all’altezza delle esigenze di sicurezza dell’Occidente. A lungo la Germania ha criticato il Regno Unito per aver indebolito il progetto europeo, ma la sua scarsa attenzione per la sicurezza europea non è meno critica per il futuro del progetto europeo.
Di fronte a tutto questo, la pressione di Putin sull’Ucraina appare come un colpo da maestro che dimostra alle Repubbliche baltiche e alla Polonia la riluttanza della Germania a schierarsi. La verità è che la Russia non ha bisogno di invadere l’Ucraina ed è improbabile che lo faccia. Nel frattempo, si diverte ad assistere alle divisioni dei paesi occidentali.
Le due sponde dell’Atlantico si parlano da settimane senza raccapezzarsi. Usa ed Europa minacciano Mosca di severe sanzioni economiche in caso di invasione, ma restano differenze profonde nell’approccio dei “due occidenti”. Il consigliere americano per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha dichiarato senza mezzi termini alla Cnn: “In caso di azione militare, la Russia subirà un costo strategico significativo. Faremo in modo che l’Occidente emerga da questa situazione più forte, più determinato, più propositivo di quanto non lo sia stato in 30 anni”. Può darsi, ma se davvero finisse così, sappiamo già che il peso principale della reazione ricadrebbe sugli Usa. L’altro Occidente – l’Europa – è ancora troppo diviso per rispondere in modo coerente e univoco.
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