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Ursula von Der Layen

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Via libera definitivo del Parlamento europeo ai tre regolamenti della riforma della politica agricola comune (Pac).

Tra le novità introdotte, entro dicembre i Paesi Ue dovranno presentare alla Commissione europea un piano strategico per lo sviluppo dell’agricoltura nazionale in linea con gli obiettivi Ue su ambiente, economia e società.
Inoltre, per la prima volta gli aiuti della Pac saranno condizionati al rispetto della tutela dei lavoratori.

“Questo accordo è ambizioso, coerente con il GreenDeal e fornisce un piano sicuro per gli agricoltori. Ora chiediamo agli stati membri e il Consiglio di metterlo in pratica e renderlo adatto a tutti gli agricoltori”, sostiene il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Ue, Norbert Lins dei Popolari Ue (Ppe). Entro la fine dell’anno la riforma della Pac passerà al Consiglio ed entrerà in vigore il 1 gennaio 2023.

Si sono espressi con voto contrario ai tre regolamenti gli eurodeputati dei Verdi europei e alcune componenti della Sinistra ritenendo i testi non in linea con la realizzazione del Green Deal Ue.

Nel dettaglio, il regolamento sui piani nazionali, che ha visto il voto contrario dei socialisti francesi e tedeschi, è stato approvato con 452 voti favorevoli, 178 contrari e 57 astensioni. Mentre il regolamento orizzontale ha ottenuto 485 voti favorevoli, 142 contrari e 61 astensioni. Infine il regolamento sull’organizzazione comune dei mercati è passato con 487 voti favorevoli, 130 contrari e 71 astensioni.

Secondo la riforma, i Paesi europei dovranno garantire che almeno il 35% del bilancio per lo sviluppo rurale e almeno il 25% degli aiuti diretti siano destinati a misure ambientali e climatiche.

Per quanto riguarda la distribuzione dei finanziamenti, gli eurodeputati hanno ottenuto che almeno il 10% dei pagamenti diretti sia utilizzato a sostegno delle piccole e medie aziende agricole e che almeno il 3% del bilancio della Pac sia dedicato ai giovani agricoltori.

Gli europarlamentari hanno insistito anche per la creazione di “una riserva di crisi” con una dotazione annua di 450 milioni di euro per sostenere gli agricoltori in caso di instabilità dei prezzi o del mercato.

Il Parlamento Europeo ha poi ottenuto di rafforzare il monitoraggio dell’applicazione delle norme europee per la tutela del lavoro nel settore agricolo e le sanzioni per le infrazioni, attraverso la cooperazione tra gli ispettorati del lavoro nazionali e gli organismi finanziatori della Pac.

“Rappresenta un equilibrio ambizioso tra i tre livelli di sostenibilità economica, sociale e ambientale del nostro sistema agricolo”, afferma Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo. “Senza la spinta del Parlamento, punti qualificanti di questo accordo non avrebbero mai visto la luce. A partire dal risultato storico sul fronte dei diritti dei lavoratori: per la prima volta, abbiamo inserito infatti un sistema di condizionalità che eviterà che fondi pubblici finiscano nelle tasche di chi non rispetta i diritti dei lavoratori, ponendo fine alla concorrenza sleale di quegli imprenditori che lucrano a discapito della tutela dei diritti dei lavoratori”, ha aggiunto.

Sul piano della trasparenza, le informazioni sui beneficiari finali del sostegno dell’Ue saranno più trasparenti, attraverso uno strumento europeo di estrazione dei dati, a cui avranno accesso i Paesi membri. Questo meccanismo servirà a identificare il rischio di frode mediante un controllo incrociato delle informazioni delle banche dati pubbliche.

“Per la prima volta in oltre 30 anni, grazie all’organizzazione comune del mercato nella riforma della Pac, le revisioni approvate oggi porteranno a una maggiore regolamentazione del mercato, piuttosto che a una sua deregolamentazione”, ha detto in conferenza stampa a Strasburgo il relatore per il Regolamento dell’organizzazione comune dei mercati, Eric Andrieu, del gruppo dei Socialisti e Democratici. Secondo eurodeputati di diversi gruppi parlamentari si poteva, però, raggiungere un obiettivo più ambizioso rispetto al Green Deal, ma allo stesso tempo sono convinti che se non si fosse scesi a compromessi con gli Stati membri si rischiava di restare fermi al testo precedente.

“Stiamo assicurando che gli agricoltori saranno ricompensati per le loro prestazioni, i loro risultati. Dobbiamo dare agli stati membri la possibilità di attuare la riforma e assumersi la loro responsabilità nei piani strategici nazionali” sostiene l’europarlamentare, Ulrike Müller, del Gruppo di Renew Europe che considera la riforma “un grande successo” anche se il Green Deal poteva essere più ambizioso.

Mentre l’eurodeputato del Ppe, Peter Jahr, relatore del Regolamento sui piani strategici nazionali si è detto “non soddisfatto al 100%” ma ha anche accolto i risultati dei voti sostenendo che si tratta finalmente di “una buona giornata dopo tre anni di dibattiti”.


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