Alexander Lukashenko
4 minuti per la letturaLukashenko, il dittatore bielorusso, ormai oscilla tra il dramma e la caricatura di se stesso: con il dirottamento dell’aereo della Ryanair, allo scopo di catturare un oppositore, ha però superato il limite, la linea rossa. E se non ci pensa a sostituirlo il suo padrino Putin, forse un giorno sarà l’economia a sbalzarlo dal potere. In molti si ricorderanno il filmato in cui sorvola la capitale Minsk in elicottero e sbarca davanti al suo palazzo sfoggiando una tenuta paramilitare con giubbotto antiproiettile e il mitra in pugno: sembrava la caricatura di un dittatore degna di un film di Hollywood di Mel Brooks, Woody Allen e Sasha Baron Cohen messi insieme. E dopo avere soppresso con la forza le proteste di massa pacifiche esplose in tutto, all’indomani della sua rielezione alla presidenza, adesso è passato alla pirateria internazionale. Non senza conseguenze. CASO INTERNAZIONALE L’arresto di Roman Protasevich, infatti, ha fatto esplodere un caso internazionale. La vicenda che ha coinvolto l’ex direttore del canale Telegram Next arrestato a Minsk, dopo che le autorità bielorusse hanno fatto dirottare il volo Ryanair partito da Atene e diretto a Vilnius, si allarga di ora in ora sul piano diplomatico, con la Bielorussia che si difende dagli attacchi dell’Occidente, affermando che “politicizza la situazione” e Mosca che prende le difese del suo alleato storico aprendo una nuova frattura con Usa e Ue dopo gli scontri sul caso di Alexei Navalny. Il Cremlino coglie l’occasione per ribadire che sul fronte dei diritti non si accettano interferenze esterne e per contrattaccare, sottolineando che i Paesi occidentali sono stati in passato colpevoli di «rapimenti, atterraggi forzati e arresti illegali». Le autorità bielorusse hanno giustificato il loro intervento parlando di allarme bomba a bordo ma alla radio irlandese Newstalk, il ceo di Ryanair Michael O’Leary ha denunciato un «sequestro di Stato» da parte di Minsk e ha aggiunto che a bordo dell’aereo ci fossero agenti del servizio di sicurezza bielorusso (Kgb). «Sembra che l’intenzione delle autorità fosse quella di far uscire un giornalista e la persona che viaggiava con lui» ha spiegato. «Crediamo anche che all’aeroporto siano sbarcati agenti del Kgb», ha aggiunto. LE CONSEGUENZE Le nuove sanzioni europee aggraveranno la posizione di Lukashenko ma peseranno anche su Mosca. Con il tempo il declino economico accelererà, diventando molto più visibile, e potrebbe scatenare un’altra ondata di proteste. La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e la Banca europea degli investimenti hanno sospeso la cooperazione col regime. Il Fondo monetario internazionale gli ha negato un finanziamento. La conseguenza è che le autorità bielorusse sono state costrette a spendere circa 1,5 miliardi di dollari delle riserve monetarie per mantenere stabile il tasso di cambio del rublo e coprire il debito pubblico. Secondo gli economisti bielorussi indipendenti, il regime si sta lentamente avviando verso il collasso dell’economia. Nel settembre scorso la banca centrale bielorussa possedeva ancora 7,5 miliardi di dollari di riserve, ma solo il 40 per cento era in valuta estera. Il disavanzo di bilancio era per il 2020 di due miliardi di dollari e probabilmente resterà agli stessi livelli nel 2021. Lukashenko dovrà trovare non solo quattro miliardi di dollari per sostenere il peso del debito ma serviranno altri due miliardi di dollari per coprire il disavanzo commerciale. PROVA DI DEBOLEZZA Senza un notevole sostegno economico da parte della Russia il regime di Lukashenko sarebbe già fallito da tempo. In cambio del suo sostegno Mosca ha ottenuto l’ingresso nell’economia del Paese per le aziende di Stato e gli oligarchi russi. Ma quanto potrà durare l’aiuto russo, nonostante le dichiarazioni di Mosca a a favore del regime di Minsk? Non è un segreto che il presidente russo Putin e Lukashenko si disprezzino reciprocamente. Per anni Lukashenko ha regolarmente tradito il Cremlino venendo meno a vari accordi del tipo “petrolio in cambio di sovranità” (in genere in cambio del petrolio si è limitato a dimostrare la sua vicinanza al Cremlino). Il Cremlino potrebbe digerire la caduta di Lukashenko se arrivasse un successore filorusso. Certo non con una rivoluzione “colorata”, che il Cremlino detesta, ma con un’operazione dall’alto, un progetto che Putin ha affidato mesi fa al generale Vladimir Chernov. Insomma, questo dirottamento aereo non è per niente una prova della forza di Lukashenko ma semmai indica che l’autocrate bielorusso si sta forse giocando le ultime carte.
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