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Vladimir Putin, presidente della Federazione russa

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Volevate il vaccino Sputnik e liberarvi dai domiciliari? Macché è tornata la guerra fredda e non abbiano niente da metterci, come avrebbe detto la grande attrice Livia Cerini. Due ragazzi al bar: un ufficiale dei servizi della Marina e un giovane del GRU, i servizi militari russi in carico all’ambasciata a Roma. Il dossier, per quattro soldini, che scambia l’ufficiale italiano riguarda le manovre Usa e Nato nei Balcani e nel Mediterraneo, sulle quali Manlio Dinucci ha già dato ampie descrizioni sul Manifesto.

Insomma basterebbe leggere i giornali. Li hanno beccati e prontamente Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina, già ieri mattina ha incontrato l’ambasciatore russo per comunicare l’espulsione di due incaricati militari russi dall’Italia. Ineccepibile. La Belloni come Eva Kant, non sbaglia un colpo.

OPERAZIONE NOSTALGIA

Poi c’è il resto e scatta l’operazione Nostalgia. Dove vanno a parare in politica estera Draghi, Di Maio e la Farnesina? Il presidente del consiglio e il suo ministro degli esteri – al quale una volta piaceva così tanto la Cina – sono stati dichiarati abili e arruolati sul fronte anti-Pechino. Su quello anti-russo c’erano già. Ricordate il discorso di insediamento di Draghi: attaccò Putin su Navalny ma non disse una parola sul generale Al Sisi, Regeni o Zaki. A lui interessa sapere cosa pensa la Casa Bianca per posizionarci sulla scacchiera, non cosa pensiamo noi cittadini dei diritti umani o della giustizia.

Draghi applica alla lettera il nuovo manuale Biden-Blinken del “perfetto alleato”. Non come la Merkel che vuole completare il gasdotto Nord Stream 2 con i russi.  Così, per dare un tocco sicuramente apprezzato oltreoceano, il premier e la Farnesina hanno dato ordine di votare contro la risoluzione presentata al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sulle ripercussioni negative delle sanzioni economiche a Cuba e altri Paesi, come Venezuela, Siria ed Iran. Sul blocco di Cuba ne sappiamo mentre si cerca di tenere nascosto che le sanzioni Usa ed europee a Damasco stanno impedendo qualunque ricostruzione del Paese e affondano pure il Libano con il congelamento dei conti siriani nelle banche di Beirut.

Il caso di Cuba è illuminante perché in piena pandemia l’anno scorso l’Avana mandò in Italia un’equipe di 53 medici. La risoluzione Onu è passata lo stesso ma vale la pena ricordare che l’anno scorso, in aprile, a sole tre settimane dall’arrivo della Brigata cubana Henri Reeve, in occasione dell’Assemblea Generale Onu la Ue – di cui facciamo parte – votò insieme agli Usa per respingere una risoluzione proposta dalla Russia per sospendere le sanzioni data l’emergenza coronavirus. Con i cubani in casa ad aiutarci non abbiamo avuto neppure il ritegno di astenerci.

Il nostro servilismo verso Washington ha solide radici ma soprattutto non ha limiti. E ora trova un’ottima occasione per essere applicato a Russia e Cina. Come spiegava sul Manifesto Manlio Dinucci partecipiamo a una gigantesca esercitazione militare, Defender-Europe 21, dove gli Usa guidano gli alleati Nato a resistere all’”attacco” di Mosca. Così con il passaporto Covid, mentre stiamo chiusi in casa, migliaia di soldati passeranno da un Paese all’altro per contrastare “l’infiltrazione di Mosca nei Balcani” dove ormai è rimasta solo la Serbia, da noi bombardata nel ’99, ad avere un atteggiamento filo-russo.

IL NEMICO CINESE

Ma la cosa interessante è che nell’esercitazione verranno utilizzate tutte le rotte marittime e terrestri che collegano l’Europa all’Asia e all’Africa. Perché? C’è un altro nemico, ancora più fastidioso di Putin, da tenere a bada ed è la Cina con la Nuova via della Seta, la Belt and Road Initiative (Bri) riadattata al contesto marittimo, la cosiddetta Maritime Silk Road, o Via della Seta marittima, dove il Mediterraneo e Suez hanno un ruolo chiave. Lo ha detto con chiarezza il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg: “La Nato sarà chiamata a occuparsi sempre più della sfida cinese, adattando il suo approccio strategico”.

Ed ecco il punto chiave, la vera novità. L’Alleanza atlantica ha una nuova ed esplicita missione: contenere Pechino. Così Biden e Blinken hanno preso per il bavero gli italiani intimando di mollare subito l’accordo della Via della Seta. Ce lo ripetono ogni due-tre giorni. E pensare che nel 2018 Xi Jinping veniva accolto con tutti gli onori da Mattarella, Conte e Di Maio. Come per altro nel 2010 avevamo ricevuto Gheddafi con i tappeti rossi per bombardarlo sei mesi dopo. La nostra politica estera, se per caso diventi “amico” dell’Italia, è il bacio della morte. Siamo così dei “bravi ragazzi” che abbiamo già accontentato gli americani – come chiedeva pure Trump – e venduto il porto di Trieste non ai cinesi ma ai tedeschi di Amburgo.

Come tutti i camerieri solerti anticipiamo le richieste del padrone. Gli Usa adesso, come “premio”, ci riportano nella Libia – che loro insieme a francesi e inglesi hanno distrutto – dopo che Di Maio di recente si è presentato a Tripoli con l’Eni, che una sua politica estera, sia pure ambigua, ce l’ha sicuramente più della Farnesina.

DRAGHI IN LIBIA

Perché adesso gli americani mandano Draghi in Libia? In Tripolitania siamo ospiti della Turchia che si oppone alla Russia di Putin. Quale è lo scopo? A Blinken, che nel 2011 fu un accesso sostenitore dei raid su Gheddafi, la presenza russa dà un enorme fastidio e l’Italia viene chiamata a fare il suo ruolo in funzione anti-russa. E vedrete che anche Erdogan, con un’economia collassata, potrebbe essere d’accordo con Washington.

Il gioco si fa duro anche per noi se gli Stati uniti di Biden vogliono contrastare Putin proprio davanti a casa nostra. Ma da un pezzo, come dimostra anche il triste caso di Cuba, non abbiamo una vera e propria politica estera autonoma, nell’illusione, già ripetutamente naufragata, che gli altri possano proteggere i nostri interessi. Consoliamoci con Guantanamera, a tutto volume, con due ragazzi al bar.


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