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Una, la prima vittima, l’avevano chiamata “Carolina”. Le altre, più di un migliaio, avevano attaccato al collo un numero e un codice. Tutte sono finite in fondo al mare, nel mare Mediterraneo, un vero e proprio cimitero invisibile che da anni “accoglie” migliaia e migliaia di migranti di cui nessuno saprà mai chi erano e da dove erano partiti.
Di loro, dei migranti affondati e annegati, purtroppo se n’è parlato e scritto tanto, ma di Carolina e delle altre sue compagne di sventura se ne è parlato poco, molto poco.
Il motivo: Carolina e le altre vittime che sono state gettate in fondo al mare o morte a bordo delle navi dove si trovavano per essere trasferite dalla Spagna in altri porti del Mediterraneo, sono, anzi erano, animali, mucche, alcune incinte, vitellini appena nati, molti morti durante la navigazione.
L’ODISSEA
Insomma una vera e propria strage di mucche e vitelli le cui carcasse ormai riposano, per modo di dire, in fondo al mare e che hanno sfamato migliaia e migliaia di pesci che, come è noto, non disdegnano la carne, non solo quella umana ma anche quella degli animali, in questo caso quella di Carolina e delle sue compagne.
Quella che stiamo per raccontarvi non è una favola, ma realtà, fatti veri anche se sgradevoli e poco noti. Tutto è cominciato nel dicembre scorso quando due navi cargo che trasportano svariata merce, erano partite dalla Spagna.
A bordo avevano quasi 3.000 “passeggeri” particolari: mucche e vitellini acquistati in Spagna da aziende turche e libiche che macellano e vendono carne non soltanto nei loro Paesi ma anche in altri. Per mesi queste due navi, con il loro carico di mucche e vitellini, hanno vagato, e una continua ancora a vagare, in mezzo al mare Mediterraneo perché si sono viste negare l’accesso nei porti turchi e libici, quelli di destinazione, le cui autorità hanno negato l’attracco per la sospetta malattia del bestiame che avrebbe compromesso la vendita della carne qualora mucche e vitelli fossero stati stati macellati.
L’ATTRACCO
Una delle due navi, la Karim Hallah , di proprietà di una società libanese, dopo avere vagato per oltre 2 mesi in mezzo al mare, una settimana fa è riuscita, dopo aver fatto avanti e indietro da un porto all’altro, ad attraccare nel porto di Cartagine, in Spagna, da dove era partita.
Una volta attraccata in porto, le autorità spagnole hanno ordinato la macellazione di oltre 850 bovini potenzialmente malati che erano rimasti bloccati per due mesi sulla nave adibita al trasporto di bestiame. Le mucche non sono più idonee per essere trasportate sulla Karim Allah, come ha riferito il ministero dell’agricoltura di Madrid.
La nave ha attraccato a Cartagena il 25 febbraio perché non era riuscita a trovare un acquirente per il carico. Era stata avvistata durante il viaggio di ritorno verso la base, anche al largo della Sardegna. Diversi Paesi, infatti, hanno rifiutato gli animali per paura del virus che circola tra gli animali, una malattia trasmessa dagli insetti che causa zoppia ed emorragie.
LA DENUNCIA
Una delle due era stata avvistata nei giorni scorsi al largo di Augusta, in Sicilia, e poi a Cagliari, in Sardegna. È quanto ha denunciato, nell’incontro online con la commissione Petizioni del Parlamento europeo, l’avvocato Manuela Giacomini per conto della Fondazione per il benessere degli animali. Su richiesta urgente di Giacomini, il governo italiano ha tentato un’ispezione ma la nave era ripartita prima di poterla effettuare.
«Negli ultimi due mesi abbiamo assistito all’ennesima violazione sistematica del regolamento europeo, con conseguenze veramente molto gravi per gli animali trasportati» ha detto Giacomini.
Anche Eleonora Evi, eurodeputata dei Verdi, è intervenuta definendo l’episodio uno dei «casi più emblematici» che «rappresentano la norma anziché l’eccezione».
«Da oltre due mesi questi animali sono stati costretti in spazi angusti e a viaggiare in condizioni che non rispettano neanche lontanamente gli standard minimi previsti per il trasporto degli animali” spiega Evi, che ha firmato una lettera indirizzata alla commissaria allaSalute e alla sicurezza alimentare Stella Kyriakides, affinché vengano presi immediati provvedimenti e si chiarisca anche la posizione delle autorità spagnole, legalmente responsabili della salute degli animali fino alla destinazione finale.
Secondo l’europarlamentare dei Verdi è necessario riformare al più presto il regolamento Ue che disciplina il trasporto di animali vivi «abbandonando – sostiene – nel più breve tempo possibile il sistema attuale, che costringe ogni anno milioni di animali a viaggi interminabili in condizioni disumane, favorendo invece una transizione verso il trasporto di carne e carcasse. Nel fare questo dobbiamo ridurre drasticamente le ore massime consentite per il trasporto di animali vivi che devono essere ridotte a 4 ore per conigli e polli, 8 per bovini e ovini, con un divieto totale per il trasporto di animali non svezzati e per l’export al di fuori della Ue, dove registriamo le violazioni più gravi».
La petizione della Fondazione, che resta aperta, fa parte di una serie di reclami da parte di vari gruppi animalisti presentati al Parlamento europeo, affinché venga istituita una commissione di inchiesta e sia meglio regolamentato il trasporto di animali vivi per tutelare il oro benessere.
LA SECONDA NAVE
E se la “Karim Allah” alla fine ha quasi concluso la sua odissea, continua ancora quella dell’altra nave, la “Elbeik” che era partita dal porto spagnolo di Tarragona con 1.776 vitelli e che il 10 gennaio scorso era arrivata a Tripoli, in Libia, dove però era stata bloccata con il suo carico di vitelli.
Per settimane è rimasta in acque libiche, poi il 25 gennaio scorso ha lasciato Tripoli e dopo essere stata avvistata al largo di Lampedusa era arrivata in Egitto il 1° febbraio, rimanendo al largo di Alessandria fino al 10 febbraio. Poi più nulla, nessuna informazione, fino a qualche giorno fa.
La nave si trovava davanti a Cipro, senza più sufficiente cibo per gli animali. Ancora molti i dubbi su cosa sia accaduto a bordo delle navi.
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