Giulio Regeni
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L’ipocrisia europea è nauseabonda. Nel settore dei diritti umani non siamo meglio di Macron e Al Sisi, che sia chiaro. Come la Francia, dove il dittatore egiziano è in visita, preferiamo vendere armi che avere giustizia su Giulio Regeni o Zaki, lo studente di Bologna che resterà ancora in carcere per 45 giorni.
L’Egitto, dove sono in carcere 60mila prigionieri politici, dai Fratelli Musulmani ai laici, è un esempio evidente dell’ipocrisia europea, come del resto l’atteggiamento tenuto nei confronti della Turchia di Erdogan. Così la Francia di Macron che ha litigato furiosamente con Erdogan sul Mediterraneo orientale, sulla Libia e soprattutto sull’Islam, accoglie l’autocrate egiziano in pompa magna anche se Parigi garantisce che metterà sul tavolo la questione dei diritti umani. Staremo a vedere.
IL SORPASSO FRANCESE
Intanto una certezza l’abbiamo. Il dato più eclatante è che la Francia ha superato anche gli Stati Uniti come maggiore fornitore di armi del Cairo. L’Egitto fa parte con la Francia di un’alleanza che insieme alla Grecia, a Cipro, agli Emirati e a Israele si oppone alle ambizioni della Turchia di Erdogan per lo sfruttamento delle risorse di gas sulle coste del Mediterraneo orientale dove Ankara non riconosce i confini marittimi tracciati dai trattati internazionali, che per altro non ha mai firmato. Il tutto aggravato dal fatto che la Turchia è un Paese della Nato e gli americani non hanno dimostrato con l’amministrazione Trump la volontà di mettere in riga Erdogan che litiga con la Russia su tre fronti, Siria, Libia e Caucaso, ma ha acquistato da Putin le batterie anti-missile S 400. La Turchia serve agli Usa per tenere impegnata la Russia, quindi per il momento non si tocca e le cose no dovrebbero cambiare troppo neppure con Biden alla Casa Bianca.
Per la verità anche l’Italia che ha una ferita aperta con l’Egitto con il caso di Giulio Regeni non esita a vendere armi ad Al Sisi. E’ stata confermata la fornitura al Caito di due fregate italiane che valgono 1,2 miliardi di euro e all’orizzonte ci sono opzioni per altre quattro fregate, venti pattugliatori, 24 caccia Eurofighter e altrettanti addestratori M-346. Una partita da oltre 10 miliardi di euro. E poi c’è il gas, trovato dall’Eni nel mare egiziano nel giacimento di Zhor. Anzi, a rendere il tutto più chiaro c’è pure sponsorizzazione da parte di un’azienda a controllo statale come Fincantieri del salone militare Edex, un diretto sostegno alla politica militare del regime di Al Sisi nel Mediterraneo. Soltanto il rinvio dell’Edex all’anno prossimo, causa Covid, ha impedito che la faccenda venisse alla ribalta dei media. Certo anche noi siamo dei paladini dei diritti umani come i francesi ma quando ci son gli affari in mezzo come loro non ci facciamo certo indietro.
PEGGIO CHE CON ERDOGAN
Le cose non vanno meglio con la Turchia, altro bel campione dei diritti umani visto che Erdogan è il massacratore di curdi, i nostri maggiori alleati nella guerra contro l’Isis. Quando nel 2019 Erdogan ha invaso il Rojava, la regione siriana amministrata dai curdi gli europei hanno minacciato sanzioni ma nessno in realà ha fatto nulla: sotlineaimo che in Turchia a Kayserio l’Agusta assembla gli stessi eleiotteri f’attacco che Ankara utilizza per bombardare i curdi. Ma gli europei non possono bastonare Erdogane imporre snazioni alla Turchia perché, èagata profumatamente da Bruxelles, si tiene tre milioni di porufhi in casa. Qundi, in promo luoto la Germania, ma anche l’Italia, non sono per niente dell’idea di snazionare Erdogan che ci ricatta con i migranti sulla rotta balcanica.
E Se Macron litiga con Erdogan noi in Libia dobbiamo convivere con il Sultano della Nato. Con la visita a Roma venerdì scorso del ministro della difesa di Tripoli Salaj Eddine al Namrush è stato riattivato un accordo del 2013 che comprende la cooperazione in campo sanitario _ l’ospedale da campo di Misurata con 300 soldati _ l’intesa sulla formazione in Italia e in Libia di ufficiali e sottufficiali, compresa la formazione di Guardai costiera e Marina militare, e l’attività di sminamento.
In poche parole collaboreremo a rimettere in piedi le forze armate della Libia insieme alla Turchia di Erdogan che con l’intervento militare a fianco del governo di Al Sarraj ha salvato Tripoli dall’offensiva del generale della Cirenaica Khalifa Haftar sostenuto da Russia, Emirati arabi uniti, Egitto e, in parte dalla Francia che con Ankara ha ormai molti conti in sospeso da regolare qui e nel Mediterraneo orientale. Ci conviene andare d’accordo con Erdogan in Libia perché lì abbiamo grandi interessi energetiche, dal petrolio dell’Eni al gasdotto Greenstrean, e ora Erdogan controlla pure le coste libiche da dove vengono le ondate dei migranti.
LE RADICI TURCHE
Non sono soltanto la Francia e l’Italia che in Europa obbediscono più ai loro interessi nazionali che ai princìpi europei alla libertà e di diritti umani. La Gran Bretagna, che sta uscendo dall’Unione cercando di non pagare neppure il dovuto, ha appena avviato manovre militari della sua aviazione con quella turca, In poche parole il premier Johnson, che ha radici turche, si gioca ormai le sue carte in piena autonomia non solo dall’Europa ma anche nella Nato. Così siamo messi: i dittatori del Mediterraneo ci danno degli schiaffi ma noi li prendiamo volentieri perché facciamo cassa con le vendite di armi. Alla faccia dei diritti umani.
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