La Casabianca
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Le elezioni presidenziali per cui oggi votano gli americani sono le più importanti del secolo, sia per gli Stati Uniti che per il resto del mondo. Non decreteranno solo se sarà confermato il presidente uscente, il repubblicano Donald Trump, o si insedierà alla Casa Bianca il democratico Joe Biden, ma decideranno se l’America tornerà a essere governata secondo le regole tradizionali della democrazia liberale, oppure si compirà la definitiva transizione verso un regime di tipo populista a carattere nazionalista.
GLI SCENARI
A oggi i sondaggi, che dovrebbero essere abbastanza attendibili dopo gli errori di quattro anni fa, danno Biden in vantaggio non solo nel voto nazionale ma anche nella maggior parte degli Stati “in bilico” decisivi per la vittoria finale: nei tre Stati – Michigan, Pennsylvania e Wisconsin – che nel 2016 andarono per pochi voti a Trump, e in alcuni Stati del Sudovest come il New Mexico e l’Arizona in cui il voto ispanico potrebbe ribaltare il tradizionale vantaggio repubblicano.
Gli effetti del voto americano si faranno sentire anche all’estero. Nell’occidente europeo, inclusa l’Italia, la vittoria di Trump accentuerà la distanza tra le due sponde dell’Atlantico e produrrà un’ulteriore divaricazione sulle questioni di difesa e sicurezza, in particolare sulla Nato e l’Unione europea.
Se prevarrà Biden, si riallacceranno i tradizionali rapporti transatlantici e sarà ripristinata la strategia dei trattati multinazionali, a cominciare da quello sul clima. Quale che sia il futuro presidente, tuttavia, l’Amministrazione di Washington continuerà a guardare con priorità al teatro del Pacifico, con la Cina in funzione di partner o, meglio, di antagonista.
L’INCOGNITA
Su queste elezioni incombe però un altro interrogativo che oscura il lato politico della sfida tra il repubblicano e il democratico. È il pericolo che non si arrivi rapidamente a un risultato definitivo, sicuro e accettato da entrambi i candidati, e quindi si accenda ancor più uno scontro senza fine.
L’enorme quantità del voto postale che, insieme a quello anticipato di persona, ha superato i cento milioni – cioè oltre i tre quinti della prevedibile affluenza totale – può fornire al presidente Trump il pretesto per mandare all’aria lo scrutinio. Allora la questione complessa e irrisolvibile potrebbe essere rinviata alla Corte suprema, a netta maggioranza conservatrice dopo la nomina di tre giudici vicini al presidente.
Nell’ultimo periodo vi sono stati troppi movimenti ambigui per escludere che possa accadere qualcosa di grave: i gruppi armati suprematisti bianchi si sono posti in posizione d’attacco; i comitati legali specializzati hanno preparato una lunga serie di ricorsi negli Stati in bilico; e lo stesso presidente ha dichiarato di non accettare il voto postale dopo il 3 novembre e di non volere riconoscere la vittoria del suo avversario in determinate circostanze.
VIOLENZE IN VISTA
Il segnale che disordini violenti sono all’orizzonte in alcune città nevralgiche come Washington e New York proviene dai commercianti che hanno barricato le vetrine dei loro negozi come se si stesse avvicinando un uragano.
La verità è che nell’America 2020 è andato in frantumi quel consenso patriottico tra le parti politiche che ha sempre unito i democratici e i repubblicani dopo la fine del duello per la Casa bianca. Fino alle elezioni del 2012 i candidati sconfitti concedevano la vittoria al vincitore, il quale a sua volta dichiarava di essere «il presidente di tutti gli americani».
Trump, al contrario, ha accentuato fin dall’inizio la divisione della nazione: i bianchi contro i neri, gli urbani contro i rurali, la gente comune contro l’élite, i fondamentalisti evangelici contro i liberal.
RISCHIO TSUNAMI
Nessuno oggi può dire cosa accadrà nei prossimi giorni se i risultati non si concluderanno come sempre nella notte del voto. Ancora più difficile è prevedere quale piega prenderà la politica degli Stati Uniti dopo uno tsunami come quello in corso. Occorre però ricordare che, se i risultati elettorali non saranno legittimati dalle pacifiche regole comuni, sarà infranto uno dei più importanti principi che gli Stati Uniti hanno trasmesso al costituzionalismo occidentale: lo Stato di diritto.
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