Erdogan
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Erdogan oggi prega in Santa Sofia tornata moschea, decisione che ha sollevato indignazione, ma in Turchia accade molto peggio di questo. Il Parlamento sta per votare una sorta di amnistia per gli autori di abusi sessuali sui minori. Si tratta insomma del “matrimonio riparatore”, accolto anche nel nostro ordinamento giudiziario e che venne concretamente abolito 25 anni fa.
ABUSI SUI MINORI
Al Parlamento turco sta per essere votato un emendamento all’articolo 103 del codice penale, depositato dal partito di Erdogan, l’Akp, che permetterebbe agli autori di abusi sessuali sui minori di essere lasciati liberi nel caso sposassero le loro vittime. In Turchia avevano già provato nel 2016 a varare questo emendamento poi ritirato dopo una forte mobilitazione popolare, ora però la questione si ripropone e potrebbe essere approvato nelle prossime ore, prima della chiusura dell’aula per le ferie estive. Mancano però indicazioni precise sullo stato dei lavori per cogliere l’opposizione impreparata mentre, proprio in questi giorni, si valuta di togliere l’immunità parlamentare un deputato dell’Hdp (già sospeso dal partito) accusato di stupro.
PROTESTE IN ITALIA
Bisogna dire che in Italia la cosa non è passata sotto silenzio. L’ex presidente della Camera e deputata del Pd, Laura Boldrini, presenta oggi un’interpellanza urgente, sottoscritta dall’Intergruppo donne, sulla questione di diritti umani in Turchia. Viene chiesto al governo “quali azioni intende intraprendere con la Turchia per assicurare il rispetto dei diritti umani, la protezione di minori dagli abusi sessuali, la promozione dei diritti delle donne contro la violenza e il diritto a contrarre matrimonio sulla base di un pieno e libero consenso”.
IL REISS INTOCCABILE
Dopo il fallito golpe del 2016 in Turchia si è abbattuta un’ondata di repressione contro l’opposizione, nei confronti dei curdi, delle minoranze e di chiunque osi criticare il “reiss”. Il comportamento della Turchia è sempre meno compatibile con il quadro della Nato, sottolinea Laura Boldrini. E anche con quello europeo aggiungiamo noi ma con una nota doverosa: l’Unione, grazie anche alle pressioni della Germania della cancelliera Merkel, paga la Turchia miliardi di euro per tenere chiusa la rotta dei profughi tra l’Egeo e i Balcani. In poche parole ci siamo messi nelle mani di Erdogan e ne subiamo i ricatti, nel Mediterraneo e adesso anche in Libia dove ha occupato militarmente la Tripolitania e punta ai terminali petroliferi della Sirte. Non solo: ha esteso la sua zona economica esclusiva anche ai giacimenti offshore dell’Egeo in violazione di ogni regolamento internazionale.
E anche qui ricatta l’Italia e le altre potenze europee. Il ritorno di Santa Sofia a moschea è soltanto l’ultimo capitolo di una vicenda che ha condotto la Turchia di Erdogan a intervenire in Siria e in Libia utilizzando, oltre all’esercito, le formazioni jihadiste vicine ad Al Qaida, le stesse che hanno massacrato i curdi nel nord siriano, ovvero in nostri alleati nella battaglia contro l’Isis. Cosa potevamo aspettarci da un governo simile? Ma la colpa è nostra, di una morale inesistente e a doppio binario con cui abbiano incoraggiato a Erdogan a fare ciò che voleva in cambio degli acquisti di sistemi di armamenti italiani e occidentali, finanziati per altro con i prestiti del Qatar.
VIOLENZA SULLE DONNE
Le cronache dalla Turchia non sono incoraggianti per le donne e la protezione dei diritti umani. Dopo cinque giorni di ricerche, è stato ritrovato tra i boschi del distretto di Mentese, nella provincia turca di Mugla, il corpo senza vita della studentessa 27enne Pinar Gultekin. Dalle prime indagini, la ragazza sarebbe stata picchiata dal suo ex fidanzato (al momento detenuto dalla polizia) e poi strangolata.
Il caso ha sollevato indignazione e proteste in Turchia per l’ennesimo caso di femminicidio. Non una novità purtroppo per il Paese: secondo la piattaforma indipendente “Fermiamo i femminicidi”, nel 2019 sono state assassinate almeno 474 donne, 120 solo dall’inizio di quest’anno. Sul banco degli imputati, sottolinea NenaNews, c’è proprio il governo islamista del presidente Erdogan da anni accusato non solo di non aver approntato leggi adeguate per combattere questo fenomeno tragicamente in crescita ma di aver fornito una qualche forma di copertura agli aggressori.
Come dimostra anche l’emendamento alla legge del codice penale sugli stupri, è anche sul corpo delle donne che si gioca il processo di islamizzazione della società turca voluto da Erdogan e dal suo partito Akp che in perdita di consensi e con un’economia sempre più in crisi anche per la pandemia da Covi-19 punta sullo zoccolo duro dell’elettorato più tradizionalista e conservatore. Il tutto condito oggi dalla preghiera a Santa Sofia, perché sul Bosforo la religione ormai da un pezzo non è più soltanto un’espressione di fede ma uno strumento di propaganda del potere politico.
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