Ursula von der Leyen in Parlamento europeo
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Il discorso del 16 febbraio di Ursula von der Leyen al Parlamento europeo sulla situazione energetica in Europa è importante e, una volta tanto, ci permette di dire “meno male che l’Europa c’è” (per parafrasare quello stomachevole inno del Pdl berlusconiano).
Non c’è nulla che aguzzi l’ingegno come il rendersi conto che siamo alla canna del gas, nel senso sia metaforico che letterale. La possibilità che la Russia – che fornisce il 40% del gas naturale consumato in Europa – possa usare il gas come arma (weaponize, dice un’intraducibile parola inglese) per costringere i Paesi europei a guardare dall’altra parte del confine ucraino, ha spinto Bruxelles a prendere contromisure.
IL GAS COME ARMA
E di questa possibilità ci sono preoccupanti segnali. Il mercato del gas è dominato da contratti a lungo termine, ma, quando ci sono esigenze improvvise, soccorre il mercato spot.
«Vediamo – ha detto Ursula – che, in un momento in cui la domanda di gas è elevata, Gazprom (la società russa che gestisce le forniture di gas naturale) limita le forniture all’Europa…. Vediamo che lo stoccaggio di Gazprom è ai minimi da 10 anni, e non vediamo delle vendite sul mercato spot. Si tratta di una condotta strana da parte di un’impresa che, in tempi di impennate della domanda e dei prezzi, non cerca di massimizzare i profitti».
E incalza: «Questo comportamento ha già danneggiato la credibilità della Russia come un fornitore affidabile». In effetti, non ci sono state vendite spot di gas sulla “Electronic Sales Platform” della Gazprom dall’ottobre 2021. Allora, l’Europa si è data da fare. La globalizzazione è bella – si compra e si vende tutto da tutti e a tutti – ma anche la diversificazione è bella: non bisogna mai dipendere troppo da un fornitore che si può rivelare inaffidabile.
LA CONTROMOSSA
Il 14 febbraio la vice di Ursula, Margrethe Vestager, è volata in Nigeria, e ha incontrato il vicepresidente nigeriano Yemi Osinbajo, per discutere un aumento delle forniture di Gnl (Gas naturale liquefatto) all’Europa (e Osinbajo è stato anche soddisfatto nell’apprendere che la Commissione, nella famosa “tassonomia”, ha inserito il gas come uno dei carburanti della transizione energetica).
Ursula von der Leyen ha dichiarato che la ricerca di fonti alternative è a tutto campo, e l’America dà una mano, non solo mandando carichi di Gnl attraverso l’Atlantico, ma anche spronando i suoi alleati a mandare Gnl in Europa.
In effetti il Giappone, che aveva un surplus di gas, lo ha dirottato verso Rotterdam: e l’ambasciatore americano in Giappone (Rahm Emanuel, ex “Chief of Staff” di Obama ed ex sindaco di Chicago) non ha perso l’occasione per commentare: «L’aiuto del Giappone all’Europa è un esempio di come il presidente Biden e il primo ministro Kishida stiano lavorando a stretto contatto con partner che condividono i nostri valori per scoraggiare l’aggressione russa contro l’Ucraina». Il mese scorso l’Europa ha importato livelli record di Gnl.
I CONTATTI
«Abbiamo contattato – ha detto Ursula – molti fornitori di Gnl in tutto il mondo, che sono molto interessati a riempire il gap che la Russia lascerebbe». E la lista non è corta: il commissario Ue all’Energia, Kadri Simson, ha avuto colloqui con il Qatar e l’Azerbaijan (fornitori del ‘Southern Gas Corridor’).
In particolare Draghi e Di Maio hanno avuto incontri produttivi a Roma col vicepremier e ministro degli Esteri del Qatar Mohammed bin Abdulrahman al Thani. E altri Paesi, dall’Australia alla Norvegia, sono disponibili ad aumentare le forniture all’Europa. Con un assist dal tempo clemente, gli stoccaggi in Europa sono, al 14 febbraio, al 33% della capacità: erano al 41% un anno fa, ma il livello attuale è rassicurante.
Naturalmente, bisogna sempre prepararsi al peggio. La von der Leyen ha detto: «Nelle ultime settimane abbiamo analizzato gli scenari più pericolosi, in caso la Russia decidesse di interrompere, in parte o in tutto, gli invii di gas in Europa… E posso dire che le nostre simulazioni indicano che, con tutte le misure che abbiamo preso, siamo al sicuro per questo inverno. In aggiunta, abbiamo preparato, con un certo numero di Stati membri, un insieme di misure di emergenza da far scattare in caso di una interruzione totale».
GLI INVESTIMENTI
Naturalmente, la diversificazione richiede anche nuovi investimenti nelle infrastrutture logistiche e di stoccaggio per il Gnl, e questi sono già cantierati. Non solo, ha aggiunto Ursula: «La parte buona di questa vicenda è che questi investimenti in infrastrutture che abbiamo fatto saranno in avvenire la spina dorsale per la fornitura di idrogeno verde. Sono “a prova di futuro”».
Non c’è da stupirsi, dunque se il prezzo del gas naturale in Europa è sceso nettamente (vedi grafico) rispetto ai livelli paurosi di dicembre. Certamente, è ancora molto più alto di un anno fa. Ma le quotazioni dei futures prevedono ulteriori riduzioni. Gli alti prezzi portano dentro il rimedio, perché attraggono l’offerta. Quando salirono di botto in Europa, superando il prezzo asiatico, i cargo furono dirottati verso il Vecchio continente. Ma in ogni caso è consolante sapere che non saremo più così dipendenti dal gas russo, e dai relativi ricatti.
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