Il primo ministro austriaco Sebastian Kurz
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Il Recovery Fund avanza a passo di carica, anche se non mancano le polemiche alimentate dai Paesi “frugali” che, fin dal primo momento, si sono mostrati molto freddi sul progetto. Per adesso, comunque, le liti non hanno fermato le procedure. Ieri c’è stato il via libera ai piani presentati da Grecia e Danimarca. Domani toccherà al Lussemburgo. Poi arriveranno gli altri. Come ha annunciato il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, entro una settimana la Commissione darà il disco verde ad altri dodici Paesi. La decisione finale spetta al Consiglio d’Europa che si riunirà il 13 luglio.
GLI OBIETTIVI
Tra i Paesi che riceveranno il disco verde ci sarà anche l’Italia, ha aggiunto l’ex premier. La “pagella” sarà «molto simile» a quelle relative ai piani di altri Paesi. «Mi aspetto – dice – una valutazione molto seria della Commissione sul piano italiano, esattamente come quella che stiamo facendo per gli altri piani. Penso che alla fine le valutazioni saranno molto simili. Ma aspettiamo. Finché l’approvazione non avviene, è bene essere prudenti». In ogni caso la valutazione verrà fatta «la prossima settimana».
È la conferma di quanto comunicato in mattinata dal ministro per le Infrastrutture, Enrico Giovannini, annunciando che la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sarà in Italia martedì 22 giugno «per comunicare l’approvazione del Piano».
Se il programma verrà rispettato ci sarà il pre-finanziamento che per l’Italia vale circa 25 miliardi. La provvista finanziaria sarà fatta attraverso l’emissione di bond. Il primo collocamento da 20 miliardi ha avuto richieste per 140 miliardi. Entro luglio la Commissione emetterà altri titoli per arrivare al tetto di cento miliardi che rappresenta la prima quota a valere sul finanziamento complessivo di 750 miliardi. Il costo si annuncia molto basso. La prima emissione, allo 0,06%.
Obiettivo del Next Generation Eu, ha ricordato Gentiloni, non è soltanto il rimbalzo dell’economia dopo la crisi dettata dalla pandemia. L’operazione europea, «vuole evitare l’aumento delle differenze tra Stati membri che potrebbe emettere a rischio la qualità del mercato unico».
Il piano servirà, inoltre, a rendere duratura e sostenibile la crescita. «Mi aspetto una valutazione molto seria da parte della Commissione del piano italiano, esattamente come quella che stiamo facendo degli altri piani”.
LE ASSEGNAZIONI
Alla Danimarca andranno 1,5 miliardi. Saranno tutti contributi. Niente prestiti da restituire. Molto più consistente il sostegno alla Grecia. Ammonta a 30,5 miliardi di cui 17,8 miliardi di euro in sovvenzioni e 12,7 miliardi di euro in prestiti.
Secondo quanto annunciato dalla Commissione europea il 38 per cento dei fondi sarà riservato all’implementazione di misure a sostegno degli obiettivi climatici, mentre il 23 per cento sarà mirato alla transizione digitale, una percentuale superiore al 20 richiesta dalle regole del Recovery.
«Tali investimenti – ha detto Von der Leyen – consentiranno alla Grecia di fornire finanziamenti alle imprese e aumentare la portata degli investimenti privati” fondamentali per la ripresa post-pandemica.
IL POST-RECOVERY
Tuttavia c’è già pensa al post-Recovery. In prima linea il cancelliere austriaco Kurz, che vuole il ritorno alle rigide regole di bilancio europee, dopo la sospensione del Patto di stabilità e crescita per fronteggiare la pandemia di Covid-19.
«L’Europa non scivolerà in un’Unione del debito», ha avvertito il ministro delle Finanze, Gernot Blumel, convinto che «creare debiti sia pericoloso, anche con bassi tassi di interesse. Paesi come la Francia o l’Italia vorrebbero abolire i criteri di Maastricht. È allarmante da un punto di vista economico e morale».
La Commissione europea vorrebbe rivedere le regole che impongono agli Stati un deficit che non superi il 3% del Pil e un debito pubblico sotto il 60% del Pil. Ma l’Austria, tra i Paesi frugali, vorrebbe invece un ritorno alle vecchie norme, senza alcuna modifica. E conta di trovare alleati sia in Germania che nei Paesi Bassi.
In Germania il tema è già stato ampiamente sdoganato da Wolfgang Schäuble, presidente del Bundestag e ministro delle Finanze tedesco dal 2009 al 2017, che da settimane va ripetendo alla Ue – e a Mario Draghi in particolare – di prendere provvedimenti per evitare una “pandemia del debito”.
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