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Papa Francesco durante la Via Crucis

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“Via Crucis 2022”. Putin, divisa militare e kalashnikov in braccio, viene disegnato a forma di croce. Papa Francesco se lo porta sulle spalle, è incurvato, si vede che fa una gran fatica con quel peso addosso: “La croce peggiore da ottanta anni”. E’ solo una vignetta, quindi forzata nei significati, quella di Giannelli sul Corriere dell’altro giorno. E tuttavia, paradossalmente, quell’immagine dice molto di più di quello che Bergoglio ha detto – o non ha detto – nei cinquanta giorni da quando è scoppiata la crisi ucraina.

O meglio, a dire la verità, e non essere faziosi, bisogna riconoscere che il Pontefice, in un crescendo comunque molto sofferto e molto articolato, ha condannato la guerra in Ucraina con parole di fuoco, dirette, durissime, inequivocabili. Ciò nonostante, è rimasto l’interrogativo di fondo, diventato ormai quasi un leitmotiv angoscioso, inquietante. Ma perché non cita mai per nome Putin? Perché non dichiara espressamente ch’è stata la Russia ad invadere un Paese sovrano, indipendente?

Difficile pensare che Bergoglio si sia rifatto a qualche suo predecessore: come Giovanni XXIII che, nella Mater et Magistra, proclamava: “Va condannato l’errore, ma perdonato l’errante”. Stavolta il motivo è completamente diverso. Se si è comportato così, è evidente che Bergoglio spera di mantenere aperto uno spiraglio per una eventuale opera di mediazione. Dunque, niente a che fare nemmeno con la saggezza di quell’antico detto popolare, ma che utilizzava quasi sicuramente l’immagine della confessione cattolica: “Si dice il peccato, ma non il peccatore”.

No, è stata una scelta decisamente strategica, diplomatica: e che smentisce in modo clamoroso quanto tentano di propagandare i suoi cortigiani più esagitati, e cioè che lui non è affatto un Papa “politico”. Ma questo è il meno. A colpire, ancora di più, è la “cornice” che Francesco, con le sue dichiarazioni, ha creato attorno a questa scelta. Finendo – senza volerlo, ovviamente – col dare un qualche appoggio a quei settori dell’opinione pubblica occidentale, i quali pretendono che Zelensky, dall’oggi al domani, annunci la resa, o, almeno, accetti tutte le richieste di Mosca.

Basti rileggere quanto Francesco ha detto in una recente intervista televisiva: l’ennesima intervista chiaramente preparata a priori, e senza che l’intervistatore abbia avuto il coraggio di porre una sola domanda scomoda.

Ebbene, che cosa ha detto Francesco? Che la guerra non è “una novità”, “il mondo è in guerra”, ricordando tutti i conflitti, anche quello nel Rwanda di venticinque anni fa. Ma, proprio per questo riandare al passato, continuamente, volutamente, non c’è il rischio che si scolorino, fintanto a perdere di importanza, i motivi che contraddistinguono specificamente l’attuale guerra in Ucraina, una guerra originata dalla decisione della Russia di Putin di invadere quel Paese? Francesco ha anche detto di capire, ma non di giustificare, i governanti che comprano le armi. Ma, in questo modo, non si mette in discussione il diritto dell’Ucraina di difendere la propria libertà, la propria sovranità, ma anche quei valori della democrazia che sono propri dell’intero Occidente?

In quell’intervista, c’è soprattutto un punto che lascia perplessi, se non interdetti. Ed è quando il capo della Chiesa cattolica parla di un mondo dominato da uno “schema demoniaco”, da quello che lui definisce il “cainismo”, il fratello che uccide il fratello. E, ancora, quando sottolinea che bisogna cambiare il modo di pensare, lo sguardo sul mondo: ovvero, davanti a una persona, bisogna pensare se ci si rivolge alla “parte brutta” o alla “parte nascosta, più buona”, di questa persona. Ma allora, perché il Papa non dice che oggi, in questo momento storico, il Caino è Putin, il quale ha dato il via al massacro di un intero popolo? E, un uomo che ha preso una decisione come questa, può avere ancora, benché nascosta dentro, una “parte buona”?

Un Papa che è rappresentante di Dio in terra, del Gesù che diceva ai suoi discepoli come il loro parlare dovesse essere solo quello del “Sì,sì, No,no”, un Papa non potrà mai assolutamente considerare Putin solo come un “errante”, come un peccatore ancora capace di convertirsi. Ma è anche vero che Francesco, per come legge il Vangelo, per come lo vive, e per la sua storia personale, per la sua esperienza umana e cristiana, non riesce a spegnere quell’ultima fiammella di speranza che ritiene di poter vedere in questa umanità dilaniata da tanti mali.

Anche per questo, sfidando le proteste ucraine, e dovendo incassare lo “schiaffo”, inutile e ingeneroso, dei media cattolici di quel Paese, i quali hanno oscurato la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, il Papa ha voluto mantenere quel gesto simbolico alla XIII stazione: una ucraina e una russa hanno portato insieme la croce.

Per la verità, quelle due donne, vivendo da anni a Roma, avevano ben poco di rappresentativo del martirio che stanno vivendo le famiglie ucraine e, in una certa misura, le stesse famiglia russe. In più, com’è possibile – sul piano umano, ma anche su quello cristiano – che gente, sottoposta tuttora alla mostruosa violenza degli invasori, perdoni i propri massacratori? E comunque, quel gesto di pace e di riconciliazione c’è stato lo stesso. C’è stato quando – dopo che Francesco aveva invitato al silenzio e alla preghiera – Irina (l’ucraina) e Albina (la russa) si sono guardate negli occhi.

Nel testo previsto per la XIII stazione, e opportunamente non letto, c’erano riferimenti che avrebbero potuto provocare nuove polemiche, nuove incomprensioni. Ma c’erano anche interrogativi profondi, interrogativi che toccavano le coscienze, arrivavano ai cuori: “Dove sei Signore? Perché hai abbandonato i nostri popoli?”. Ed ecco perché, in questa Pasqua di Resurrezione, torna alla memoria la “preghiera di un ateo credente”, composta negli anni del dissenso religioso da uno scrittore russo, Aleksandr Zinoviev, espulso dal suo Paese proprio per aver intrapreso un cammino di ricerca spirituale. Una preghiera che alla fine esplodeva in un grido, in un urlo: “Padre mio,/ti supplico,/e piango:/Esisti!”.


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