Gli scavi nel pozzo per raggiungere il piccolo Ryan
1 minuto per la letturaMAROCCO – Manca ormai una manciata di metri, una decina per l’esattezza, e l’escavatore avrà raggiunto Ryan, il piccolo caduto nel pozzo martedì pomeriggio in Marocco a Tamrout, vicino Chefchauen.
A 48 ore dal volo che lo ha fatto precipitare, vicino casa, mentre stava giocando, il bimbo, 5 anni, è ancora vivo. È stanco, provato, ha qualche ferita sulla testa, ma respira autonomamente. Le immagini che le telecamere dei soccorritori sono riuscite a riprendere mostrano Ryan accovacciato nel fango.
Il bambino, la cui storia ricorda quella di Alfredino Rampi, è a 32 metri di profondità, non a 60 come si credeva. Le indagini di questa notte sono state essenziali per stabilire esattamente la posizione del piccolo. Il diametro del pozzo è di 30 centimetri in superficie, ma va restringendosi man mano che si scende, fino a diventare di 20, il che ha vanificato gli sforzi degli speleologi che hanno tentato di calarsi fino alle prime ore dell’alba.
Un’ambulanza è sul posto e un elicottero della gendarmeria reale è fermo a 5 chilometri dal luogo dell’incidente. Tutto è pronto per ogni evenienza.
Sono due giorni e due notti che le ruspe scavano accanto al pozzo e, secondo i testimoni diretti mancano ormai pochi metri di tunnel per raggiungere l’altezza esatta dove dovrebbe trovarsi il bambino. “Siamo a oltre 22 metri di profondità, dovremmo farcela nelle prossime ore”, ha confermato il coordinatore delle cellula di pronto intervento. Quanto allo stato di salute del piccolo, ha tagliato corto, “è difficile da dire in questo momento”.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA