Un'esplosione a Kiev
3 minuti per la letturaQUELLA che il mondo chiama “guerra”, ma che la Russia definisce “operazione speciale” in terra ucraina, continua e scala nuovi livelli di violenza, man mano che le truppe russe si confrontano con i grandi centri urbani. Un tentativo negoziale è stato avviato, ma per ora sembra dare solo segnali interlocutori, anche perché le posizioni dei due interlocutori rimangono molto distanti.
LINEA INTERROTTA USA-RUSSIA
Le informazioni che riceviamo sono confuse e spesso contraddittorie, mentre un gran numero di notizie infondate, alcune chiaramente disseminate ad arte, altre probabilmente solo il frutto dell’incompetenza e dell’approssimazione, rendono la lettura degli eventi molto difficile.
Non c’è da stupirsi: soffriamo tutti di una condizione ben nota a chi nella storia si è trovato di fronte o dentro un campo di battaglia, e che gli inglesi chiamano the fog of war, la nebbia della guerra, che oscura gli eventi e confonde partecipanti e spettatori. Proprio perché questa è una situazione ben nota (e inevitabile) man mano che la guerra diveniva più complessa sono stati elaborati sistemi e tecniche per cercare di ridurre al massimo errori di giudizio e di interpretazione delle operazioni militari in corso. Sembrerà forse strano ad alcuni, ma è meno pericoloso informare il nemico, a grandi linee, su quello che si sta facendo che cercare di tenerlo all’oscuro, esponendosi a un eccesso di risposta, questo in particolare se, come in questo caso, si vuole mantenere il conflitto relativamente limitato, circoscritto.
Per questo è molto preoccupante la notizia che in questi giorni, a quel che sembra, il sistema di comunicazione di emergenza tra l’alto comando americano e l’alto comando russo non abbia funzionato. Tanto più perché il presidente Vladimir Putin ha ritenuto opportuno reclamizzare il fatto che le forze nucleari russe sono state poste in posizione “speciale operativa”. In realtà questo dovrebbe significare solo che i sistemi di comando e controllo delle forze nucleari vengono mantenuti a personale completo durante tutto il periodo dell’emergenza, e non che viene innalzato il livello di allarme, come è stato scritto da molti. Ma questo è appunto uno di quei problemi di incomprensione che possono rendere la situazione improvvisamente più pericolosa.
Tutto questo conflitto è insieme pericoloso e difficilmente comprensibile. Era iniziato con il riconoscimento delle repubbliche scissioniste del Donbass e poi è continuato per “de-nazificare” (sic) l’Ucraina, mentre ora si parla di una sua possibile (e in realtà del tutto inesistente) proliferazione nucleare.
MOSCA IN CONFUSIONE
L’impressione è che il Cremlino abbia avviato l’operazione sulla base di informazioni molto parziali, lacunose e largamente errate (specie per quel che riguardava le possibili reazioni occidentali e la volontà di resistenza degli ucraini) e che ora stia progressivamente aggiustando il tiro, senza però sapere ancora bene come concludere il conflitto in modo diverso da un puro e semplice annientamento dello stato ucraino, la sua totale disfatta, che però implica alti costi, forse tempi lunghi e comunque grandi rischi. Mai come ora ci sarebbe bisogno di dialogo e di negoziati e mai come ora essi sembrano più difficili e lontani, in particolare tra gli occidentali e la Russia.
Questa situazione non può durare indefinitamente. Lo scambio di lettere iniziato da Mosca qualche settimana fa con l’invio agli Usa e alla Nato di due bozze di trattato ha visto una risposta ufficiale che Mosca ha definito “insoddisfacente”, ma non ha visto ulteriori prosecuzioni. L’irrompere delle operazioni militari ha evidentemente cambiato tutto. Non è certo possibile negoziare nuovi trattati mentre una delle parti cerca di cambiare con la forza la situazione sul terreno. In questa fase sono utili altri tipi di contatti, per la riduzione dei rischi e per la sospensione delle ostilità e la creazione di una condizione che possa consentire una vera trattativa.
L’unica nota flebilmente positiva è costituita dall’avvio dei negoziati bilaterali russo-ucraini, che peraltro non interrompono le operazioni militari. Forse è giunto il momento in cui Mosca deve cominciare a rivedere le proprie mosse e decidere quali realmente siano le sue priorità. Se non lo farà, questa guerra, od operazione speciale che dirsi voglia, continuerà nella sua escalation di violenza, con danni sempre più gravi e pericoli minacciosi per tutti.
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