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Per l’applicazione della Bolkestein sulle spiagge si spinge sul piano nazionale che avvantaggerebbe il Nord ma c’è chi al Sud si oppone: la Calabria


I balneari chiudono gli ombrelloni, non perché arrivano le piogge, ma perché vogliono certezze. La Bolkstein hanno capito che va applicata e dopo tante promesse mancate adesso sono loro che vogliono l’accelerazione delle decisioni. Per questo la serrata di due ore con la chiusura dei mitici ombrelloni.
Ormai è certo dal 2025 le spiagge dovranno tornare sul mercato. Vanno messe a bando e forse finalmente dovranno pagare importi adeguati allo Stato, che finora le ha regalate, e a fronte di canoni irrisori ha incassato, da circa 7 mila stabilimenti e famiglie che si tramandano “il lido” da generazioni, con fatturati stratosferici, complessivamente vicini ai 10 miliardi, solo circa 110 milioni.

BALNEARI, SE IL NORD VUOLE FREGARE IL SUD ANCHE SULLE SPIAGGE

Una legge dello Stato italiano approvata nel 2022 regolamenta una mappatura delle spiagge, che però è stata effettuata a livello nazionale. Piccolo particolare per cui sembrerebbe che la quantità di spiagge che possono non essere messe a bando dal Veneto aumentano perché utilizzano gli spazi delle aree del Mezzogiorno meno turistiche, nel calcolo. Logica rigettata da un parere della Commissione europea: per l’Europa la valutazione sulla ‘scarsità’ o meno delle spiagge va fatta a livello regionale o addirittura comunale.
Per questo Il motto che ha caratterizzato il referendum per l’Autonomia del Veneto, come il boomerang degli australiani ritorna indietro e colpisce: “Padroni a casa nostra”.

Si potrebbe dire che chi di autonomia ferisce, di autonomia perisce. I boomerang hanno la caratteristica di tornare indietro. Inventati migliaia di anni fa dalle tribù aborigene australiane proprio per cacciare o come arma di guerra, sono uno strumento da lancio che tipicamente torna indietro quando non colpisce un bersaglio.

MA IN CALABRIA OCCHIUTO NON CI STA

Ora ad utilizzarlo è Roberto Occhiuto che a proposito della direttiva Bolkestein relativa alle spiagge dice: “La Calabria, che ha moltissime spiagge libere, non cederà – come vorrebbe qualcuno – le quote di spiagge inoccupate ad altre regioni del Nord. Abbiamo troppo bisogno di sviluppare il turismo, e per questo – conclude Occhiuto – almeno in questa occasione, prendiamo a prestito il motto del fondatore della Lega: padroni a casa nostra”.
La direttiva Bolkestein, che prende nome dall’ex commissario per la Concorrenza ed il Mercato Interno, l’olandese Frits Bolkestein, quando a capo della Commissione Europea c’era Romano Prodi, riguarda il libero mercato dei servizi ed è stata recepita dal Governo italiano nel 2010, Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

La direttiva Bolkestein prevede di garantire il rispetto della libera circolazione dei servizi e l’abbattimento delle barriere tra i vari Paesi. Il Commissario ha voluto che qualsiasi cittadino appartenente all’Ue potesse proporre all’interno dell’Unione Europea la propria attività.
Ma come funziona a livello di singole aree. Come deve essere calcolata la percentuale di spiagge libere? Su base nazionale, regionale o comunale? La presa di posizione della Regione Calabria, che ha approvato una delibera sulle concessioni balneari, è un precedente importante.

IL PIANO REGIONALE DELLE SPIAGGE IN CALABRIA

La Calabria con quasi 800 chilometri di coste, con il suo piano regionale del 2005, prevede che il 70% delle spiagge possa essere dato in concessione per finalità turistico-ricreative, a fronte di un 30% che deve rimanere obbligatoriamente libero. Dai dati aggiornati a dicembre 2023 emerge che solo il 13% delle spiagge calabresi è dato in concessione – alcune volte anche assegnate ma non attive – dai Comuni: almeno l’87% delle spiagge è dunque al momento libero.
“Appare evidente che nel territorio calabrese non c’è scarsità della ‘risorsa spiaggia’ e dunque abbiamo ufficialmente deliberato – prima Regione in Italia a prendere una decisione di questo tipo e a metterla nero su bianco – che in Calabria non si applicherà la direttiva Bolkestein riguardo alle concessioni rilasciate dai Comuni, nei quali sarà valutata l’insussistenza locale di scarsità della risorsa e l’assenza di interesse transfrontaliero certo.

La direttiva Ue del 2006 mette l’accento proprio sul concetto di ‘scarsità della risorsa spiaggia’. Noi vogliamo rispettare alla lettera queste indicazioni. E dai numeri appare chiaro come nella Calabria, complessivamente considerata, non ci sia alcuna scarsità della ‘risorsa spiaggia”.
E continua Occhiuto “A seguito della decisione presa dalla Giunta, i Comuni calabresi potranno procedere – qualora non ci sia nel loro territorio una scarsità della ‘risorsa spiaggia’ e non vi sia neppure un interesse transfrontaliero al rilascio della concessione – all’applicazione diretta della normativa nazionale sulle proroghe delle concessioni balneari; in assenza di tali presupposti, gli stessi Comuni potranno procedere ad una ‘proroga tecnica’ delle precedenti concessioni in scadenza al 31/12/2023, e allo stesso tempo potranno bandire nuove gare, per i lotti non ancora assegnati”.

SPIAGGE AL NORD E AL SUD… L’AUTONOMIA DEVE VALERE SEMPRE

“Da mesi si parla di autonomia differenziata e di regionalismo, perché se ne deve parlare sempre secondo l’interesse di alcuni? In questo caso la Calabria il problema che hanno altre regioni non ce l’ha. In Calabria la ‘risorsa spiaggia’ non è scarsa. Qualcuno – conclude il Capo dell’esecutivo regionale – in passato diceva ‘padroni a casa nostra’. In questo caso siamo noi calabresi che sommessamente diciamo: ‘sulla Bolkestein padroni a casa nostra”. É un precedente estremamente importante, che potrebbe portare all’interno delle regioni, come sarebbe giusto, ad un calcolo a livello comunale. Poiché non è corretto che il calcolo venga fatto nemmeno a livello regionale, utilizzando allo scopo le aree libere non utili.

Se concorrenza si vuole, che sia concorrenza vera. Città come Napoli, Bari o Palermo, o realtà come Lampedusa o Amalfi o Capri non debbono non mettere a bando le spiagge disponibili perché, per esempio, in Sicilia vi è tutta un’ area tra Gela e Licata con ampie spiagge disponibili che magari non vuole nessuno. E sarebbe opportuno che gli altri Consigli regionali meridionali prendessero spunto dalla Calabria per copiare la normativa e difendere le proprie ricchezze. Ma sarà un battaglia dura, la lobby degli “spiaggisti” è al lavoro.


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