Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini
4 minuti per la letturaDa troppo tempo tutti i partiti, imitazioni sudamericane di essi e rimasugli vari, hanno fatto passare il principio che decide tutto il ministro. Per cui in questo Paese viene fuori che non c’è più un funzionariato centrale all’altezza di sfide complicate. Tutto è asservito. Tutto è messo al servizio della propaganda di turno di chi governa. Si è persa la figura del capo macchinista della locomotiva di testa che guida la macchina dello Stato con competenza e poteri. Si è deciso che il comando fosse politico e si dovesse assecondare il vento. Per questo oggi la priorità è ricostruire il funzionariato centrale di Stato con una catena di comando alla quale corrispondano gerarchia e responsabilità precise.
Se riusciamo per un attimo a renderci conto che sono tutti in balia delle onde della più epocale fuga mondiale dalle guerre e dalla povertà avremo, forse, consapevolezza che l’Europa potrà dire la sua e fare qualcosa di concreto davvero solo se il diritto di asilo e di lavoro europei diventano realtà e vengono concessi da sedi diplomatiche europee nei territori caldi di transito. Servono la forza dell’Europa e una rotta di ingaggio chiare.
Perché se no prima ce la prendiamo con la Libia, poi con la Turchia, poi con la Tunisia, ma le cose non cambiano. Tiriamo fuori solo soldi, ma non succede nulla. Perché i trafficanti di esseri umani sfidano mare grosso e venti di scirocco. Perché dalle coste turche, libiche e tunisine, come ci racconta da par suo Francesco Viviano, partono caicchi, barconi, barche, barchini, gommoni carichi di disperati, bambini, donne, uomini.
Sono tutti consapevoli che possono finire in fondo al mare con i loro figli, le loro mogli, sorelle, fratelli, cugini, ma continuano a pagare decine di migliaia o centinaia di euro per inseguire una speranza di libertà e di vita nuova. Che è quella di raggiungere le coste europee, le prime delle quali sono quelle calabresi o quella di Lampedusa.
Per la Turchia come per la Libia Italia e Europa non hanno lesinato risorse, ma tutto finisce in un imbuto senza fondo se è vero, come è vero, che nel mar Ionio e nel Mediterraneo ci sono decine e decine di caicchi, barconi e barchini carichi di migranti che chiedono aiuto perché rischiano di affondare. Se è vero, come è vero, che ci sono più di 10 motovedette ed aerei della Guardia Costiera e della Guardia di finanza che stanno tentando di soccorrerli e di salvarli per evitare nuove tragedie come quelle di Cutro.
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Lo abbiamo detto ieri e lo abbiamo voluto ripetere oggi. Servono il diritto di asilo e di lavoro europei. C’è, però, un tema tutto italiano che tocca la Guardia Costiera come la Marina Militare Italiana, come la stessa Guardia di Finanza, ma prima ancora tutte le strutture burocratiche dei ministeri. Questo tema, però, attiene da molto, troppo tempo a qualcosa che è avvenuto sopra di loro. Riguarda il modo con il quale viene esercitata la responsabilità politica nei loro confronti per cui si è perso il senso centrale della grande amministrazione che prevede, dirige, coordina e soprattutto fa perché ha le competenze e i poteri per farlo.
No, da troppo tempo, con tutti dico tutti i partiti, imitazioni sudamericane di essi e rimasugli vari, è passato il principio che fa tutto il ministro, decide tutto il ministro. Questo delitto generale della politica fa sì che si sono fortemente indebolite tutte le strutture dei ministeri che una volta erano capaci di affrontare queste cose, soprattutto le emergenze, agendo e assumendosene le responsabilità. Si è passati invece, non sempre ma spesso, a un sistema dove non decide più nessuno e dove tutti ragionano sul come fare propaganda su questi temi assecondando il ministro di turno o la forza politica al comando sempre di turno.
Indulgendo a tematiche globali tanto delicate quanto importanti, ma totalmente estranee al quadrante altrettanto delicato, se non di più, delle loro responsabilità tutte interne. Volendo uscire dalla bolgia del gioco al rimpiattino della polemica politica, sicuramente legittima, potremmo arrivare alla conclusione che nemmeno un altro ministro Piantedosi capace di dire le parole giuste invece di quelle sbagliate avrebbe potuto affrontare situazioni di grande emergenza senza una struttura adeguata.
Resta il fatto che da troppo tempo ormai in questo Paese nelle situazioni di emergenza viene fuori che non c’è più un funzionariato centrale che sia all’altezza di sfide molto complicate. E se vuoi capire perché, stringi stringi arrivi alla conclusione che ciò prevalentemente succede perché tutto è stato asservito. Tutto è stato messo al servizio della propaganda di turno di chi governa. Si è persa la figura del capo macchinista della locomotiva di testa che guida la macchina dello Stato. Si è deciso che il comando fosse politico e si dovesse assecondare il vento. Per questo oggi la priorità assoluta è ricostruire il funzionariato centrale di Stato con una catena di comando chiara alla quale corrispondano gerarchia e responsabilità precise.
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