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Una seduta del Governo Meloni

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Bisogna mandare un messaggio globale che riguarda la valutazione dei risultati conseguiti e dei requisiti di competenza come priorità strategica assoluta nella scelta dei capi della burocrazia, dove c’è molto da fare, e ancora di più nella scelta dei capi azienda soprattutto di quelle quotate. Su questo punto fermo che è fatto di più sfaccettature non si può scherzare. La nostra amministrazione ha perso la caratteristica fondante di essere al di sopra delle parti e la politica considera grandi e piccoli commis tutti insieme un branco di venduti. Bisogna uscire in fretta da questo circolo infernale che può produrre danni inimmaginabili e ci permettiamo di suggerire di seguire quello che noi abbiamo definito il modello Fitto. Che vuol dire stressare le strutture tecniche con esami millimetrici di impegni assunti e di performance conseguite. Perché è il modo migliore per ottenere i risultati che la politica si prefigge e l’appoggio dell’Europa che è oggi per l’Italia l’aria in cui respira.

L’inflazione distrugge la fiducia dei cittadini nel sistema politico. L’inflazione da caro materie prime di origine bellica resta alta, ma è in rallentamento in Europa. Anche in Italia lo è, ma meno che negli altri Paesi europei perché c’è una speculazione interna dei soliti profittatori che si sentono protetti dal percepito di una politica del governo Meloni che allenta il rigore nei controlli fiscali e, in genere, di ogni tipo perché teorizza le briglie sciolte.

La conseguenza pratica dell’alta inflazione e della pericolosa componente interna italiana, che assomiglia molto alla anomalia che si registrò in Italia con il passaggio all’euro durante un altro governo di centrodestra a guida berlusconiana, è che i tassi salgono e questo rialzo cumulato con i danni prodotti dalla confusione generata sui mercati da una guida della Bce poco salda si traducono in un considerevole aumento dei costi di finanziamento del debito pubblico. Questo doppio dato di fatto restringe i margini di manovra della spesa pubblica italiana e determina minori spazi fiscali per fare interventi di redistribuzione. Che, peraltro, come dimostra l’abolizione dello sconto Draghi sulle accise per dare qualche mancia in più al lavoro autonomo già favorito, non è un obiettivo di politica economica così nitido al punto da evitare piccoli sbandamenti elettorali che producono comunque destabilizzazione pur dentro una cornice generale che è per fortuna ben salda di continuità con i predecessori nel controllo della finanza pubblica.

Bisogna rendersi conto che i due lati della tenaglia – inflazione distruttrice di fiducia e oneri in risalita su 510 miliardi di titoli pubblici da collocare sul mercato – se si stringono ulteriormente intorno al collo del Paese, mandano in frantumi governo e opposizione perché bruciano la fiducia che è la benzina del motore del miracolo italiano, bloccano investimenti e consumi, possono avere un effetto devastante sulla nostra economia e sulla tenuta sociale. A questa tenaglia che è l’emergenza assoluta del Paese oggi in un contesto globale che continua a essere segnato dalle incognite del covid cinese e della guerra russa in Ucraina con il loro carico di ricadute economiche, governo e opposizione dovrebbero dimostrare il massimo di responsabilità che invece non emerge come dovrebbe.

Il governo continua a ripetere che ha vinto, che il popolo è sovrano, e che fa come vuole. L’opposizione dice che il 40% non ha votato e che hanno perso questi voti per loro errori tattici quando quella quota di mancati elettori sono piuttosto persone che non si fidano più di nessuno. Un trend che è destinato peraltro ad allargarsi se governo e opposizione continuano a comportarsi in questo modo

Sono addirittura patetici i continui richiami, da parte dell’uno e dell’altro variegato schieramento, all’attesa miracolistica delle elezioni europee del 2024 per vedere come la gente reagirà a questa nuova situazione. Senza essere sfiorati almeno dal dubbio che a quella data bisogna arrivarci vivi. Perché, diciamocela tutta, se ci fosse questa imprescindibile consapevolezza, non ci si butterebbe nel gioco demente dello spoils system che è il modo più certo ed efficace per consegnarsi con le proprie mani dentro questa duplice tenaglia che riduce i margini di manovra e può addirittura togliere il respiro al primo errore vero che brucia il capitale della fiducia sul titolo sovrano della Repubblica italiana in casa e fuori.

Certo che si può scommettere su profili nuovi e di provata competenza, anzi a volte è proprio doveroso farlo, ma bisogna avere la consapevolezza assoluta che se io mando via uno bravissimo e ne prendo un altro che dovrà dimostrare di essere bravo, anche se si rivelerà dopo tale, nel frattempo sul mercato funziona il fatto che ho mandato via quello bravo e questo dato in sé fa stringere sempre di più la tenaglia intorno al collo del Paese aumentandone il rischio di soffocamento. Bisogna viceversa mandare un messaggio globale che è unico e riguarda la valutazione dei risultati conseguiti e dei requisiti di competenza come priorità strategica assoluta nella scelta dei capi della burocrazia, dove c’è molto da fare, e ancora di più nella scelta dei capi azienda soprattutto di quelle quotate.

Su questo punto fermo che è fatto di più sfaccettature non si può scherzare. Soprattutto sulla burocrazia ci rendiamo conto che la politica di governo ha la riserva mentale che la grande e piccola amministrazione vanno a raccontare all’opposizione tutti i loro segreti. Il Paese, però, proprio come accadde nel Dopoguerra, ha oggi bisogno di avere una classe di burocrati che capisca che c’è un dovere assoluto di riservatezza perché loro sono sempre al servizio del governo e della sua squadra di ministri che operano pro tempore sulla base di un mandato che esprime la sovranità popolare. Di tutti i governi che utilizzano le loro competenze con le stesse, identiche regole di riservatezza. Questa etica del servizio pubblico è stata distrutta in anni di egemonia del correntismo partitocratico per cui si faceva carriera soprattutto nella amministrazione pubblica solo se si era nelle grazie di questo o quel capo corrente. La nostra amministrazione ha perso la caratteristica fondante di essere al di sopra delle parti e la politica considera grandi e piccoli commis tutti insieme un branco di venduti. Bisogna uscire in fretta da questo circolo infernale che può produrre danni inimmaginabili e ci permettiamo di suggerire di seguire quello che noi abbiamo definito il modello Fitto. Che vuol dire stressare le strutture tecniche con esami millimetrici di impegni assunti e di performance conseguite.

Perché è il modo migliore per ottenere i risultati che la politica si prefigge e l’appoggio dell’Europa che è oggi per l’Italia l’aria in cui respira. Se si fanno prove muscolari su questo genere di cose scegliendo gli amici degli amici non si ottengono posizioni di potere, come si può immaginare, che aiutino il consenso nelle amministrative e nelle europee, ma millimetro dopo millimetro si stringono i due lati della tenaglia di inflazione e tassi intorno al collo del Paese e ci si sveglierà una mattina prima delle europee con fortissime difficoltà di respirazione. Consigliamo assolutamente di evitare esercizi così pericolosi


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