1 minuto per la lettura
Autonomia differenziata: l’unica vera strada da percorrere è di tornare a dare voce al Parlamento, per affrontare le vera questione che la Riforma Calderoli non ha avuto il coraggio neanche di nominare
L’Autonomia differenziata è ormai in un vicolo cieco. Nata sull’onda lunga del secessionismo della Lega, cresciuta all’ombra di un accordo di governo che prevedeva lo scambio tacito fra federalismo e premierato, si è schiantata prima sugli scogli dei conti pubblici e poi su quelli della Costituzione. C’è voluta tutta la sagacia dei giudici della Consulta per smontare, pezzo dopo pezzo, una legge nata male e scritta ancora peggio. Ora bisognerà attendere le decisioni della suprema Corte sul referendum abrogativo.
Ma la “giostra” dell’Autonomia è ricominciata, con le spaccature all’interno dei Dem e del centrodestra, con la Lega che già soffia sul vento dell’astensionismo. Un gioco perverso sulla pelle di un Paese che di tutto ha bisogno tranne che di un riforma che alimenti nuove spaccature.
Un fatto è certo: così come è scritta la legge Calderoli è “inapplicabile”, praticamente carta straccia. Ogni suo atto, qualsiasi accordo, potrebbe essere oggetto di un ricorso di legittimità e, quindi, finire nel cestino.
Ne sanno qualcosa i saggi del Comitato per i Lep, dichiarato illegittimo dalla Consulta e che torneranno a riunirsi il 17 per un fantomatico documento finale.
A questo punto, l’unica vera strada da percorrere è di tornare a dare voce al Parlamento, per affrontare le vera questione che la Riforma Calderoli non ha avuto il coraggio neanche di nominare: quella delle revisione del Titolo V della Costituzione, all’origine di tutti i mali dell’attuale regionalismo. Prima ci si rende conto di questa semplice verità e meglio è per il Paese. Come a dire: errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
TI potrebbe interessare
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA