Xi Jinping
3 minuti per la letturaImportante è stabilire un dialogo a livello europeo, dato che l’Europa è la dimensione minima per potersi confrontare in chiave dialettica con la Cina, in questo momento è molto debole, fragile economicamente
La Cina mostra i muscoli circondando militarmente Taiwan come risposta al discorso fatto dal presidente dell’isola di giovedì scorso durante National Day dove sostanzialmente ha lasciato intendere che non vi è alcun orientamento circa la possibilità di riavvicinarsi alla Cina. Quindi è una risposta da riflesso condizionato. Una risposta, tuttavia e in questo caso, piuttosto diversa dalle precedenti.
Sostanzialmente Taiwan viene accerchiata, c’è un contingente navale cinese più significativo nella parte orientale, dove ci sono anche i porti con tecnologie militare di Taiwan. Ma è una sorta di manovra che viene definita “dell’anaconda”. Consiste infatti nel cercare di accerchiare e far capire che la volontà cinese non è quella di un attacco militare diretto. Ma dell’asfissia economica con il blocco di tutti gli accessi marittimi a Taiwan. Nulla di eccessivamente preoccupante, intendiamoci. Certo è che la tensione in Asia è in ascesa. Interessante a tal proposito è il discorso fatto da un professore di un think tank cinese la settimana scorsa. Se ci sarà una terza guerra mondiale. questa sarà in Asia. Basta una scintilla da qualche parte perché, in un’atmosfera così satura di ossigeno tensivo, tutto esploda.
La Cina ha un grosso problema. In questo momento è molto debole, fragile economicamente. Ed è evidente che in momenti di debolezza e di fragilità si cerca di compattare la popolazione attraverso un nemico esterno. I cinesi sono straordinari nazionalisti e vedono Taiwan come una provincia dell’Impero. Quindi, questo esercizio, è, da un lato una reazione al discorso del Presidente taiwanese, dall’altro, un modo per cercare di compattare la popolazione in un contesto davvero difficile dal punto di vista economico.
È un gioco di equilibrismo che si fa sempre più complesso. Da un lato c’è l’orientamento di Xi Jinping di abbandonare un modello di sviluppo fortemente improntato su una grande crescita quantitativa e focalizzato su una crescita qualitativa soprattutto basata su settori ad alto contenuto tecnologico che devono garantire l’autosufficienza e la sicurezza della Cina.
Quindi il vero obiettivo della Cina si chiama sicurezza e autonomia. Il prossimo stimolo sarà “alla Xi Jinping”. Uno stimolo, cioè, moderato. Quantificabile in qualche centinaia di miliardi di dollari che sono molto poco rispetto agli stimoli precedenti vista l’enorme dimensione dell’economia cinese oggi.
Soprattutto non sarà orientato al mondo dei consumatori ma, ancora una volta, al mondo delle banche che devono dare soldi all’offerta, cioè alle imprese di Stato e alle imprese tecnologiche.
Siamo a due settimane dalla missione del presidente della Repubblica in Cina e quindi in un momento molto importante per l’Italia perché, nonostante la crisi e la fragilità in cui versa oggi il dragone, è un mercato per le nostre produzioni straordinariamente rilevante.
È evidente che la Cina dobbiamo prenderla in una prospettiva dialogante. Bene facciamo a coltivare le relazioni come singolo paese. Ma più importante è stabilire un dialogo a livello europeo, dato che l’Europa è la dimensione minima, direi, per potersi confrontare in chiave dialettica con il gigante Cina.
Un gigante che, dobbiamo ricordare, ha disperatamente bisogno del mercato europeo perché se la domanda interna, come anche i dati di oggi dimostrano sull’inflazione, è debole, la capacità produttiva della Cina deve necessariamente trovare sbocco in Europa. Non bastano gli accordi in Asia. Certo, il Primo Ministro cinese oggi ha siglato un migliaio di accordi in Vietnam. Per carità, importanti. Ma l’Europa è ancora insostituibile.
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