I ministri Musumeci e Piantedosi
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Autonomia differenziata e assegnazione della Protezione civile, al via il tavolo ma dei ministri Piantedosi e Musumeci si sono perse le tracce
Mentre è appena iniziato il tavolo tra le quattro Regioni del Nord e Roberto Calderoli sulla assegnazione in competenza esclusiva della protezione civile, i radar hanno perso ogni traccia dei ministri Musumeci e Piantedosi, competenti nel governo per questa materia. Avviare la trattativa lasciando in contumacia chi dovrebbe rappresentare le esigenze della amministrazione centrale, completa il quadro di una autonomia differenziata concepita come un procedimento che accoglie nella discussione solo chi la pensa allo stesso modo. Il Parlamento è chiamato a ratificare gli accordi già stipulati, e il comitato dei saggi per la determinazione dei Lep opera come un pacchetto di mischia guidato dai fedelissimi del pensiero nordista. La testuggine leghista è schierata per respingere ogni forma di razionalità.
LE REAZIONI DEI MINISTRI: IL MUTISMO DI PIANTEDOSI E LA RICHIESTA PRECOCE SECONDO MUSUMECI
Subito dopo l’approvazione della legge sulla autonomia differenziata, quando i Governatori del Nord hanno inviato la lettera al governo per avviare la trattativa sulle nove materie non Lep, mentre Matteo Piantedosi si è trincerato sin dall’inizio in un mutismo rigoroso, Nello Musumeci ha parlato di richiesta “assolutamente precoce”, legittima “in linea di principio”, ma che solleva “problemi di opportunità”.
LE PERPLESSITA’ DI MUSUMECI
Il Ministro Musumeci ha opposto le “perplessità” che ha riscontrato “dentro la coalizione di maggioranza e tra le Regioni del Mezzogiorno” alla richiesta avanzata dalla Regione Veneto di riaprire il tavolo di confronto con il governo per il trasferimento delle competenze sulle nove materie per cui non è prevista la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep).
“Io ho delle perplessità – ha sottolineato Musumeci – Poi, certo, a decidere sarà il capo del governo e il governo nel suo insieme. Io sono per l’Autonomia a patto che tutte le Regioni partano dalla stessa linea e chiederei a Zaia di accelerare invece il processo che porti all’individuazione dei Lep che costituisce una garanzia per le Regioni svantaggiate. Acceleriamo sui Lep, e poi procediamo”.
LA REPLICA DI ZAIA
Secondo il ragionamento fatto dal ministro della Protezione civile, quindi, Zaia, e gli altri Governatori del Nord, avrebbero dovuto congelare l’avvio della trattativa – consentita ora solo sulle nove materie per cui non è necessaria la definizione dei Lep – in attesa della definizione degli stessi. Ma il governatore veneto ha ribattuto prontamente: “Non c’è alcuna fuga in avanti. C’è una legge della Repubblica italiana, che io ho seguito. Le leggi ci sono”, ha scandito Zaia.
“Questa legge darà il via a una grande devoluzione, necessaria per il Paese. Faccio un esempio, che riguarda la Protezione civile, che è delega del ministro: grazie a questa legge, il presidente di Regione, se si dovesse verificare un evento disastroso entro i confini del territorio regionale, potrebbe avere facoltà di fare ordinanze o deroghe per intervenire subito, mentre oggi deve attendere un decreto del governo. Questa legge serve a facilitare la vita dei cittadini”.
Vale sempre il principio della unica faccia della moneta, che costituisce il criterio ispiratore della autonomia differenziata. Quando invece accadrà una calamità nazionale, che interessa più territori o che riveste estrema gravità, l’idea che bisogna attendere i decreti di molteplici regioni non viene egualmente valorizzata come meccanismo di funzionamento che caratterizzerà la nuova protezione civile regionalizzata. E se Zaia stesse in quel momento combattendo la filossera che infesta i vigneti veneti? Cosa potremmo dire ai romagnoli sotto l’effetto della alluvione? Bevete intanto un bicchierino di prosecco alla salute?
“Io mi sono limitato a inviare una lettera come previsto dalla legge – ha insistito il Governatore veneto – Trovo assolutamente irrituale che qualcuno abbia da ridire sull’attuazione di una legge. Le leggi si rispettano e si applicano: se qualcuno ha altre visioni, si pone fuori dal perimetro democratico”.
MUSUMECI CORREGGE IL TIRO
In quell’inizio di luglio di qualche mese fa, in serata stessa, è arrivata poi la precisazione del ministro Musumeci a ‘correggere’ il tiro. “L’ho detto e lo ripeto. L’autonomia differenziata esalta il valore della coesione e della sussidiarietà, responsabilizza le classi dirigenti, stimola le potenzialità dei territori e libera le regioni del Sud dalla gabbia ideologica della questione meridionale”, ha premesso Musumeci. “Per questo l’abbiamo votata noi del centrodestra, anche se proposta in origine dal centrosinistra. La prossima tappa dev’essere la definizione dei Lep, i Livelli essenziali di prestazioni. Ogni altra richiesta, ancorché non in contrasto con la norma, potrebbe apparire intempestiva. Questa è la mia opinione, da convinto autonomista”, ha sottolineato poi.
Il convinto autonomista Musumeci ora è escluso dal tavolo della discussione sulla devoluzione della materia di sua competenza, la protezione civile. Sarà interessante cercare di capire se continuerà nella politica dello struzzo, lasciando alle Regioni del Nord ed al Ministro Calderoli di decidere sulla dimensione delle restrizione di casa sua, oppure se deciderà di far sentire la propria voce, non fosse altro per difendere la gloriosa storia della protezione civile nazionale, una struttura che ha sempre fornito splendida prova operativa di sé, in Italia ed anche all’estero, fornendo soccorso in modo efficiente e tempestivo. Ora si sono aperte le danze sullo spacchettamento della protezione civile: un quinto della casa di Musumeci cambierà titolare. Per adesso l’ordine regna a Varsavia: un assordante silenzio attraversa le stanze del governo, mentre Calderoli procede come un Caterpillar alla resecazione delle competenze.
Sui confini della responsabilità esclusiva in materia di protezione civile non è dato sapere.
IL DISTRATTO PIANTEDOSI
Distratto appare anche il Ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, sotto la cui titolarità opera il corpo nazionale dei vigili del fuoco, che, in occasione degli eventi calamitosi è componente fondamentale del Servizio nazionale della protezione civile, assicurando, sino al loro compimento, gli interventi di soccorso tecnico indifferibili e urgenti, e di ricerca e salvataggio, assumendone la direzione e la responsabilità.
All’indomani dell’approvazione della legge sulla autonomia differenziata, Gianpaolo Bottancin, assessore veneto all’Ambiente, ha lanciato la proposta di regionalizzare i vigili del fuoco, che sono la “componente fondamentale del sistema di protezione civile”, come recita il codice della protezione civile.
LA SCHIERA DEI NO
Il primo no è arrivato dal sindacato: gli interventi in caso di calamità e disastri in cui sono impegnati i vigili del fuoco si verificano anche al di fuori dal territorio regionale. sempre più spesso. “No alla regionalizzazione del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sarebbe un grave errore e un danno al sistema di soccorso pubblico italiano – dice Ernesto Magliocchetti, segretario per il Veneto del sindacato Conapo -. È inutile che l’assessore all’Ambiente e Protezione civile del Veneto Gianpaolo Bottaccin faccia il paragone con i vigili del fuoco della provincia di Trento che sono una realtà ben diversa con funzioni ridotte rispetto al Corpo nazionale, composta per lo più da volontari e che non è strutturata per far fronte alle grandi mobilitazioni che si rendono necessarie per far fronte alle emergenze nazionali.
Un “no” secco alla regionalizzazione dei Vigili del Fuoco, e l’invito al ministro dell’Interno a fare chiarezza su questa ipotesi è arrivato anche dal sindaco di Ravenna e presidente della stessa provincia, Michele de Pascale, candidato ora alla presidenza della Regione Emilia Romagna: “Il Veneto chiede la regionalizzazione dei Vigili del Fuoco. Porta a questo l’autonomia differenziata? Il ministro Piantedosi smentisca immediatamente”.
Di questi tempi, “un anno e mezzo fa – puntualizza de Pascale – se non ci fosse stato il corpo dei Vigili del Fuoco con procedure e attrezzature univoche in tutta Italia avremmo vissuto una vera e propria ‘Caporetto’ in Romagna. Voglio rammentare i 40.000 uomini giunti da tutta Italia tra giugno e agosto 2023, gli oltre 25.000 interventi di soccorso, 36.000 mezzi impiegati, oltre 9000 salvataggi: numeri impressionanti, e dietro ai numeri organizzazione ed efficienza che dipendono da procedure nazionali consolidate e omogenee in tutta Italia”.
PIANTEDOSI E MUSUMECI, I MINISTRI DORMONO SONNI TRANQUILLI
Insomma, Nello Musumeci e Matteo Piantedosi, con traiettorie differenti, dormono sonni tranquilli, mentre Calderoli e i Presidenti del Nord stanno sgretolando le titolarità della protezione civile e del corpo nazionale dei vigili del fuoco: si cominciano a capire concretamente le conseguenze della matrioska leghista. Ed i colleghi di governo non hanno nulla da dire. Salviamo i soldati Musumeci e Piantedosi, perché venga respinta l’offensiva della autonomia differenziata.
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