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Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia

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NELLA Lega, Luca Zaia, con la più goldoniana della facce toste, è stato il primo a raccontare le barzellette del referendum contro l’autonomia che spaccherebbe il Paese. Inevitabile che anche il gran ciambellano della secessione dei ricchi, il leghista della primissima ora Roberto Calderoli, in una intervista al Corriere della Sera, abbia voluto riproporre la gag: il referendum sarebbe un disastro, Nord contro Sud, la Repubblica in frantumi, per favore desistete.

Sembra una commediola degli equivoci con un disinvolto rovesciamento dei ruoli, il ladro che diventa il derubato, l’assassino la vittima. Come se non fossero stati loro a mettere in piedi il Grande Barnum dell’autonomia differenziata, approvata a tempo di record nonostante il fermo dissenso di giuristi e istituzioni e con forti perplessità nella stessa maggioranza.

Ora fingono di non capire come mai qualcuno non voglia accettare questo scippo legalizzato, come mai le Regioni del Mezzogiorno siano incazzate e oltre 500 mila cittadini (moltissimi del Nord) abbiano firmato la richiesta di referendum abrogativo. Va riconosciuta la coerenza di Calderoli. Forse non tutti ricordano che la ragione sociale della Lega degli inizi prevedeva la secessione, altro che barzellette. Bene, ci sono riusciti, una secessione finanziaria, economica, ma sempre di secessione si tratta. Con il principio di solidarietà sancito dall’articolo 2 della Costituzione che finisce nello sciacquone. Ma non si compiaccia troppo, herr Calderoli, la missione è tutt’altro che compiuta.


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