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Roberto Calderoli e Giorgia Meloni

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I mille profili di Roberto Calderoli il leghista capace di vestire mille panni diversi ma un ministro della Repubblica non può essere così sfacciatamente di parte


Bisognerebbe che qualcuno suggerisse a Roberto Calderoli di scegliersi un ruolo. Quello di arbitro, di centravanti di attacco, di Presidente dell’Istat, di difensore degli interessi del Sud, ma uno. E invece l’Autore del porcellum, vuole ricoprire tutte le posizioni. Adesso anche quella di Giudice Costituzionale. Ufficialmente ha quella di Ministro della Repubblica, uomo al di sopra delle parti che lavora per il bene del Paese. In realtà ricopre quella di Ministro della costituenda macroregione del Nord, che tenta di attuare il principio, inesistente, di un residuo fiscale, che dovrebbe essere mantenuto nelle Regioni in cui si formerebbe, stabilendo una regola strana e cioè che si dovrebbero avere diritti diversi a seconda di dove si nasce.

I DOVERI PREVISTI IN COSTITUZIONE

In realtà la Costituzione stabilisce che ogni cittadino ha il dovere di pagare le imposte in base al reddito prodotto e di avere servizi analoghi in qualunque parte del Paese, ma la risposta immediata è che ne è parte anche la modifica del Titolo V e l’Autonomia Differenziata. E questo è vero. Ma certamente non il tipo di normativa che hanno approvato, “di notte e di fretta”, come dice Roberto Occhiuto, Governatore della Calabria di Forza Italia, al quale certo non si può attribuire una opposizione preconcetta e ideologica. Si è autoproclamato, Calderoli, anche difensore degli interessi dei cittadini del Sud, costretti, a suo dire, a subire una classe dirigente che li vessa e spreca le risorse, ovviamente del Nord.

Ora vuole essere anche Presidente dell’Istat, sedicente unico a conoscere i dati veri e di ricercatore del Dipartimento delle Politiche di Coesione per contraddire ciò che lo stesso Dipartimento ha evidenziato, e cioè che ogni anno, se la spesa procapite fosse uguale tra le varie parti del Paese, il Mezzogiorno dovrebbe ricevere 60 miliardi in più, e infine anche quella di Giudice della Corte Costituzionale visto che vorrebbe stabilire se il referendum abrogativo é ammissibile o meno.

ROBERTO CALDEROLI, MINISTRO LEGHISTA DAI MILLE PROFILI

Cosi con tutti questi cappelli, che cambia a seconda le esigenze, cerca di negare l’evidenza. Vecchio approccio che conosciamo bene. Con argomenti all’apparenza sofisticati tesi a dimostrare che in realtà il Sud ha avuto molti soldi, che li spreca, che é gestito da incapaci e che se i servizi sono minori, anzi spesso inesistenti come l’Alta Velocità Ferroviaria, la colpa é solo dei meridionali. Se poi si sostiene che vi è stata una volontà di abbandono totale, di tagliare lo Stivale e farlo affondare da solo, sguscia su tecnicismi vari per dimostrare che il sole gira attorno alla terra, che l’agnello che sta sotto gli sta sporcando l’acqua, e che lo ha offeso quando ancora non era nato.

Negli ormai frequentissimi interventi su tutti i Quotidiani nazionali, novello azzeccagarbugli dei ricordi manzoniani, trova sempre il modo di sostenere l’insostenibile. E cioè che le risorse che sono date al Sud sono molto consistenti e sovrabbondanti. Il concetto di spesa storica accettato da tutti non lo sfiora nemmeno. Ormai è chiaro che è iniziata la campagna d’autunno anche se si è in piena estate. L’Ultima accusa é che politici e gli intellettuali meridionali, oltre che i Quotidiani del Sud, che peraltro sono pochi e non molto diffusi, non raccontino la verità, anzi la mistifichino, e che stanno facendo una operazione di disinformazione: “Un po’ li capisco. Ogni mattina guardo la rassegna stampa e quando leggo le ‘balle’ che scrivono sull’Autonomia i giornali del Sud , mi vien da pensare che se io fossi un cittadino che vive in Meridione andrei di corsa a firmare per il referendum”, afferma.

IL LEGHISTA CALDEROLI E IL RITRATTO DEL SUD

Potrebbe continuare il nostro Ministro affermando che non è vero che il tempo pieno a scuola al Sud è inesistente, che i viaggi della speranza per una sanità efficiente sono una illusione, che l’alta velocità arriva fino ad Augusta, e che non è vero che in molte province della Sicilia l’acqua arriva, non a giorni, ma a settimane alterne. Calderoli si dice pronto a fare “un’operazione trasparenza”. “D’ora in avanti – annuncia – tirerò fuori i numeri ufficiali che dicono come sono spese le risorse dello Stato dalle Regioni. Perché il punto è tutto lì”. La cosa strana è che in realtà non vi è una grande mobilitazione del Sud. Se l’operazione avvenisse al contrario sarebbero cadute le mura di Gerico. Si è vero sono state raccolte 500.000 mila firme on line e ci si avvicina alle 200.000 nei banchetti.

Tale risultato viene considerato un grande successo, e certamente lo é, tanto che sta spaventando un po’ i partiti al Governo del Paese, e che Forza Italia ha preso le distanze dalla legge, ma rispetto alla protervia e all’atteggiamento tracotante del Ministro mi sembra ben poca cosa e che la reazione sia contenuta. Nessuna richiesta di dimissioni, nessuna invasione di campo, come accade quando l’arbitro fa stupidaggini, per un Ministro che gioca per una squadra quando dovrebbe essere l’arbitro, nessun invito a smetterla perché con le tante affermazioni si ha la sensazione che creda che i meridionali abbiano ancora l’anello al naso. Rimane al suo posto invitando nelle commissioni tecniche professionalità che contemporaneamente lavorano per il ministro e per la Regione Veneto.

I MERIDIONALI E L’INCAPACITÀ DI REAGIRE: L’ECCIDIO DI PONTELANDOLFO E CASALDUNI

La certezza comunque che i meridionali non siano capaci di vere reazioni si manifesta in ogni passaggio e vi è un diffusa convinzione che in ogni caso basta poco per zittirli. D’altra parte quale voce hanno nel dibattito nazionale, se la maggior parte dei quotidiani è di fede nordista, se molti media, compresa la Rai pubblica, difendono gli interessi eccomici forti, che prevalentemente hanno radici in una parte del Paese.

Il 14 agosto del 1861 nelle città di Pontelandolfo e Casalduni, in provincia di Benevento, si diede vita ad una rappresaglia militare che registrò un numero imprecisato di morti, un centinaio secondo la storiografia ufficiale, secondo altre stime invece circa 400 o 900, forse oltre mille.
Un vero e proprio massacro attuato per rivendicare l’attacco dell’11 agosto dello stesso anno in cui furono uccisi da briganti e contadini del posto 45 militari dell’esercito unitario, arrivati in città per ristabilire l’ordine pubblico e porre fine alle ribellioni popolari. Bene non bisogna dimenticare che l’unità del Paese ha avuto prezzi altissimi. Bisogna quindi evitare che il livello dello scontro tra Nord e Sud si alzi sempre di più. E che possano alzarsi le voci per una separazione rispetto ad una parte che viene ritenuta colonizzatrice, mentre l’altra si sente colonia. Per questo bisogna impedire a un Ministro della Repubblica di prendere posizione così sfacciatamente di parte. Perché come Catilina sta approfittando della nostra pazienza.


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