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Il dibattito fra i due contendenti della Casa Bianca, Biden e Trump, ci lascia l’immagine di un’America confusa


L’immagine di Trump, ormai santificato, ci riporta all’evidenza una America ferita soprattutto dall’incapacità di rinnovare la propria classe dirigente. Il penoso dibattito fra i due stagionati contendenti alla Casa Bianca, cioè al top del potere, ma anche della responsabilità globale, offriva in diretta a tutto il mondo l’immagine di un paese confuso, in cerca di nemici rispetto ai quali rideterminare la propria identità.

Biden ha individuato fin da subito la Cina come nemica, ritrovando poi la Russia come avversario naturale, potendo così reidentificare gli Stati Uniti come portabandiera di tutte le libertà, da quella politica a quella commerciale. Trump ha invece eretto a nemica la stessa democrazia americana, facendosi difensore – proprio lui – di tutti coloro che dentro al Grande Paese si sentono estranei all’America dell’opulenza.

E qui è il punto cruciale per capire cosa siano oggi gli Stati Uniti. Mai come in questo momento è alto l’indice di ineguaglianza negli Stati Uniti, mentre il primo dieci per cento della popolazione possiede l’ottanta per cento della ricchezza nazionale, il secondo 50 per cento dei 341 milioni della popolazione americana posseggono tutti assieme meno dell’uno per cento dell’intera ricchezza del paese, in altre parole almeno 170 milioni di americani non hanno o hanno perso la casa ed ogni avere.

La crisi del 2008, con il fallimento della Lehaman Brothers, la terza banca del Paese, che ha gettato sul lastrico milioni di piccoli proprietari, il fallimento della Chrysler e la crisi dell’intera industria dell’automobile, che ha schiantato le città operaie, la profonda depressione di molte aree rurali del Midwest, incapaci di competere sui mercati interni ed internazionali con le importazioni dall’oriente, porta vastissime aree della popolazione, non solo i neri o gli ispanici, ma anche una crescente area di classe media impoverita a chiedere di isolarsi, di difendersi, di bloccare i diversi, in un paese cresciuto sulla diversità e la speranza di crescita.

Su tutti questi sentimenti fa perno il populismo di Trump ed ora del suo vicepresidente prescelto, il senatore Vance, ex soldato in Iraq – una altra guerra persa – e duramente isolazionista e nemico di ogni nuovo diritto. Questa è l’America che si presenta oggi vincente sul piano elettorale, ma una America sconfitta nella sua stessa identità e nel suo ruolo nel mondo.


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