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Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia

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NONOSTANTE una già certificata disinvoltura semantica nel ribaltare l’ovvio e farne una nuova verità, bisogna ammettere che questa volta il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha superato se stesso: in una intervista al Corriere della Sera il governatore afferma che il probabile referendum contro l’autonomia differenziata «rischia di spaccare il Paese».

Ma diavolo di un uomo, non era proprio la riforma Calderoli ad essere accusata della medesima ipotesi di reato? Non ci sono stati Corte dei Conti, Bankitalia, ufficio parlamentare di bilancio, Cei, Svimez, giuristi, partiti, associazioni a lanciare lo stesso identico ammonimento: «Occhio, il Paese rischia di spaccarsi»?

Da un trevigiano come Zaia non ci si aspetta abilità nel gioco delle tre carte e infatti la sua prestidigitazione è piuttosto modesta e il tentativo di confondere la causa con l’effetto è perlomeno goffo.

Caro governatore, ce l’avete fatta, l’autonomia è legge, vediamo come andrà a finire, certo, ma la secessione (morbida) sognata da Bossi è realtà, godete del successo (finchè dura). Ma non può pensare che il resto della Penisola sia abitata da popolazioni con l’anello al naso. E consideri, Zaia, che la battaglia per l’abrogazione tramite referendum sarà combattuta senza quartiere. Lei da sempre è abilissimo nell’accumulare consensi e il suo Veneto ne trabocca. Ma per fortuna l’Italia non finisce a Rovigo.


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