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Il Parlamento europeo

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Sta nascendo una nuova classe dirigente europea e si creano i primi malumori: rischi e opportunità


Sapremo oggi (27 giugno 2024) quale maggioranza europarlamentare investirà Ursula von der Leyen, António Costa e Kaja Kallas delle cariche, rispettivamente, di presidente della Commissione, di presidente del Consiglio e di Alto Rappresentante per la politica estera. Nei giorni scorsi, la designazione di queste figure da parte dei negoziatori incaricati dalle famiglie politiche di riferimento – Donald Tusk e Kyriakos Mitsotakis per i popolari, Olaf Scholz e Pedro Sanchez per i socialisti, Emmanuel Macron e Mark Rutte per i liberali – ha destato malumori. Alcuni criticano le pratiche oscure di una cerchia di ottimati che decide per tutti, a dispetto del voto dei cittadini europei che ha premiato i nazionalisti di estrema destra, ha imposto un altolà alle cervellotiche direttive green e ha punito i governi in carica di Francia e Germania, i due paesi guida. In Italia, infine, il centrodestra rimugina contro l’esclusione di Giorgia Meloni dal tavolo nobile delle trattative.

Bisogna tuttavia ricordare che l’elettorato europeo ha largamente premiato il Ppe, vero perno della maggioranza, confermando pure la consistenza dei socialisti. Se, poi, Ursula von der Leyen, Spitzenkandidat del gruppo più votato, viene riconfermata, vuol dire che in Europa pure l’investitura democratica del voto comincia a funzionare. Insieme, popolari, socialisti e liberali, costituiscono una maggioranza politicamente coesa nell’approccio europeista, atlantista e antisovranista, proprio mentre il risultato sopravvalutato delle destre estreme produce solo tre – forse quattro – gruppi parlamentari tra loro contrapposti, incapaci di sintesi politica oltre la demagogia.

Francia e Germania saranno guidati da leader ‘ammaccati’ ma restano i due paesi più importanti: chi dovrebbe scegliere al posto loro? Con Costa, Metsola e Kallas, si dà il giusto rilievo ai paesi del sud e dell’est. Infine, l’esistenza di una classe dirigente europea unita per tutelare le istituzioni comuni contro le spallate populiste è un’ottima notizia. Lo è pure che al comando della commissione e della sua politica estera si trovino due donne – von der Leyen e Kallas – inossidabilmente schierate a protezione della libertà dell’Ucraina (e dell’Europa) contro il dispotismo espansionista della Russia. Quanto all’Italia, infine: toccherà a Giorgia Meloni trovare un modo intelligente per collaborare – tutelando l’interesse del Paese – con l’assetto europeista delle istituzioni di Bruxelles


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