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Il Sud deve alzare la voce e magari, l’Autonomia differenziata potrebbe diventare un’occasione di riscatto per il Meridione


E se l’autonomia differenziata diventasse una grande occasione di riscatto per il Mezzogiorno? Come? Alzando la testa e la voce. Nel primo numero dell’Altra voce dell’Italia abbiamo titolato sullo Scippo, oltre sessanta miliardi che ogni anno vengono sottratti alle Regioni del Sud. Nessuno ha mai smentito la cifra, qualcuno (pochi) si è stupito, altri hanno annuito: è così, ma che si può fare? Di indignazione sporadiche tracce, prevaleva la rassegnazione se non l’indifferenza. Da allora in questi cinque anni la sperequazione Nord-Sud è stata certificata con modalità notarili da più voci: Corte dei Conti, Istat, Consiglio di Stato, Ufficio parlamentare di Bilancio, Europa (proprio ieri l’ultimo monito) hanno confermato il divario nei trasferimenti dei fondi statali ai danni del Mezzogiorno. Ma erano voci di predicatori nel deserto.

Poi all’improvviso cade la manna dal cielo: l’autonomia differenziata diventa legge. La secessione dei ricchi, lo spacca-Italia sono realtà. E finalmente un refolo di indignazione si avverte, che poi diventa vento che deve diventare uragano. Il presidente della Calabria Occhiuto è il primo a protestare andando contro il dettato della sua maggioranza di governo. Anche Emiliano (Puglia) e De Luca (Campania) fra i dissidenti, anche se il loro Pd ha lo stigma del peccato originale per la modifica del Titolo V che di fatto ha spianato la via alle incursioni dei giannizzeri della Lega.

Forse questo federalismo tutto nordista non impoverirà ulteriormente il Mezzogiorno, ma la doppiezza della legge Calderoli sta nel tentativo di cristallizzare la sperequazione attuale, fotografare i divari per renderli costituzionalmente accettabili. E’ questa miccia a rapidissima combustione che va disinnescata alimentando l’indignazione che sta montando (non solo al Sud) e trasformarla in una nuova consapevolezza: il Sud non vuole più essere il sottoscala dove il Nord pesca manodopera e cervelli. La Corte Costituzionale probabilmente farà a brandelli il pasticcio Calderoli. Ma il Mezzogiorno non deve aspettare quel giorno, deve alzare la testa e la voce: “Noi non ci stiamo più”.


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