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Da Bruxelles arriva il monito per la legge Calderoli: l’autonomia differenziata potrebbe far deragliare i conti dell’Italia
Costosa e inutile. Basterebbero questi due aggettivi per archiviare, senza alcuna esitazione, quel “pasticciaccio brutto” dell’autonomia differenziata. Ma se, per una sorta di follia collettiva, la legge arrivasse definitivamente in porto superando gli scogli della Corte Costituzionale, i dubbi del Quirinale, le barricate dell’opposizione, i mal di pancia di buona parte della maggioranza e, infine, l’inevitabile referendum abrogativo, bisognerà sempre fare i conti con un soggetto ancora più ostico, la Commissione Europea. Perché un dato è certo: l’Autonomia rischia di minare in profondità la tenuta dei nostri conti e far schizzare ulteriormente il nostro insostenibile debito pubblico.
Per avere un’idea della schizofrenia della legge sarebbe sufficiente mettere a confronto due articoli. Il primo è quello che si sforza di salvaguardare i saldi di finanza pubblica fissando il principio di una riforma a “costo zero”. Un concetto contraddetto poco dopo, all’articolo 5, quando si dice che se il passaggio di una delle funzioni alle Regioni prevede un aumento degli stanziamenti pubblici, le maggiori risorse andranno attribuite, pro quota, a tutte le altre amministrazioni. Il risultato è semplice: o la riforma è semplicemente inattuabile o rischia di far deragliare definitivamente i nostri conti.
L’allarme sui costi dello spacca-Italia era già contenuto in un report scritto dai funzionari di Bruxelles, pubblicato qualche settimana fa e mai realmente preso sul serio nel dibattito parlamentare. Un ulteriore segnale arriverà oggi, quando l’esecutivo comunitario farà partire ufficialmente la procedura di infrazione contro l’Italia per deficit eccessivo. Ma prima ancora degli euroburocrati, bisognerà fare i conti con la speculazione, che potrebbe prendere di mira proprio i Paesi più deboli finanziariamente, a cominciare dall’Italia. Con questi rischi e con queste premesse, sarebbe opportuno un gesto di responsabilità istituzionale da parte di tutte le forze politiche per fermare un progetto semplicemente folle. Ma è molto probabile che, prima ancora che Roma, sarà Bruxelles a decretare la fine di una riforma che non solo spacca il Paese ma rischia di avere un prezzo altissimo per tutti gli italiani. Anche quelli del Nord.
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