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Le divisioni trasversali di partiti e partitini sono tipiche dopo il grande cambiamento che ha prodotto il secondo miracolo economico italiano studiato nel mondo e ignorato in casa. Si rischia, però, se si va avanti per mesi con una scossa elettorale dietro l’altra, di fare slittare scelte di politica economica interna necessarie per consolidare il nuovo boom e, cosa ancora più grave, di mettere in discussione il posizionamento internazionale dell’Italia pregiudicando il capitale di politica estera e europea accumulato. Senza il quale non si va da nessuna parte in un momento geopolitico così complicato.
Ha ragione Romano Prodi quando sostiene che la gente non capisce e che se Cinque stelle e Partito democratico non si mettono d’accordo e non includono il più possibile anche dal centro, alla fine perderanno sempre. Il punto drammatico che vive oggi la politica italiana è il movimento sussultorio, un laboratorio ne è stato la Basilicata ma non si scherza neppure su Piemonte e terzo mandato, che nasce sempre dopo il grande cambiamento che, nel nostro caso, ha prodotto il secondo miracolo economico italiano di cui tranne noi e pochi intimi abbiamo dato conto.
Questi movimenti sussultori rischiano di andare avanti uno dietro l’altro e, cosa ancora più grave, possono fare slittare scelte di politica economica interna fondamentali per consolidare la supercrescita italiana e mettere in discussione il posizionamento internazionale dell’Italia in un momento geopolitico complicato che non lo consente. Non si mettono d’accordo, soprattutto a sinistra, ma anche a destra, perché le battaglie che i partiti combattono non sono battaglie esterne per il Paese, ma battaglie interne ai loro partiti.
Per cui i grillini pongono al primo punto l’esigenza di non perdere voti e, quindi, tendono ad essere la spina nel fianco della coalizione per tutelare il consenso della loro base storica. La Schlein non può tornare indietro perché se torna indietro la sua segreteria è finita. La stessa cosa vale, mutatis mutandis, per Calenda e il suo centro diventato mobile per colpe non sue. La politica italiana, in questa fase di tornate elettorali territoriali e europee, rischia di essere come quella di Israele e Hamas. Non conta più l’interesse nazionale, ma altro. Hamas se non porta a casa il risultato segna la sua fine. Israele deve sconfiggere per sempre Hamas, persegue in modo miope e ingiustificatamente brutale solo questo obiettivo. Hamas deve dimostrare che il sacrificio enorme imposto ai palestinesi serve a liberare gli ostaggi detenuti nelle carceri israeliane e che ha acquisito un peso negoziale tale da avere la rappresentanza dei palestinesi.
Non è un caso che fanno di tutto perché non si trovi mai un accordo sulla questione dell’autorità dei palestinesi. Israele è condizionata dall’interesse di potere di Netanyahu, ma sa di avere l’alleanza non detta dei paesi arabi che vogliono vedere eliminati gli estremismi e fanno fare a Israele il lavoro sporco. Nei partiti italiani funziona più o meno allo stesso modo e alla fine, se non si blocca subito questo circolo perverso, tutto ciò si ritorcerà in maniera sempre più concreta pure dentro il centrodestra. Anche perché gli avvitamenti quotidiani di Salvini portano all’implosione di una delle componenti della coalizione, la seconda più rappresentata in Parlamento.
Eliminare guide di lungo corso è possibile, soprattutto in Paesi democratici come il nostro e in uno dei suoi partiti ormai tra i più vecchi, ma non si elimina il problema della Lega perché è stata compromessa dalla occupazione di uomini di Salvini e si aprirà tutta una guerra interna che sarà difficile da gestire. I nuovi vorranno i loro al comando e quelli messi in posizione di potere da Salvini dove vanno? Che fanno i lombardi? Che fanno i piemontesi? O c’è la grande alleanza di tutti per fare fuori Salvini o sono problemi, ma considerando che il leader leghista non è nato ieri e ha fatto vivere alla Lega momenti di protagonismo e di consensi mai avuti prima, non sarà così facile. Il grande sussulto del sistema politico italiano è l’esatto opposto di quello che serve per sfruttare il miracolo economico italiano. Perché si può riflettere negativamente sul governo dell’economia incidendo sulla fiducia dei consumatori e sull’industria motore internazionale della crescita, che però è stata abbastanza messa in sicurezza dal nuovo Repower Eu voluto da Fitto e un po’ se la cava da sola. Perché, soprattutto, questo sciame sismico quotidiano della politica italiana rischia di incidere negativamente sulla qualità della politica estera e della politica europea senza le quali l’Italia non va da nessuna parte.
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