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Ciò che conta non è se vince Truzzu o la Todde, si tratta di un trofeo psicologico, ma se maggioranza e opposizione al loro interno e tra di loro sanno proteggere la resilienza della nostra economia facendo insieme le riforme che servono per la sua modernizzazione e difendendo nel mondo ciò che è stato già fatto in termini di Pil e di nuova occupazione dal post Covid a oggi. Significa costruire la normalità politica, oltre che mediatica, che è la caratteristica che manca e ci rende vulnerabili in un contesto geopolitico complicato. A riavere il mandato a governare, in un quadro di dialettica radicalmente cambiato, sarà chi dalla maggioranza o dall’opposizione dimostrerà di perseguire con maggiore trasparenza e generosità questo obiettivo. Vedete quante cose nasconde il voto in Sardegna a prescindere dal suo esito finale
Il voto in Sardegna vale poco ai fini degli equilibri politici di governo, ma contiene un grande dato di valore psicologico. Per la sinistra e i Cinque stelle perché può rianimarli nella costruzione di una prospettiva che al momento non esiste ed è complicata dal continuo calo nei sondaggi del Pd. Certo, stando sempre ai sondaggi, se entrambi non avessero litigato con Soru quel potenziale psicologico di cui la politica ha bisogno nei passaggi storici di trasformazione come sono quelli che stiamo vivendo, una sicura vittoria in Sardegna avrebbe svolto una funzione di propellente. Che in sé non significa assolutamente nulla perché l’alternativa di governo dell’opposizione si costruisce sui contenuti e ha bisogno di un modo di gestire l’opposizione che possa contare su una classe dirigente che non punta a sfasciare sempre tutto, ma a perseguire l’obiettivo della crescita economica e civile del Paese avendone la consapevolezza.
Sapendo che può riuscire nel l’obiettivo solo se scatta questo meccanismo culturale, ancora prima che politico, e se scatta per davvero può di certo sopravvivere anche al depotenziamento della scommessa politica in Sardegna determinato dalla discesa in campo di Soru in posizione alternativa. Ovviamente discorso analogo vale per il quadro delle alleanze di governo che non è di certo messo in discussione dal voto in Sardegna, ma può tenere e produrre frutti di lungo termine se si traduce in governabilità effettiva sul piano interno, nettezza nelle alleanze internazionali e costruzione da protagonista di un’Europa incompatibile con qualsivoglia pulsione sovranista.
Perché è vitale attrezzarsi con urgenza assoluta per potere contare su una difesa comune, una politica estera comune, e potere altresì completare l’intera filiera economica di un player globale. Che vuol dire mercato unico di capitali, volontà di emettere stabilmente debito comune e di convogliarlo con la chiamata a raccolta di capitali privati per sostenere una politica industriale non ideologica che tuteli e valorizzi il patrimonio industriale storico del Vecchio Continente e consenta di affrontare da primi attori la transizione energetica e di misurarsi con i grandi problemi planetari che sono geopolitici dettati dalle guerre e demografici determinati da Sud sempre più autocratici e popolosi e da un Nord sempre più ristretto e diviso.
Ciò che conta per questo Paese, se si ha davvero a cuore l’interesse nazionale, non è tanto se vince Truzzu o la Todde, si tratta di un trofeo psicologico, ma se maggioranza e opposizione al loro interno e tra di loro dimostrano nei comportamenti di avere la consapevolezza che la partita geopolitica, a partire da quella europea, non è più qualcosa che riguarda gli altri, ma qualcosa che incide in misura determinante sulla vita di oggi e sul futuro dei nostri giovani.
Che proteggere la resilienza della nostra economia facendo insieme le riforme che ancora servono per la sua modernizzazione e difendendo nel mondo ciò che di straordinario è stato già fatto in termini di Pil e di nuova occupazione dal post Covid a oggi, significa costruire quella normalità politica, oltre che mediatica, che è la caratteristica che ancora ci manca e rende più vulnerabile il nostro Paese. A riavere la fiducia degli italiani e il mandato a governare, in un quadro di dialettica politica e di confronto radicalmente cambiato, sarebbe chi dalla maggioranza di governo o dall’opposizione avrà dimostrato di perseguire con maggiore trasparenza e generosità questo obiettivo. Vedete quante cose nasconde il voto in Sardegna a prescindere dal suo esito finale. La speranza è che almeno una parte di esse venga fatta propria a livello nazionale da entrambi gli schieramenti.
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