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Non bisogna affrontare solo la globalizzazione che è diventata un’altra cosa. Emerge un tema di democrazia a rischio in un mondo spaccato in due baricentri tra Sud autocratici e democrature più estesi e Occidente democratico più piccolo e diviso. Il mantenimento della coesione sociale non può essere più finanziato solo dal bilancio nazionale, serve il bilancio europeo che fa ogni anno debito comune nuovo. Perché il peso che hanno i mancati finanziamenti per sanità, scuola e altro è in crescita esponenziale. Questo fardello pone in bilico la democrazia. Occorre un protagonismo diretto dell’Europa. Non si può dire che il potere appartiene al popolo se il popolo fatica ad arrivare alla fine del mese. Ricordiamoci che gli Stati disequilibrati troppo a lungo alla fine fanno la guerra
IL PROBLEMA di come si finanzia la spesa pubblica domina il dibattito con tutte le distorsioni e le propagande del caso. Ci vuole questo. Ci vuole quest’altro. La domanda è: come finanziamo tutto ciò? Oppure: si può alzare la pressione fiscale colpendo i ceti medi che già fanno fatica? Non lo consiglierei. Tutti dovranno rendersi conto che va riequilibrato ciò che non è più in equilibrio.
Una parte dice: togliamo i privilegi agli altri. I quali replicano: togliamo i tuoi. Forse, di questo dibattito antico, ciò che che deve essere subito colto è che va oltre la questione nazionale e riguarda, soprattutto, l’Europa. Che prima aveva raggiunto uno stato soddisfacente di riequilibrio soprattutto negli anni Sessanta, Settanta, Ottanta segnati da una crescita generalizzata e dall’idea che il suo motore di sistema fosse una larghissima classe media, che la fascia di povertà sarebbe stata superata dalla carità e che quella piccola dei super ricchi andava tollerata. Ora invece il quadro è cambiato. Il corpaccione del ceto medio perde pezzi e arretra pericolosamente in tutte le comunità nazionali europee. Il contesto geopolitico è segnato da tre guerre in atto a loro volta intrecciate tra di loro e da un tema serissimo di democrazia che diventa democratura o costituzionalismo illiberale con un Putin sempre più feroce e sempre più determinato nei suoi progetti di espansionismo europeo militare.
Questo contesto geopolitico pone complessivamente l’esigenza di un nuovo ruolo dell’Europa che fornisca risposte effettive alla crescita economica e alla riduzione delle diseguaglianze per salvare la coesione sociale. Tutto questo parte da una base nuova non solo economica. Non è più solo da affrontare il tema della globalizzazione che è diventata un’altra cosa e ha cambiato le catene della logistica, che la guerra mondiale delle materie prime ha prodotto e può tornare a produrre effetti indesiderati. Ancora prima di tutto ciò emerge un tema di democrazia a rischio in un mondo sempre più diviso in due baricentri tra Sud autocratico sempre più esteso e un Nord democratico sempre più piccolo e diviso. Può essere assai pericoloso ignorare che tutto ciò è già avvenuto e che la spesa pubblica che serve per affrontare il mantenimento della coesione sociale non può più essere finanziata dal bilancio nazionale, ma direttamente dal bilancio europeo facendo ogni anno debito comune nuovo.
Perché il peso che nelle singole comunità nazionali hanno i mancati finanziamenti per sanità, scuola, trasporti, previdenza e assistenza per l’infanzia e gli anziani è in crescita esponenziale. Questo fardello mette a rischio la coesione e pone in bilico la democrazia. Che non regge più a lungo in una società terribilmente divisa. Per questo occorrono un multilateralismo vero, perché quello attuale è condizionato dalle forze autocratiche e privo di poteri reali, e un protagonismo diretto dell’Europa in termini di bilancio, di politica di difesa e estera comuni. Non si può continuare a dire che il potere appartiene al popolo se il popolo fa fatica ad arrivare alla fine del mese. Ricordiamoci che gli Stati disequilibrati troppo a lungo alla fine fanno la guerra.
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