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Su di noi restano i dubbi sul medio termine e sulla politica che cavalca la battaglia contro il bilancio europeo agricolo che aiuta l’Italia più di tutti. I pericoli veri sono, però, la Germania che persegue la politica di bilancio degli aiuti nazionali, la Francia che ottiene di fare con il suo bilancio quello che non potrebbe fare tenendosi nucleare e difesa, e l’Olanda che preserva le sue rendite sui servizi finanziari e insegue più il Regno Unito che l’Europa. Siamo ai nuovi nazionalismi e, per questo, con tutti i suoi difetti, l’Italia tiene e l’Europa ci fa paura.

L’IMPRESSIONE è che i mercati non sanno bene che pesci prendere, ma verso l’Italia c’è una calma fin troppo favorevole. Non ci sono mai stati in giro tanti soldi e c’è la corsa del mondo a comprare i titoli pubblici italiani e spagnoli, ma anche le emissioni dei Paesi emergenti africani. Gli investitori sono pieni di soldi, sanno che i tassi a livello globale scenderanno e, quindi, indirizzano i loro acquisti verso il Paese, che è l’Italia, con i rendimenti più alti dell’area euro e con un Pnrr più ricco che può sostenere investimenti e crescita più degli altri, e con una stabilità politica che appare un unicum nel quadro europeo. Anche la crescita boom di ieri di entrate da lotta all’evasione fiscale che ha raggiunto complessivamente il tetto record dei 31 miliardi ed è, dunque, superiore all’ultima manovra da 28 miliardi, corrobora questa situazione attuale di rischio zero dell’Italia. Ovviamente Bruxelles resta vigile e preoccupata perché tutta la politica di bilancio italiana è sub iudice e si fa fatica a intravedere un programma di medio termine delineato pubblicamente e coerente. Perché si pensa solo alle elezioni europee con componenti dell’alleanza di governo e quasi tutte le opposizioni che cavalcano come tigri ogni forma di protesa.

L’ultima è quella dei trattori che è molto pericolosa per l’Italia le cui aziende agricole piccole e medie hanno un loro reddito finanziato dall’Europa per oltre il 40% dal bilancio europeo e, senza neppure accorgersene a loro volta cavalcati da una politica masochista che cerca voti e distrugge economia, stanno lavorando a favore di Olanda e Danimarca che non perdono occasione per chiedere di tagliare il secondo bilancio europeo, quello agricolo, che ai loro occhi è solo un favore all’Italia, e ovviamente aiutano molto anche l’agricoltura francese sempre a nostro discapito perché Oltralpe c’è un bilancio pubblico che può fare di più di quello italiano. Oltre a tutto ciò c’è, poi, un problema europeo vero di integrazione delle sue politiche economiche, di difesa e di politica estera che finiscono con indebolire tutto aumentando le divisioni ed esaltare le storiche debolezze italiane che sono quelle di un Paese che è molto capace quando si tratta di chiamare i muratori per rifare le facciate, ma molto meno quando si tratta di andare a organizzare piani di lungo termine per costruire un ambiente più favorevole alla crescita partendo dai programmi di innovazione e di digitalizzazione di sistema. Restiamo il Paese dove la gente vuole i soldi e basta e la linea di politica economica elettorale prevalente è quella di fare finta di accontentarla.

Su tutto questo si innesta un’Europa che fa veramente paura dove le divisioni interne italiane tra Giorgetti, ministro dell’Economia, e il suo vicepremier e capo leghista, Salvini, sono quelle che demarcano la differenza tra un tentativo di realizzare il progetto di una destra di governo che garantisca stabilità e europeismo riformista e un disegno che procede, purtroppo, non solo dialetticamente sul solco populista e sovranista che ha sempre proseguito. La cosa più delicata, in assoluto, è che questo sovranismo, anche senza venature populiste, è al primo posto per altri interessi nelle agende delle priorità dei governi olandese, francese e tedesco. Tutto questo rende evidente a tutti che l’Europa non c’è e il fatto in sé è la principale insidia sulla strada della crescita europea e della lotta alle diseguaglianze, ma anche il punto strategico che toglie futuro a tutti i cittadini del Vecchio Continente.

Parliamoci chiaro. La realtà è che siamo costretti a fare i conti con una Germania che conduce in modo miope una battaglia sul bilancio pubblico che riguarda proprio il modo di intendere il bilancio stesso. Per la Germania serve una politica europea di bilancio favorevole agli aiuti nazionali, che significa favorevole ai loro giganteschi aiuti di Stato che noi ad esempio non possiamo permetterci. La Germania, per capirci, è contraria a una politica di bilancio pubblica europea comune e persegue una politica isolazionista. La Francia ha il nucleare e la difesa europea e trova sempre un accordo con i tedeschi per fare con la sua finanza pubblica quello che non dovrebbe potere fare per il peso in assoluto abnorme di debito e sempre crescente anche in termini relativi rispetto al Pil. L’Olanda ha un governo nazionalista con venature separatiste e difende il suo storico potere che appartiene al tempo dei corsari. È basato sui servizi e sull’ingegneria di carattere finanziario che sono complementari allo scambio effettivo dei servizi di un commercio da loro monopolizzato che è una ricchezza strepitosa e continuano a ritenere solo loro. Per cui se anche il mondo si chiude ogni giorno sempre di più, a causa dei fatti geopolitici e della conseguente deglobalizzazione, loro si immaginano addirittura di più in un legame stretto con il Regno Unito che non con l’Europa stessa. Peggio di così, mi pare, per chi ha in mente gli Stati Uniti d’Europa, che sono l’unica salvezza possibile per tutti, non potrebbe essere. Per questo, con tutti i suoi difetti, l’Italia tiene e l’Europa ci fa paura.


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