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Giorgia Meloni

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Ricomporre con la parte delle opposizioni che ha una tradizione di governo disinnescando la miccia della rivolta sociale dell’autonomia e aprendo un canale costruttivo su premierato e Piano Mattei. Mostrare l’accortezza di candidarsi alla guida del grande progetto del Mediterraneo, che unisce i due mondi per costruire pace e sviluppo, avendo con sé i grandi dell’Europa e un’Italia equilibrata che capisce di scommettere insieme sul suo futuro. Altrimenti, l’economia si avvita in un circuito depressivo nonostante la sua forza.

Il rebus più delicato da sciogliere per Giorgia Meloni è quello di come fare a continuare ad accreditarsi nella politica internazionale con una politica interna che è caos allo stato puro e rappresenta plasticamente agli occhi del mondo un Paese sfilacciato. Si sta esponendo molto con la Presidente uscente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che è assolutamente in corsa per la riconferma e con la quale la nostra premier ha costruito un rapporto anche personale molto buono che è stato ed è di certo proficuo per l’Italia.

Chi raccontava che la Meloni sarebbe stata la nuova Liz Truss europea, la premier conservatrice inglese che è durata pochissimo e ha messo a rischio la stabilità finanziaria di un Paese con la tripla A, è stato smentito dai fatti. Bisogna, tuttavia, rendersi conto che oggi la politica internazionale più di sempre è decisiva e che vive nel mondo intero una fase di sospensione perché sono tutti impegnati a capire se ci sarà o meno un ritorno di Trump alla Casa Bianca, ma che proprio per questo bisogna fare qualcosa prima che si sappia il risultato americano. La guerra in Ucraina, la crisi in Israele, la politica dell’Iran, una ventilata vittoria di Trump, sono tutti fenomeni in movimento, ma potrebbero accelerare nella loro dirompenza anche prima della loro conclusione dentro un quadro geopolitico segnato da guerre regionali sempre più globali in quanto sono tra loro interconnesse e si allargano.

La realtà è che il mondo è in ebollizione e non produce solo un rallentamento globale, ma anche decisioni specifiche che producono effetti specifici differenti da Paese a Paese. Nel nostro caso sugli effetti per noi vitali del nuovo Patto europeo di stabilità e crescita e su quelli altrettanti vitali collegati alla situazione del Mar Rosso, Giorgia Meloni può mantenere e incrementare un ruolo internazionale se riesce ad accreditarsi come ricucitrice della unità nazionale possibile. Questa è una cosa fondamentale per giocare un ruolo di peso in un mondo che comunque vada sarà intricato e lo è già moltissimo oggi perché, da Putin all’Iran, tutti soffiano sul fuoco delle due guerre. L’iniziativa vera che deve prendere è quella di offrire qualcosa a una parte delle opposizioni provando a ribaltare gli equilibri all’interno del Pd. Ad esempio, su una nuova legge di premierato negoziata anche con la parte ragionevole dell’opposizione oppure mettendo la sordina su questa follia dell’autonomia differenziata che è impossibile farla senza avere risolto prima il problema dei livelli essenziali di prestazione.

Che, a sua volta, con i vincoli di finanza pubblica è oggi irrisolvibile e rischia, quindi, di essere la miccia di una nuova rivolta sociale. Per evitarlo bisogna trovare i soldi o evitare pagliacciate. Su premierato e autonomia ci si deve muovere con l’obiettivo di ricostruire un equilibrio tra maggioranza e opposizioni con esperienze passate di governo. Perché solo lì è possibile ragionevolmente trovare un’intesa e perché questa intesa è fondamentale per fare politica estera in tempi di super crisi globale e evitare che l’economia si avviti in un circuito depressivo nonostante la forza insperata che mostra ogni giorno.

Una delle carte da giocare con molta attenzione è quella del Piano Mattei che non può non avere una dimensione europea e sarebbe bello che coinvolgesse prima su questo punto una parte delle opposizioni. La battaglia elettorale delle europee non può essere quella dello share perché se vuoi fare un piano Mattei serio c’è bisogno di una marea di soldi che possono venire solo da un sostegno forte europeo. L’Italia da sola non ce la fa. Chiariamoci. Nessuno può togliere a Giorgia Meloni il merito di avere intuito ed avviato il Piano Mattei in una logica finalmente non predatoria e con questo si guadagna la legittima richiesta di poterne prendere la guida, ma in un contesto di alleanze europee chiare e di unità della sua comunità nazionale.

Non si può prendere una guida europea dove non sono tutti pronti ad accoglierti se hai dentro, in casa tua, una fanfara permanente che ogni cinque minuti ti chiede perché non hai detto niente contro il saluto romano o perché non ti sei dichiarata antifascista. Questo è ridicolo, ma allo stesso tempo pericoloso. Nel momento in cui sei capo di un Paese che ha una Costituzione antifascista, sei antifascista punto e basta. A meno che tu non voglia cambiare la Costituzione. È un po’ come quando sei alla testa di una Repubblica, e qualcuno viene a chiederti perché non ti dichiari antimonarchico. In questo senso, la domanda è dunque ridicola, ma proprio per questo allo stesso tempo è pericolosa. Perché su cose così fondanti e indiscutibili, non bisogna lasciare mai margini di ambiguità o avere reticenze di sorta.


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