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Marcello Degni

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Auspicare l’esercizio provvisorio, significa volere il disastro per il Paese. Il tweet del giudice della Corte dei Conti dimostra che non ha senso dello Stato. Il deputato di Fratelli d’Italia, dopo uno spettacolo immondo, si permette di dire ai carabinieri “non potete fare l’esame sui miei abiti, ho l’immunità parlamentare”. La flagranza di reato non c’entra niente con l’immunità che tutela la libertà di opinione dei parlamentari, non quella di fare reati. Sono gesti che minano la credibilità di un Paese e impongono atti chiari della premier e dell’opposizione. Il Capo dello Stato firma la legge della concorrenza che ritiene incostituzionale per non perdere i soldi del Pnrr e chiede responsabilmente di attuare ciò che da tempo andava attuato. Non fa finta di niente, ma mette l’interesse nazionale davanti a tutto. Questa è la strada per recuperare il valore della appartenenza comune.

Nessuno mette in rilievo, come meriterebbe, il fatto che un giudice della Corte dei conti, Marcello Degni, possa scrivere un tweet che recita testualmente: “Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti”. Non ci interessano tanto le parole sbagliate da comizio e le inevitabili speculazioni sugli orientamenti politici dei magistrati in quanto per noi contano la competenza e l’imparzialità delle decisioni.

Ciò che francamente impressiona è che auspicare di mandare all’esercizio provvisorio un Paese, significa volere un disastro per quello stesso Paese. Il tema delicatissimo che emerge dietro quel messaggio pubblico non è il linguaggio da corrida politica, ovviamente comunque da condannare, ma il fatto indiscutibile di avere un giudice della Corte dei conti che dimostra di non avere senso dello Stato e pone un problema che riguarda tutti. Di sicuro non ha proprio ascoltato il discorso di fine anno di Mattarella. Abbiamo un Capo dello Stato che firma la legge della concorrenza che ritiene incostituzionale per non perdere i soldi del Pnrr e poi dice responsabilmente di aggiustare in corso d’opera ciò che da tempo andava aggiustato.

Non fa finta di niente, come è giusto e sacrosanto, ma mette il bene comune davanti a tutto. Questo è il senso dello Stato che salva i due aspetti esercitato dalla massima autorità istituzionale e morale del Paese. L’altro comportamento esprime l’esatto opposto. È zuffa dello Stato di un membro autorevole di un corpo della grande amministrazione della Repubblica che dice in soldoni a una parte politica, l’opposizione, “perché non avete fatto il male dello Stato”? Come fai, ci chiediamo, a suggerire a una parte politica di fare una cosa che non è nell’interesse dello stesso Stato da cui dipendi e per conto del quale eserciti una elevata responsabilità? Che cosa vogliamo dire del parlamentare di Fratelli d’ Italia, Emanuele Pozzolo, che alla celebre festa di fine anno di Rosazza, nel Biellese, mostra allegrotto in pubblico la sua mini pistola, parte un colpo e è ferito il genero di un agente della scorta di Andrea Delmastro, sottosegretario alla giustizia organizzatore della festa? Che addirittura, dopo avere dato vita a tutto questo spettacolo immondo, si permette di dire ai carabinieri che fanno il loro lavoro di indagine “non potete fare l’esame sui miei abiti perché ho l’immunità parlamentare”?

Allo scandalo in sé gravissimo che mina l’affidabilità del partito della premier, si aggiunge qualcosa di terribile che distrugge la credibilità del sistema ed è davvero inutile lamentarsi dopo del fatto che la gente non vota. La flagranza di reato non c’entra niente con l’immunità che tutela la libertà di opinione dei parlamentari, non quella di commettere reati. Bisogna che il signor Pozzolo comprenda almeno che, suo malgrado, lui è un pezzo delle istituzioni e sono guai se un pezzo delle istituzioni non collabora con un altro pezzo delle istituzioni. Sono davvero guai grossi se chi ha alcune posizioni pubbliche non si rende conto che è percepito come l’immagine dello Stato e, in generale, come espressione della situazione politica.

Che, proprio per questo, può nuocere molto con i suoi comportamenti al tasso di credibilità e di fiducia di un Paese. È su questo tipo di cose come sulla volontà concreta di liberalizzare su balneari, ambulanti e molto altro che va dimostrata con i fatti che la gente giudica se a guidare è il governo del Paese o il comitato d’affari della maggioranza. Il senso dello Stato va difeso e su questo maggioranza e opposizione devono dare risposte. La prima affida il suo pensiero a retroscena giornalistici, non usa parole chiare e solenni come la delicatezza della situazione impone, dicendo chiaro e tondo al parlamentare di chiedere scusa pubblicamente e farsi da parte.

La seconda urla a gran voce la richiesta di dimissioni di Pozzolo, ma non prende le distanze da quel giudice della Corte dei conti che la incita a fare una cosa contro l’interesse dello Stato e del Paese. Due minuti dopo il tweet la segretaria del Pd, Elly Schlein, avrebbe dovuto rispondere seccamente “parla per te”. Dobbiamo recuperare il senso della appartenenza comune, della solidarietà, dell’idem sentire, di tutto ciò che rende un Paese coeso e una comunità politica responsabile. Questa è la forza più profonda di una nazione. Questo è il bene più prezioso da tutelare. Soprattutto in un momento in cui il mondo rischia davvero di esplodere sotto l’orrore di due guerre ormai globali che non possono non interrogare le singole coscienze sui principi etici personali e sulla scala dei valori fondanti di una comunità. Se non accade questo, è proprio il caso di dirlo, siamo fuori dal mondo.


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