Il ministro per il Pnrr Raffaele Fitto
6 minuti per la letturaÈ pronto per gennaio il nuovo decreto sugli investimenti, che riguarda l’attuazione degli interventi consolidando il dialogo decisionale e disboscando il circolo perverso italiano. Questo produrrà un ritmo di spesa effettiva che non si vede da decenni e si cumulerà con il tiraggio degli incentivi fiscali alle imprese. A marzo saremo i primi in Europa nella spesa nonostante da oggi ad allora tutti diranno il contrario. Tra febbraio e marzo arriva la riforma della coesione dentro una regia che unisce Pnrr, coesione e sviluppo, fondi strutturali e Piano complementare. Garantisce qualità della spesa pubblica che tutela le priorità territoriali, di genere e generazionali. Passa da qui l’occasione per l’Italia di avere nel suo Mezzogiorno non solo la regione-guida del Mediterraneo, ma anche il centro propulsivo di quell’economia di pace e sviluppo che è la possibilità concreta che ha ancora l’Europa per sventare il rischio capitale di una recessione solo europea.
NELLA giornata di ieri è stata definitivamente approvata la seconda legge di Bilancio firmata Giorgia Meloni. È una manovra che si muove nel solco della prudenza sulla finanza pubblica ricorrendo all’extra deficit per preservare il taglio del cuneo fiscale ai ceti deboli (10 miliardi) ed aggiungere una sforbiciata nuova dell’Irpef sempre a favore delle fasce di reddito più basse che vale poco più di 4 miliardi. Si tratta di due provvedimenti che hanno la copertura finanziaria, al momento, per un solo anno e esprimono un’azione di politica economica dichiaratamente anticiclica che si propone di tutelare il potere di acquisto di chi ha meno in una fase di rallentamento globale.
Che è l’effetto cumulato di due conflitti ormai non più regionali, guerra mondiale delle materie prime e quadro geopolitico percorso da problemi planetari che riguardano i confini dell’intelligenza artificiale, la grande crisi demografica e i flussi ininterrotti delle migrazioni dalla polveriera del Sud del mondo, il taglio delle grandi catene della logistica e la contrazione del commercio globale, un nuovo ordine dove si confrontano oligarchi e Occidente.
I tratti salienti di questo doppio intervento fiscale sono evidentemente quelli tipici di una politica economica di sinistra fatto da un governo di destra che pone attenzione alla questione sociale italiana irrisolta e si coniuga con una postura di serietà sul resto della manovra. Che vuol dire tutelare la clausola di salvaguardia del nostro maxidebito pubblico, tagliando ancora la spesa previdenziale smentendo i proclami ideologici leghisti, fare i conti con la pesantissima eredità del Superbonus ed evitare di commettere passi falsi che possano compromettere la credibilità fiscale italiana almeno nel breve termine. Quello che, però, sfugge alla gran parte degli osservatori è che la vera legge di bilancio dello sviluppo possibile questo governo la fa grazie alla credibilità che il ministro Fitto è riuscito a garantire in Europa al governo Meloni con un gioco di squadra che ha coinvolto la premier in prima persona, ed il suo vice e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che hanno tutti insieme costruito un rapporto solido con la Commissione europea e, a livello personale, direttamente con la presidente Ursula von der Leyen.
Il metodo Fitto fatto di chiarezza di priorità strategiche, visione complessiva da sistema Paese, una interlocuzione preventiva a 360 gradi con le strutture tecniche e politiche di governo europeo, ha consentito quello che è oggettivamente un miracolo se si ha l’onestà di ricordare almeno un decimo degli allarmi politico-mediatici italiani che hanno ripetuto un giorno sì e l’altro pure che nessuna rimodulazione degli interventi sarebbe stata possibile, che l’incasso della terza rata era a rischio, la quarta persa, e che l’Italia si stava giocando l’osso del collo sul capitolo decisivo per la sua finanza pubblica e, addirittura, cruciale per la leva degli investimenti pubblici e privati senza la quale evitare la recessione sarebbe stato impossibile. Bene, è successo l’esatto contrario, sono stati incassati la terza e la quarta rata, e avviata la richiesta della quinta, centrando tutti gli obiettivi riformistici e i target concordati collocandoci al primo posto in Europa. Soprattutto, non solo si è fatta la rimodulazione, ma attraverso di essa (Repower Eu) si è fatta la vera manovra di investimenti che serve come il pane per tutelare la crescita preservando un sostegno di 14 miliardi alle imprese con transizione 5.0, contratti di filiera e molto altro e collocando oltre sei miliardi di interventi infrastrutturali per cogliere l’opportunità storica di fare del nostro Mezzogiorno il grande hub energetico e manifatturiero del Mediterraneo e offrire all’intera Europa una prospettiva duratura di crescita che tolga la ex locomotiva, che è quella tedesca, dalla grande recessione in cui è sprofondata.
Il metodo Fitto avrebbe dovuto ispirare anche la trattativa sul nuovo Patto collocando l’Italia dal primo momento tra i grandi negoziatori dentro, non fuori, lo storico nocciolo duro franco-tedesco, è stato un errore grave, ma c’è ancora tempo per recuperare nei passaggi che verranno prima e dopo i risultati delle nuove elezioni europee. Quello che deve rinfrancare è che gli stessi predicatori del crac certo del Pnrr italiano, quelli che dicevano che avremmo avuto un buco in bilancio non incassando né la terza né la quarta rata del Pnrr, non fanno ora che ripetere in coro: sì, è vero, i soldi li abbiamo presi, ma non li sappiamo spendere. Che è poi il problema storico italiano, potremmo definire strutturale, da almeno due o tre decenni.
Vorremmo segnalare a tutti che non solo l’incasso delle rate lo abbiamo avuto anche perché le riforme della giustizia, della amministrazione e dell’inclusione sociale avanzano, e questo vuol dire molto per fare ripartire la macchina degli investimenti, ma che come un orologio svizzero è pronto per gennaio il nuovo decreto Fitto sugli investimenti, che riguarda tutte le fasi dell’attuazione concreta degli interventi valorizzando il dialogo decisionale e disboscando con l’accetta il circolo corruttivo perverso italiano fatto di veti e contro veti. Tutto ciò produrrà un ritmo di spesa effettiva che non si vedeva appunto da decenni che andrà, per di più, a cumularsi con il tiraggio forte, dato per scontato, degli incentivi fiscali alle imprese che sono altra spesa effettiva e altro sviluppo moltiplicato dalle buone performance sui mercati di esportazione, soprattutto extra-Ue. A marzo saremo sicuramente i primi anche nella capacità di spesa nonostante da oggi ad allora tutti diranno il contrario.
Tra febbraio e marzo, inoltre, arriverà anche la riforma della coesione, che nessuno ancora bene in Italia neppure sa che cosa sia, e questa regia unica della macchina per investimenti che mette insieme le risorse del Pnrr, di coesione e sviluppo, dei fondi strutturali e di quelli nazionali del Piano complementare, garantirà finalmente una qualità effettiva della spesa pubblica produttiva che tutela le sue priorità territoriali, di genere e generazionali. Passano da qui la sfida cruciale del Piano Mattei e l’occasione storica per il nostro Paese di avere nel suo Mezzogiorno non solo la regione-guida del Mediterraneo, ma anche il centro propulsivo di quell’economia di pace e sviluppo che è la sola possibilità che ha ancora l’Europa per avere ulteriori margini di crescita duratura e sventare il rischio capitale di una recessione solo europea.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA