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Il momento più basso della storia repubblicana con una legge di bilancio. È difficile dire alla gente di andare a votare parlamentari che danno soldi a qualche sodale trombato o alle fondazioni degli amici. Siamo alla raccolta di desiderata microscopici. Su capitoli vitali come pensioni e riforma fiscale pezzi della maggioranza e le opposizioni rinunciano a incidere sui contenuti e preferiscono ritagliarsi lo spazio per la solita sequela di interventi propagandistici prima e di comizietti a favore di telecamere dopo. Che pena!
Il lavoro che ha fatto l’Italia sul Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) merita un elogio senza condizionali. Perché essere il primo Paese europeo a ritrovarsi nelle condizioni di potere richiedere il pagamento della quarta e della quinta rata dopo avere centrato tutti i 52 obiettivi entro la fine dell’anno rende fragoroso il contrasto con il rumore di contestazione permanente del lavoro del ministro Fitto operato praticamente da tutte le opposizioni. Questi sono fatti, non parole.
Come è un fatto che un nuovo patto di stabilità e crescita tedesco che propone dall’alto della sua dirompente crisi istituzionale e economica una gabbia ingestibile per Italia e Francia è fuori dalla realtà e, quindi, non passerà mai. Non si può chiedere all’Italia, per esempio, di firmare un nuovo “patto di stabilità” dove la crescita è abolita con il vincolo di un deficit all’1,5% e, quindi, ingestibile perché si colloca tre punti buoni sotto le previsioni del nostro governo di deficit strutturale. Stiamo parlando, per capirci, di qualcosa che vale 70 miliardi che non troveremmo mai e, quindi, abbiamo detto tutto. Per non parlare dei problemi che avremmo per il debito causa soprattutto l’eredità da 100 e passa miliardi di superbonus veramente impressionante. Questo regalo ai ricchi pagato dai poveri entrerà nella storia delle brutture del secolo. L’ipotesi di mediazione del ministro francese Le Maire strappa un ridimensionamento della gabbia tedesca e va valutata con estrema attenzione, se possibile ancora migliorata.
È evidente che deve assicurare all’Italia una gestibilità effettiva degli impegni assunti non solo a parole. Si tratta nella notte e, a nostro avviso, non è saggio accettare compromessi che non garantiscano margini di sicurezza reale. A fronte di questo quadro internazionale dove si mescolano risultati e difficoltà ma soprattutto si ha la misura della delicatezza del momento, tocca di assistere in casa al solito rosario delle marchette in Parlamento sulla legge di bilancio che è l’atto di politica economica più rilevante di un Paese. Con il favore delle tenebre tra la notte di domenica e lunedì senza che alcuno alzasse un sopracciglio per difendere la dignità del Parlamento, la maggioranza ha presentato e votato emendamenti per regalare di volta in volta centinaia di migliaia di euro per più anni a questa o quella fondazione degli amici degli amici, finanziamenti ad personam per qualche asilo nido o museo minore.
Ovviamente soldi anche per Trento capitale europea del volontariato quasi che non bastassero mai tutti gli extra fondi di cui gode per il suo regime speciale uno dei territori più ricchi del Vecchio Continente. Con le briciole che sono rimaste si accoda anche l’opposizione che fa votare aiuti per iniziative tutte da capire contro la violenza di genere.
Solo per dire che la battaglia è sacrosanta e ben altro si dovrebbe impegnare, ma regalando soldi pubblici a questa o quella associazione amica il rischio di fare poco o nulla diventa una certezza. Ovviamente non manca il solito codicillo per accelerare la carriera dei vice prefetti oggi di altri funzionari in altre stagioni. Potreste obiettare che è sempre stato così, ma che il ruolo del Parlamento si riduca così brutalmente a infilare nella notte tra domenica e lunedì alla Camera un po’ di marchette, a riprenderle in mano oggi in Senato e a fare finta tra Natale e Capodanno di discutere una manovra che non si può più cambiare fa comunque una certa impressione. Questa volta il Parlamento non ha proprio toccato palla rispetto alle decisioni del governo e il Parlamento assomiglia sempre di più a un animale che docilmente si accomoda al proprio sacrificio certificando la sua totale inutilità.
Anzi, a onor del vero, sia chiaro solo dal punto di vista del merito non certo della indiscutibile sovranità della democrazia parlamentare, se per assurdo questa stessa legge di bilancio non fosse proprio passata per il Parlamento si sarebbero risparmiati una sessantina di milioni di marchette che devono pagare i contribuenti italiani. Oggi si passa al Senato e vogliamo dire con chiarezza che la discussione e il ruolo esercitato dal Parlamento rappresentano insieme il momento più basso della storia repubblicana in occasione della approvazione di una legge di bilancio. È difficile dire alla gente di andare a votare i parlamentari che impegnano il loro tempo a sostenere economicamente qualche loro collega trombato o a elargire questa o quella prebenda clientelare a loro amici e amici degli amici. Siamo alla raccolta di desiderata microscopici.
Su capitoli vitali come pensioni e riforma fiscale, solo e per fare un paio di esempi, pezzi della maggioranza e la totalità delle opposizioni hanno rinunciato al loro ruolo che è quello di dibattere e costruire prima alleanze vere che incidono sui contenuti. Si dice che ci sono troppe fiduce e che il ruolo del Parlamento è svuotato, ma sono loro stessi che invece di negoziare duramente per ottenere margini fiscali o obiettivi concreti preferiscono ritagliarsi lo spazio per la solita sequela di interventi propagandistici prima e di comizietti a favore di telecamere dopo. Che pena!
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