Giorgia Meloni
3 minuti per la letturaRecida le alleanze che la portano fuori strada e operi affinché sparisca il mood interno che qualcuno alimenta “finalmente ci sono i nostri” perché i bravi servono alla Rai come nelle grandi aziende e di servi per le minutaglie di potere ce ne sono già troppi. La partita della Meloni è fare la Thatcher come ha fatto bene sull’economia e sul Pnrr e ora sempre in Europa sul nuovo Patto. Qui si giocherà il suo futuro facendo in casa le riforme che servono, scegliendo le alleanze giuste e collocando il Piano Mattei come priorità strategica europea. Senza rinvangare il passato e sognare rivincite che non servono a niente
Il problema della Meloni di oggi è quello che non deve più perdere tempo con personaggi più o meno improbabili. Passi ovviamente per Sunak, che molti danno comunque per sconfitto alle prossime elezioni inglesi, ma proprio no con il capo della Vox spagnola che vuole appendere Sanchez per i piedi anche se nega di averlo detto. Guida un partito ritenuto di “neofranchisti”, questi sono davvero o comunque questi appaiono, e lei non ha più bisogno di infilarsi in questo tipo di cose.
Sta uscendo da quel gorgo e non ci si deve rimettere dentro oppure farsi rimettere dentro. Perché lei è già oggi un’altra cosa e può costruire un’altra storia. Perché non dovrebbe farlo? Deve essere la nuova Thatcher italiana e nient’altro. Ha fatto bene in economia, ha mostrato serietà sulla finanza pubblica, ha avuto ragione sul nuovo Pnrr smentendo tutti i soloni, non ha fermato la crescita dell’occupazione, gode di credito politico all’estero e mostra una visione coerente delle cose. Anche per questo si deve lasciare del tutto alle spalle il mood sbagliato che qualcuno continua ad alimentare “finalmente abbiamo vinto, finalmente ci hanno riconosciuto”.
Lo stesso mood che fa dire a altri “finalmente abbiamo i nostri uomini alla Rai” oppure “abbiamo i nostri nelle aziende pubbliche”. Tutto questo è sbagliato perché in queste aziende ci sono grandi professionalità che sono per contratto al servizio, secondo le regole, del cosiddetto potere dominante, fanno parte della squadra dello Stato dove si possono fare le cose. Il suo interesse come capo di governo è che siano in grado di fare un ottimo programma e si concentrino sull’attuazione per avere successo e fare le cose giuste. Per le minutaglie di potere c’è poi addirittura un eccesso di servi che muoiono solo dalla voglia di attaccare il carro dove vuole il padrone.
Alla Rai come nelle aziende pubbliche quotate le cose funzionano se hanno alla loro testa manager che si sono fatti le ossa da soli e che sanno come ci si deve muovere per fare funzionare la propria azienda. Chi fa ideologia fondamentalmente è uno che non è bravo nel suo mestiere ammesso che ne abbia uno. La partita della Meloni è fare la Thatcher in Italia e in Europa e, su questo doppio tavolo, si giocherà il suo futuro. Altrimenti cadrà prima dei cinque anni del mandato. Per questo è importante avere una rotta chiara e riconoscibile, evitare sbandamenti, puntare al futuro in modo coerente e trasparente facendo le riforme che servono e scegliendo le alleanze giuste.
Senza rinvangare il passato e sognare rivincite che non servono a niente. Se vuole rimanere al 30% di consensi e cambiare l’Italia, deve fare ciò che vuole il 26% di consensi di elettori in più che ha conquistato nell’urna e ancora di più dopo proprio per quello che ha fatto in politica estera, la linea di serietà in finanza pubblica, e le aspettative su di lei che queste scelte e questi comportamenti hanno generato. Pensi piuttosto a dare subito concretezza al piano Mattei che è il segno di una felice intuizione, ma lo collochi dentro il quadro europeo come priorità strategica della nuova Europa. Questo deve farlo subito, è lo spirito della comunità europea fondatrice di Roma da lei ieri rievocato ad Atreju. Deve farlo subito esercitando la leadership e facendo squadra, prima che lo facciano altri con una nuova leadership e la stessa squadra.
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