Raffaele Fitto
4 minuti per la letturaNon può una mail di funzionari di Bruxelles a quelli italiani bloccare tutto. Siamo certi che sul tavolo tecnico e politico Fitto saprà farsi valere in tempi strettissimi. Edf e Iberdrola bussano in casa nostra, ma non aprono a casa loro e hanno già avuto tutto rinnovato. Le imprese italiane rischiano di non prendere i soldi del Pnrr per la burocrazia e di essere le uniche in Europa a rallentare gli investimenti per le gare
Eravamo pronti a dare atto a Gilberto Pichetto Fratin di essere rientrato da Marte sulla Terra e di avere finalmente riconosciuto nel decreto energia che Gioia Tauro, in Calabria, e Porto Empedocle, in Sicilia, “costituiscono interventi strategici di pubblica utilità, indifferibili e urgenti le opere finalizzate alla costruzione e all’esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale, liquefatto onshore, nonché le connesse infrastrutture, per le quali, alla data di entrata in vigore della presente disposizione, sia stato rilasciato il provvedimento di autorizzazione”.
Eravamo molto contenti e pronti a sventolare questa bandiera per quello che è: una grande vittoria di questo giornale che ha contestato in ogni modo e in ogni forma la miopia di non volere accordare la strategicità alle due grandi capitali energetiche italiane del mondo capovolto. Che fa del Sud italiano non solo il primo dei Sud della terra, ma il centro – non più periferia – dell’intera Europa dopo che i carri armati russi in Ucraina hanno fatto saltare per sempre l’asse Est-Ovest e la strada obbligata per gli approvvigionamenti energetici e gli sviluppi manifatturieri indotti passa obbligatoriamente di qui.
Per il Mezzogiorno certo e per l’industria italiana, ma a onore del vero anche per tutta la grande manifattura europea. Crediamo di essere stati così abbastanza chiari di modo che tutti comprendano la reale portata della partita e perché non possa essere persa per nessuna ragione al mondo. Come nulla può permettere anche solo di rinviare per qualsivoglia motivo la realizzazione del gasdotto di Sulmona Nord che collega Gioia Tauro e Porto Empedocle alla dorsale produttiva del Nord italiano e del Nord europeo.
Tutto questo non è avvenuto perché è stata esibita una mail dei funzionari di Bruxelles recapitata ai funzionari degli affari europei che manifestavano la loro ostilità al rinnovo delle concessioni idroelettriche che neppure sono citate nelle raccomandazioni europee per il Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr). Questo è inaccettabile. È inaccettabile perché sono in gioco 5/6 miliardi di investimenti con una quota rilevante al Sud di cui abbiamo bisogno come il pane, ma ancora prima è inaccettabile perché questo tipo di osservazioni addirittura vincolanti non sono state fatte né per la Francia né per la Spagna.
Siamo certi che il ministro Fitto riuscirà in tempi strettissimi a depotenziare la insopportabile anomalia di un’Europa che fa due pesi e due misure sullo stesso tema. Perché non c’è dubbio che è delicatissimo il passaggio sul via libera alla erogazione della quarta rata del Pnrr entro dicembre di quest’anno e, ancora di più, alla rimodulazione degli obiettivi a partire dalla quinta rata Repower Eu compreso, ma è fuori discussione in modo assoluto che un Paese con un debito pubblico al 140% e rendimenti dei suoi BTp a lunga scadenza che continuano a viaggiare attorno a livelli record del 5% tutto si può permettere meno che di bloccare gli investimenti, a partire da quelli energetici.
Sono la base della crescita di cui ha bisogno vitale per consolidare la fiducia degli investitori internazionali e dei consumatori italiani e per garantire la effettiva sostenibilità del maxi debito pubblico, appesantito da molte zavorre ricevute in eredità, nella sua traiettoria discendente e, addirittura, di stabilizzazione. La complessità della materia degli investimenti legati alle concessioni idroelettriche è ben conosciuta da Bruxelles perché è perfettamente consapevole che ci sono difficoltà tecniche legate al Green deal e a un problema complesso di autorizzazioni regionali, e non solo, tanto è vero che non ha avuto alcuna esitazione a dare disco verde a Francia e Spagna. Cosicché, per capirci bene e non fare nomi, Edf e Iberdrola bussano in casa nostra, ma non aprono in casa loro e hanno già avuto tutto rinnovato per le loro concessioni idroelettriche. Questo tipo di andazzo va fermato all’istante sui tavoli tecnici e, ancora prima, sul piano politico.
Altrimenti le imprese italiane rischiano di avere il doppio danno perché, da un lato, per colpa della burocrazia non riescono a prendere i soldi del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) e, dall’altro, si vedono costrette ad essere le uniche in Europa a fare le gare rallentando così ulteriormente gli investimenti. Addirittura senza neppure un termine perentorio per le concessioni idroelettriche che non c’è peraltro neppure per il mercato tutelato, anche se qui è almeno indicato, nonostante gli altri fuori casa se ne fregano e noi in casa non ci opponiamo ma chiediamo solo tempi compatibili e salvaguardia di investimenti e di nuova occupazione. Un suicidio in piena regola che aggrava, peraltro, indirettamente il ritardo con cui il treno italiano arriva alle stazioni del futuro che sono Gioia Turo e Porto Empedocle. Non ci si può credere.
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