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I due blocchi, autocratico e occidentale, non dialogano. Fa notizia solo la presenza di Zelensky. Per occuparsi di Africa servono il Piano dell’Occidente e un progetto politico condiviso. Il resto sono desideri amorevoli. All’Onu non si parla di nuovo Fondo Monetario Internazionale e nuova Banca mondiale, di riassetto multilaterale, di Banca per l’Africa, del Consiglio di sicurezza. Cade l’economia mondiale e cambia il quadro geopolitico, ma all’assemblea dell’Onu non accade nulla. Nessuno prende una decisione. Nessuno protesta. Si danno tutti appuntamento all’anno prossimo. Come sempre.
Si va verso un mondo diviso in blocchi con due baricentri separati che neppure si confrontano tra di loro. Il primo è quello autocratico che ambisce a fare da solo mescolando soldi, armi, petrolio, debiti e tecnologia. Il secondo è quello occidentale che negli Stati Uniti vive la stagione della lunga crisi delle leadership politiche, ma si illude di preservare botta come potenza assoluta economica, finanziaria, tecnologica e vuole intorno a sé l’Europa dei vassalli e valvassori che così nobilmente decaduti e divisi fanno il male loro e degli Stati Uniti.
Dal Piano Mattei per l’Africa siamo passati alle piattaforme logistiche in Tunisia, Marocco, in Guinea e così via mentre tutto brucia intorno nei Mediterranei delle povertà, dei terremoti e delle alluvioni, e su tutto delle bande mercenarie di questo o quello degli autocrati di turno che fanno a gara nello spadroneggiare. Ciò che sembra preoccupare più di ogni altra cosa è impedire ai barconi di partire. C’è anche qui una “nobile” gara tra italiani, francesi, tedeschi a chi fa la voce più grossa sui rimpatri e a chi urla di più il buonismo della demagogia perseguendo entrambi gli schieramenti non la soluzione del problema, ma i presunti consensi elettorali legati alla forza delle rispettive prese di posizioni. Le Nazioni unite e il multilateralismo condannato dalla storia di cui sono espressione spariscono dalla scena. Anche i media internazionali hanno smesso di occuparsi dell’assemblea dell’Onu, si sono stancati perfino delle parole.
Hanno parlato di Zelensky perché ci è andato, fa ancora notizia la presenza, non per quello che ha detto visto che ha ripetuto cose già dette. Se si vuole parlare seriamente del Piano per l’Africa servono un maxi Piano di tutto l’Occidente e un progetto politico condiviso. Altrimenti non c’è niente da fare. La quantità di popolazione interessata dal fenomeno della più pesante delle povertà è tale da vivere l’aiuto del singolo Paese al massimo come un piccolo sollievo, ma molto più probabilmente come espressione di un desiderio amorevole, ma nulla più di un desiderio. Diventano al massimo un’espressione di affetto della stessa Onu che peraltro non dice nulla, si ferma sulle cose vere al niente del niente. Siamo al niente del niente sulle grandi decisioni in termini di sicurezza, di politica estera, di guerra e pace. L’Onu fa quello che può, nulla, e organizza la sua bella assemblea, che è una bella occasione di incontri, di bilaterali, ma con un senso complessivo di impotenza che appare addirittura costitutivo visto le condizioni in cui opera.
Si è fatto poco o niente anche al G 7 e al G 20 perché il mondo è diviso in blocchi e se ne manca sempre uno, in toto o in parte, non si fanno grandi passi avanti, ma almeno qualcosa da scrivere la stampa internazionale in quelle occasioni la ha trovata. Qualche memorandum di intesa commerciale di grande portata è stato sottoscritto. Significava qualcosa anche rispetto ai blocchi che non si parlano e hanno diviso il mondo in due baricentri. All’Onu non si riesce nemmeno a parlare di nuovo Fondo Monetario Internazionale, di nuova Banca mondiale, di un nuovo assetto delle organizzazioni multilaterali per cominciare almeno a vedere come possono sopravvivere, di Banca per l’Africa, di nuova Bei, della ricostruzione in Ucraina, della composizione e della impossibilità di decidere del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ci sono la caduta dell’economia mondiale e il nuovo quadro geopolitico, ma all’assemblea dell’Onu non accade nulla. Nessuno prende una decisione. Nessuno protesta. Si danno tutti appuntamento all’anno prossimo. Come sempre.
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