Matteo Renzi e Carlo Calenda
4 minuti per la letturaIn Europa si è sciolto o come espressione del moderatismo della CDU tedesca oppure rifluendo a pezzi nei blocchi di destra o di sinistra. C’è un famoso libro americano che parlava anticipatamente del centro vitale come forza motrice per fare vincere o perdere le elezioni a repubblicani e democratici. Chi oggi in Italia esprime questo centro vitale al passo con i tempi prevarrà sugli altri. Entrambi gli schieramenti, destra e sinistra, sono avvertiti. Il centro vitale in modo autonomo non può andare oltre una forma moderna del partito repubblicano di Ugo La Malfa. Che non ha mai vinto, ma ha avuto stagioni in cui ha pesato molto. Se lo avessero ascoltato sul no alle Regioni, gli italiani se ne sarebbero avvantaggiati
MENTRE tutti si affrettano a archiviare in una soap opera di caratteri il terzo polo di Renzi e Calenda, sorvolando sulla sfida di offerta politica e di contenuti economici che quella proposta si prefiggeva, è forse utile una riflessione sull’eterno problema politico di qualsiasi Paese avanzato che riguarda il centro come collocazione autonoma o come polo di attrazione elettorale di volta in volta per la destra o per la sinistra.
La domanda di fondo è: esiste uno spazio nel mondo occidentale per una proposta politica di centro autonoma o piuttosto questa proposta politica deve essere uno spazio da costruire dentro gli schieramenti opposti di destra e di sinistra in modo da condizionarli e fare convogliare lì i voti degli stessi elettori moderati-riformisti? Si è verificata, nel panorama internazionale, la grande eccezione italiana che è rappresentata dalla Democrazia Cristiana a causa di un rapporto speciale tra i cattolici italiani figlio del conflitto storico con lo Stato dei Savoia. Non potendo entrare nelle varie formazioni liberali e socialiste, il mondo cattolico si è organizzato come forza autonoma dello Stato e il centro ha avuto un partito tutto suo che aveva alle spalle un partito dei cattolici.
Questo è accaduto in Italia e in Germania dove c’era un partito, la CDU, che traeva alimento dalla stessa comunità di pensiero e di vita che non riteneva di dovere confluire come componente di una coalizione di destra o di sinistra. In Italia oggi, indipendentemente dal folklore mediatico con cui si raccontano i caratteri delle persone, si presenta il problema se è possibile ricostruire un centro che sia un partito autonomo in assenza dell’attrattività storica del partito cattolico che lo aveva segnato diventando la somma e la sintesi di una serie di movimenti e tout court della stessa Chiesa che precedeva e sosteneva alle spalle questo partito politico. La storia ci insegna che la Democrazia Cristiana è sparita come tutti i partiti della prima repubblica con Mani Pulite.
In Europa l’unica esperienza che resta in piedi è quella dell’ex partito del centro CDU che è riuscito a rimanere un partito laico. Non esiste più nulla di simile in Francia né in Italia e neppure in Belgio. Non è nato qualcosa di simile in Spagna dove a un certo punto molti scommettevano su un partito centrista che si ponesse come alternativa tra franchismo e sinistra. Volendo essere realisti, dunque, in Italia esiste, forse, lo spazio per un partito centrista di testimonianza intellettuale e politica come erano i repubblicani di Ugo La Malfa nella Prima Repubblica. Che potrebbe essere il nuovo partito equilibrato moderato di centro che raccolga una forza elettorale dove si ritrovano quelli che non accettano né i massimalismi di destra né quelli di sinistra.
Ovviamente per portare avanti una sfida così ambiziosa, ci vuole un grande leader che esprima un carisma riconosciuto e accettato da tutti. L’alternativa a tutto ciò sono Tajani da una parte, nello schieramento di destra centro, e Bonaccini, dall’altra parte, nello schieramento di sinistra centro. Tajani ha il vantaggio oggettivo di esprimere una storia europea rilevante e rispettata e ha comunque alle spalle un partito. Bonaccini oggi è messo peggio perché deve stare dentro un partito che ha una tradizione anti correnti e con una guida “sinistra sinistra” che purtroppo si distingue per fare l’eco al nulla grillino ripetuto quotidianamente. Se no ancora, nel pantano dominante che riprende vita purtroppo solo mediaticamente, sul concreto ti trovi alla fine a fare i conti con il centro corsaro di Renzi che approfitta con intelligenza o furbizia, a seconda dei casi e delle convenienze del momento, per spostarsi un po’ di qua un po’ di là. In Europa l’enigma del centro italiano è stato sciolto o come espressione del moderatismo della CDU tedesca oppure questo centro è rifluito un pezzo nel blocco di destra e un pezzo nel blocco di sinistra.
C’è un famoso libro americano, “The Vital Center” di Arthur Schlesinger, che poneva anticipatamente l’accento su come questo centro vitale fosse nella politica degli Stati Uniti la forza motrice vera perché era il centro la meta verso la quale dovevano puntare repubblicani e democratici se volevano vincere le elezioni. Chi oggi in Italia, ci permettiamo di azzardare noi, riesce ad esprimere questo centro vitale al passo con i tempi prevarrà sugli altri. Entrambi gli schieramenti, destra e sinistra, sono avvertiti. Se il centro vitale prenderà forma in modo autonomo, non potrà andare oltre l’espressione di una forma moderna del partito repubblicano di Ugo La Malfa. Che non ha mai portato alla vittoria, ma ha avuto stagioni in cui ha pesato, eccome, nella vita politica italiana. A volte, se lo avessero ascoltato di più, un caso per tutti la netta contrarietà alle Regioni, gli italiani se ne sarebbero avvantaggiati.
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