X
<
>

Share
5 minuti per la lettura

Va colto il significato del ripetuto richiamo degasperiano a “mettersi tutti alla stanga” di Sergio Mattarella. Un Capo dello Stato, cresciuto nel peso del suo ruolo giorno dopo giorno tra primo e secondo mandato, che mette insieme Pertini e Moro e parla a tutti facendosi capire. Ora è proprio sul Pnrr che si potrà toccare per mano se esiste questa “coscienza di Stato”. Lo spirito della nostra Carta di Napoli è quello giusto per rendere proficuo il dialogo strategico tra Fitto e i sindaci di Napoli e Bari. Come saranno Meloni e Macron a dovere dimostrare, sul quadrante dell’Africa, di sapersi misurare con le armi dei russi e i soldi dei cinesi replicando con Scholz al loro fianco la coesione dei Fondatori

Coscienza di Stato significa capire fino in fondo il significato del ripetuto richiamo degasperiano a “mettersi tutti alla stanga” di Sergio Mattarella. Un Capo dello Stato che è cresciuto nel peso del suo ruolo giorno dopo giorno senza mai interruzioni tra primo e secondo mandato. Un Capo dello Stato di cui si percepisce giorno dopo giorno il filo diretto che lo lega alle donne e agli uomini di questo Paese con una specialità di rapporto che mette insieme Pertini e Moro e riesce a parlare a tutti facendosi capire. Ora è proprio sul Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) che si potrà toccare per mano se esiste davvero questa “coscienza di Stato”.

Perché avere spezzato la lunga stagione delle illusioni dove si scambiavano studi di fattibilità per cantieri aperti e avere condotto con successo un’operazione verità che ha consentito di superare il doppio esame di Bruxelles su terza e quarta rata, è la base di quella nuova realizzabilità che si deve ancora costruire e che si nutrirà di una chiarificazione annuale dove tutte le fonti di finanziamento europee e nazionali dovranno avere pari dignità e nessuno dei progetti seri avviati o in corso d’opera dovrà più rischiare di non essere portato a compimento.

Non è accettabile che le opposizioni perseguissero il fallimento dell’operazione condotta da Fitto per un effimero trofeo politico da sventolare alle elezioni sorvolando sul fatto che questo significava togliere al Paese l’unica concreta possibilità di consolidare la crescita e la credibilità riconquistate dopo la lunga stagione da fanalino di coda europeo. Non è possibile che Fitto, ma l’ipotesi è del tutto irrealistica conoscendone la sensibilità, non impegni questi giorni prima della pausa ferragostana e più concretamente l’autunno per mettere in sicurezza, a partire da Napoli e Bari, quei progetti strategici che sono la smentita di una tendenza a trasformare l’assenza nel Sud di un’adeguata offerta infrastrutturale prima in una normalità poi addirittura in una rassegnazione.

Primo, perché questa misurabile patologia non è più neppure ipotizzabile per un Paese chiave del Mediterraneo, per un Paese chiave per la crescita della Unione Europea e, quindi, per un Paese che partecipa in modo determinante nella crescita del Prodotto interno lordo comunitario. Secondo, perché la visione di tutta la rimodulazione del Pnrr ruota intorno all’asset del Mediterraneo e ha nel Piano Mattei e nelle sue declinazioni alla pari energetiche, industriali, di portualità e economia del mare un punto irrinunciabile.

Avere coscienza di Stato significa che le opposizioni devono mettere davanti a tutto l’interesse nazionale del Piano che finalmente sceglie e non assembla più pezzi sparsi.

Così come Fitto e l’intero governo devono prestare il massimo ascolto a tutto ciò che si muove negli investimenti pubblici e privati nelle grandi aree metropolitane del Mezzogiorno e di tutti i Comuni perché il cambio della narrazione del Sud, già in parte avvenuto, deve proseguire e nutrirsi di un racconto sostenuto dai fatti, non dalle parole. La nostra Carta di Napoli, da questo punto di vista, ha tutti gli elementi per caratterizzarsi come punto di coagulo di una nuova programmazione e di una nuova politica economica coerenti con la scelta obbligata del grande hub energetico e manifatturiero del Mediterraneo collocato nel Mezzogiorno italiano.

Avere coscienza di Stato significa fare quello che sta facendo il ministro Giorgetti nella finanza pubblica evitando di rompere il giocattolo e prestare ascolto alle parole illuminate del primo dei banchieri italiani, Carlo Messina, tecnologie e capitale umano insieme per essere la prima banca europea della grande svolta digitale, quando invita tutti ad affrontare con la serietà dovuta la questione salariale esattamente come sta già facendo Intesa Sanpaolo. O quando ricorda che investiamo più dei tedeschi mentre la pubblica lagna recessiva italiana prova a annullare il miracolo economico degli ultimi tre anni.

Avere spirito europeo oggi, a nostro avviso, significa rendersi conto una volta per tutte che per vincere la sfida del Mediterraneo, bisogna misurarsi tutti insieme con le armi dei russi e i soldi dei cinesi. Il colpo di Stato in Niger significa avere abbattuto l’ultimo avamposto dell’Occidente nel Sahel e costituisce una perdita fortissima di uranio per la Francia. La quale dovrebbe rendersi conto che sta perdendo ogni ruolo e che il suo impero non esiste più. In Niger c’è anche l’unica base americana che vale per noi e per loro, 300 sono i nostri soldati che per l’Italia sono tanti, mille sono quelli americani, e poi ci sono i tedeschi, i francesi. Anche per la Franca scatta, a questo punto, un obbligo di riflessione.

Questa partita così strategica per il futuro europeo, sullo scacchiere mondiale, l’Europa può vincerla solo se opera unitariamente. Sappiamo che a Macron non disturba che la Meloni sia di destra, ma piuttosto che abbia preso l’iniziativa sul Mediterraneo che avrebbe voluto prendere lui. Lo spirito europeo dei Fondatori oggi necessario impone a entrambi di muoversi con il massimo di compattezza e di avere al loro fianco il cancelliere Scholz oltre che i vertici delle istituzioni europee presenti e futuri.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE