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Giorgia Meloni

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Si passa da 10 miliardi in più a politica invariata fino a 30 miliardi e oltre che bruciano il ritorno al surplus commerciale delle imprese e il boom di turismo e servizi. Un incubo che diventa reale se il clima estivo surriscaldato da scandali e scandaletti mette a rischio la riforma della giustizia e accende gli appetiti elettorali su pensioni, decontribuzione, contratti pubblici, delega fiscale e anziani, tiraggio dei lavori del Superbonus oltre ai costi dovuti per la ricostruzione in Emilia-Romagna. Il problema non è il fabbisogno perché la cassa c’è e le rate del Pnrr arriveranno, ma non rompere il giocattolo dell’economia italiana ricevuto in eredità da Draghi e mettersi a correre sulla stessa rotta.

Giorgia Meloni ha una priorità assoluta. Controllare la situazione interna e mettere tra parentesi scandali e scandaletti più o meno artificiali. Vanno tenute sotto controllo le tensioni perché siamo in estate dove scarseggiano le notizie e ci si butta a capofitto su ogni tipo di polemica per accendere incendi che mettono a rischio la stessa riforma della giustizia, ma soprattutto ipotecano pericolosamente l’autunno che dovrà affrontare il test più delicato che è quello della legge di bilancio. In un clima surriscaldato e alla vigilia dell’appuntamento elettorale delle europee di giugno il rischio che l’esame dei conti pubblici diventi un incubo è reale.

Si passa da un minimo di 10 miliardi in più a politica invariata a 30 miliardi e anche molto di più per la legge di bilancio 2024/2026 che, ai fini europei, dovrà anche delineare l’itinerario che conduce al 2028/2029. C’è da misurarsi con tutto il peso della quota italiana dei costi dell’alluvione che oscillano complessivamente tra i 9 e i 10 miliardi anche se andranno scaglionati negli anni e saranno finanziati in sede europea. Per la decontribuzione a carico dei dipendenti pubblici sul 2024 sono minimo 10 miliardi. Quanto costa la delega fiscale nessuno lo sa, quella per gli anziani sono 1/2 miliardi. Il tiraggio connesso al superbonus era stimato in 9/10 miliardi l’anno, ma le comunicazioni di cassa di lavori effettuati sono di 15 miliardi entro dicembre e andranno dunque spesate per il 2024. Che cosa facciamo con i contratti pubblici che hanno un costo lordo di 10/15 miliardi se solo li mettiamo in pari con i pensionati?

Ci sono stati 20 miliardi in più di adeguamento Istat delle pensioni e senza fare nuovi scherzetti con altri numeri magici sotto o sopra l’ipotetica nuova quota come ci si regola sul capitolo previdenza? Ovviamente ci sono stati i 10/15 miliardi di anticipo sui lavori ai soggetti attuatori del Pnrr in attesa di incassare le rate, ma noi su questo tra fine anno e inizio prossimo siamo ottimisti perché si sta facendo un buon lavoro e non condividiamo il terrorismo mediatico-politico sul fabbisogno di cassa.

Le entrate fiscali non sono così stratosferiche perché sono a due facce: molto bene Ires e Irpef, non così bene quelle indirette a partire dall’IVA. Questo è un dato che stride totalmente con il boom di turismo e servizi e pone un tema vero di lotta seria all’evasione fiscale non più rinviabile. Ora diciamo le cose come stanno. In un quadro globale peggiore del previsto la situazione dell’economia italiana è migliore del previsto e, oltre al boom di turismo e servizi, si viaggia verso un rapido ritorno al surplus commerciale grazie alle nostre performance sui paesi extra Ue e al calo della bolletta energetica. Ovviamente nel secondo trimestre si sconta il pesante calo della produzione di aprile.

Il punto cruciale è che la Meloni dovrà fare i conti con gli appetiti dei suoi compagni di viaggio e degli uomini del suo stesso partito che chiederanno tutti qualche bandierina da esibire ai loro clienti prima del voto alle europee. Tutti cercheranno mance da distribuire per vincere le elezioni e le opposizioni soffieranno sul fuoco dicendo che si lesina sulla ricostruzione in Emilia-Romagna per fare i favori agli amici. Questa è la spirale perversa che la Meloni deve rompere subito in estate spegnendo il fuoco della polemica politica e facendo capire a tutti che non basta più, come ha egregiamente fatto fino a oggi, non rompere il giocattolo dell’economia seguendo le orme di Draghi, ma che bisogna ora proseguire sulla stessa strada premendo l’acceleratore. Occorre bandire illusioni pericolose a causa della volatilità del contesto mondiale e sbandamenti elettorali interni che guastano il clima e, alla fine, incidono su consumi e investimenti perché demoliscono la fiducia. Che, in economia, è il motore di tutto.


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