Elly Schlein
5 minuti per la letturaEmerge un problema di fiuto politico che o hai il naso per averlo o nessuno te lo può dare. Non puoi andare tu a casa dei Cinque Stelle quando ti sei appena assestata e non hai ancora la tua proposta. Le era stato chiesto di aprire un dibattito sui grandi temi per riprendere la guida dell’agenda del Paese. Parla della salute per la salute. Parla del problema della casa nelle grandi aree metropolitane e rivolgiti ai sindaci. Parla del salario minimo e di come mettere l’energia pulita sopra i tetti dei palazzi. Soprattutto parla di queste cose con proposte concrete, non solo slogan. Il problema della Direzione e di tutto il Pd oggi è che se compri la macchina scassata e quella si ferma lungo la strada, allora non puoi cambiarla all’istante perché ti resta solo di scendere e di andare a piedi
È un errore politico fondamentale che ha compiuto Elly Schlein andando alla manifestazione grillina con Conte e Grillo sulla precarietà. Parliamo di errore politico che, a nostro avviso, è più grave della frase choc di Grillo sul passamontagna e sulle brigate di cittadinanza. Che è a sua volta l’espressione di uno che parla a vanvera e ricorda, per di più, pericolosamente il linguaggio di Toni Negri. Alla Schlein non erano mancati suggerimenti autorevoli a partire da quelli di Romano Prodi. Poni la robustezza dei temi veri da affrontare per il Paese con la bandiera del Pd, fai le quattro o cinque proposte chiave con le quali cominciare la battaglia per il Paese, e allora vedrai che i ragazzi dei Cinque Stelle ti seguiranno.
Il problema che sembra emergere ora prima di tutto è il fiuto politico che o hai il naso per averlo o nessuno te lo può dare. Non puoi andare tu a casa dei Cinque Stelle quando ti sei appena assestata e nessuno ha ancora capito quale sia la tua proposta. Se vuoi essere un leader, sei tu che devi guidare, non puoi farti guidare da altri. Se no fai la figura dell’influencer che cerca il consenso di quelli di cui già sa come la pensano. Questa è la verità. Romano Prodi, per la prima volta dopo tanto tempo, non si era tirato indietro. Era stato prodigo di consigli anche pubblici.
Apri un grande dibattito, le aveva suggerito, sui grandi temi per riprendere la guida politica della discussione e dell’agenda del Paese. Parla della salute per la salute. Parla del problema della casa nelle grandi aree metropolitane e rivolgiti ai sindaci. Parla del salario minimo e di come mettere l’energia pulita sopra i tetti dei palazzi. Soprattutto parla di queste cose con proposte concrete, non solo slogan. Non basta dire salario minimo o salute e gridare “fate subito”, ma bisogna dire “si deve fare così così così” e se il governo non lo fa allora puoi dire con forza e seguito che il governo non lo fa perché non vuole che si arrivi a questo risultato. Non basta dire, ad esempio, siamo contro la precarietà, bisogna battere la precarietà. Che cosa significa? Esentiamo dalle tasse tutti quelli che assumono i giovani? In parte lo hanno già fatto e ha anche funzionato fino a un certo punto. Ora devi trovare un’altra soluzione che è lo sviluppo e quando c’è stato, come negli ultimi due anni e mezzo, si sono creati oltre un milione di nuovi occupati a tempo indeterminato.
Quindi ti devi porre il problema di come proteggere e consolidare lo sviluppo semplificando il più possibile, mirando correttamente l’area dei sussidi, uscendo dalla logica del Pnrr utilizzato per finanziarie i progetti nei cassetti dei Comuni per rifare i giardinetti invece di fare le opere strategiche per la crescita di lungo termine. Questo significa fare politica, dimostrare leadership e costruire l’agenda del Paese per candidarsi autorevolmente al ritorno al governo con il voto popolare.
Le dimissioni di D’Amato, e quelle avvenute prima di altri esponenti autorevoli, la direzione nazionale con le sue inquietudini, sono l’espressione di un disagio palpabile dentro e fuori il Pd. Il problema è che buttare giù lei oggi, a così poco tempo dal suo insediamento, significa buttare giù il Pd e su questo poi cade tutto e le ipocrisie prevalgono nella discussione pubblica. Bisognava pensarci prima, mentre tutti dicevano non è un problema perché tanto dopo le cose si aggiustano. Il problema invece è che se compri la macchina scassata e quella si ferma lungo la strada, allora non puoi cambiarla all’istante, ti resta solo di scendere e di andare a piedi.
Purtroppo, il problema italiano è che nessuno è capace di uscire da questo loop della politica sopra le righe fatta di parole vuote e slogan propagandistici. Entrerebbe in crisi questo sistema che ha fatto molto male se, ad esempio, la Meloni cominciasse a bacchettare i suoi che usano lo stesso linguaggio e fanno le stesse cose, ma ciò non avviene perché servono per raccogliere voti. Queste cose si tengono in piedi a vicenda facendo il male del Paese. Però, la Meloni, che ha il vento in poppa della stagione dell’economia ancora buona e della stabilità politica, dovrebbe liberarsi di queste palle al piede perché solo così potrà vincere a lungo. Altrimenti rimarrà comunque al governo per un bel po’ ma con le mani legate.
Così come, sul versante opposto, senza un cambiamento radicale, il Pd rimarrà al guinzaglio di Grillo e, cioè, di un guitto che parla a vanvera per occupare la scena e recuperare qualche voto. Grillo non ha neppure invitato a fare le brigate rosse, ma ha invitato la gente a fare delle sceneggiate. Perché se avesse fatto una proposta seria di fare i lavori socialmente utili per i Comuni una parte di quelli che hanno il reddito sarebbero entrati in crisi e la proposta non avrebbe sfondato. Invece se dici fallo di notte mettendoti la benda allora fai solo casino e fornisci la scusa a tutti per non fare niente. Questa Italia proprio non ci piace.
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