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Il ministro Raffaele Fitto

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La credibilità del nuovo modello Italia da Draghi a oggi si basa su delta più alti rispetto alle grandi economie europee, Stati Uniti e Giappone su Pil, consumi privati, investimenti fissi lordi. Dovuti a imprese e famiglie, ma anche a un contesto favorevole garantito dalla politica. La caduta strutturale tedesca non potrà non avere conseguenze su di noi, ma in termini relativi dovremo preservare delta favorevoli. Nessuno pensi, però, di lasciare solo Fitto perché la partita europea degli investimenti pubblici italiani è cruciale e la sua impostazione serve per invertire la rotta ventennale di stasi che ci aveva portato ad essere il fanalino di coda. Lo stigma del declino italiano di investitori esteri e interni allontanato con fatica da noi

La credibilità dell’Italia sui mercati internazionali si giocherà sulla capacità di preservare delta sempre più alti delle grandi economie europee come è avvenuto nel 2021, nel 2022 e nel primo trimestre del 2023. Facendo, cioè, l’esatto contrario di quello che abbiamo sempre fatto come Paese negli ultimi venti anni. Parla da sola una crescita tendenziale del Pil italiano dell’1,9% nel primo trimestre di quest’anno contro l’1,6% degli Stati Uniti, l’1,3% del Giappone, lo 0,9% della Francia, lo 0,2% del Regno Unito e il -0,5% della Germania.

Questo dato da solo, che viene dopo una super crescita italiana di oltre il 12% nel biennio precedente, significa che il mondo si è capovolto e che, come andiamo raccontando da un po’ di tempo, l’Italia ha oggi conquistato la posizione di testa di quei Paesi del Sud Europa che, sotto la spinta di un misto di boom turistico e dei servizi e di una buona tenuta delle esportazioni, riesce a evitare all’Europa intera la recessione, nonostante la caduta rovinosa della sua prima economia che è quella tedesca.

Nel caso italiano il miracolo è avvenuto senza dubbio grazie alla resilienza della sua economia soprattutto quella esportatrice, ma hanno contribuito in modo significativo le condizioni di contesto favorevoli garantite dai governi Renzi e Gentiloni, in modo speciale dal governo Draghi, e infine dal governo Meloni con la capacità rivelata di preservarne la continuità in termini di stabilità di finanza pubblica e di sostegno produttivo ai ceti più deboli e di politica industriale espansiva. Si è custodito il desiderio di Italia del mondo, consumi e investimenti hanno continuato a correre, turismo e servizi sono letteralmente esplosi.

Il punto centrale che non va mai dimenticato è che questo delta che avevamo sempre  peggiore degli altri è stato clamorosamente invertito e ora deve rimanere sempre  migliore. Almeno di un po’. Questo, non altro, garantisce la sostenibilità del debito pubblico italiano e comporta una capacità espansiva che sia sempre migliore degli altri in termini relativi. È questa l’ambizione che salva l’Italia per l’oggi e per il domani.

Se nel primo trimestre di quest’anno i consumi privati italiani crescono del 3,4% e quelli tedeschi crollano dell’1,5% e i nostri investimenti fissi lordi aumentano del 3,3% contro lo 0,3% tedesco e lo 0,4% del Regno Unito significa che il secondo grande miracolo economico italiano è un dato incontrovertibile, ma anche che la crisi tedesca è profonda, viene da lontano con la dipendenza energetica dalla Russia di Putin e l’intreccio distorto con la Cina, e che soprattutto questa crisi può fare molto male all’economia europea nel suo complesso e all’Italia in particolare.

Il dato della produzione industriale italiana di aprile in forte calo non va drammatizzato perché è in linea proprio con quello che sta succedendo in Germania che spinge le imprese italiane a smaltire le scorte per prudenza esattamente come avvenne a gennaio quando nessuno metteva in discussione l’arrivo della recessione. Poi si è visto che le cose per l’Italia sono andate molto diversamente in termini di Pil anche se oggi si tratta di fare i conti con un -0,5% della Germania al quale si unisce pure il -0,7% dell’Olanda.

Noi siamo convinti che turismo e servizi continueranno a fare faville e che sui mercati extra Ue le imprese italiane saranno protagoniste assolute, ma quello che deve essere chiaro a tutti è che ciò che conterà sarà il delta tra noi e gli altri in termini di Pil. È chiaro che se l’Europa tutta si fermerà anche l’Italia si fermerà, ma quello che tutti andranno a guardare è il delta della fermata per vedere se il nostro Pil si fermerà sempre meno di quello tedesco e della media europea, al contrario di ciò che accadeva sempre prima.

Quando, se le cose andavano bene per gli altri per noi andavano benino, ma se le cose andavano male per gli altri per noi andavano puntualmente malissimo. Quel fanalino di coda oggi non esiste e la politica italiana deve fare di tutto perché non torni mai più. La prima cosa che deve fare in modo assoluto è di non pensare mai neppure per un istante di lasciare solo Fitto perché la partita europea degli investimenti pubblici italiani è quella cruciale e la sua impostazione è quella che serve per invertire la rotta ventennale di stasi che ci aveva portato ad essere il fanalino di coda.

L’Europa ci vuole aiutare, è suo interesse, a farci del male possiamo essere solo noi. Per cortesia, evitiamo polveroni masochisti che sono la nostra specialità, dobbiamo stare molto attenti a non fare rinascere lo stigma di quel declino italiano che con tanta fatica si sta allontanando da noi. Cerchiamo per una volta di volerci un po’ più di bene raggiungendo almeno il livello di interesse che stanno dimostrando nei nostri confronti investitori esteri e interni, istituzioni europee e mondo internazionale. Dipende veramente tutto da noi. Per il nostro futuro e per l’Europa del futuro insieme.


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Stefano Mandarano

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