Roberto Calderoli
5 minuti per la letturaAbbiamo parlato di bluff politico dal primo giorno perché non ci sono le risorse e si allargherebbero le diseguaglianze con la compartecipazione delle Regioni alle entrate fiscali territoriali peraltro rappresentate in modo non veritiero. Una follia allo stato puro irrealizzabile che va in senso diametralmente opposto alla crescita reale del Paese da miracolo economico. Che è tale da tre anni proprio perché si è recuperato uno spirito unitario di fiducia e di coesione che ha generato desidero di Italia e del suo Sud da parte del mondo e vede le imprese eccellenti del Nord e del Sud esprimere insieme la forza di una potenza economica esportatrice in una miriade di settori.
Questo giornale ha parlato dal primo giorno di bluff dell’autonomia differenziata perché non ci sono le risorse non solo per fare i nuovi livelli essenziali di prestazioni garantiti dalla costituzione e ignorati dal federalismo fiscale all’italiana, ma addirittura perché si allargherebbe ancora di più il solco che separa in modo indebito i ricchi dai poveri. Visto che la prevista compartecipazione ai gettiti regionali, che sono peraltro una rappresentazione distorta della ricchezza prodotta dai territori, farebbe emergere le difficoltà di sostenibilità in aree molto ampie del Paese. Sono in ballo decine e decine di miliardi per la parificazione dei trasferimenti pro capite ai cittadini in scuola, sanità e trasporti che non riguardano solo il rapporto tra Nord e Sud, ma anche tra aree metropolitane e aree interne del Nord come del Sud.
Sono in ballo decine e decine di miliardi non per un anno come si potrebbe pensare di risolvere, ad esempio, utilizzando parte dei fondi europei sprecati dal consueto marchettificio regionale, ma tendenzialmente per sempre che è molto più di un anno. Altrimenti vengono meno i principi fondanti della Repubblica. Ora dalla relazione tecnica del servizio Bilancio del Senato viene fuori tutto ciò e anche di più perché è evidente che le maggiori deleghe alle Regioni a fronte di entrate fiscali trattenute sul territorio non solo significa allargare le differenze aumentando le diseguaglianze, ma addirittura significa ridurre proprio il bilancio dello Stato a discapito di funzioni essenziali per tutto il Paese come sono la sicurezza, la giustizia, la previdenza e la sanità.
Una follia allo stato puro che appartiene al mondo dell’irrealtà che va peraltro in senso diametralmente opposto alla crescita reale del Paese da miracolo economico. Che è tale da tre anni in qua proprio perché si è recuperato uno spirito unitario di fiducia e di coesione che si è tradotto in desidero di Italia e del suo Sud da parte del mondo che ha a sua volta generato un boom del turismo, dei servizi e del commercio. Che è tale, soprattutto, perché emerge ogni giorno di più in modo incontrovertibile che alla forza produttiva esportatrice italiana concorre in modo sempre più performante la forza industriale eccellente del nostro Mezzogiorno che contribuisce al livello delle migliori pratiche di quelle del centro nord alle strepitose performance italiane sui mercati mondiali.
L’Osservatorio Controvento di Nomisma ha documentato al festival Euromediterraneo dell’Economia (Feuromed), voluto da questo giornale, che la quota di imprese eccellenti per crescita di ricavi, valore aggiunto e marginalità localizzata nel Mezzogiorno è in linea con il dato nazionale (7,1% delle imprese totali) con valori tutti in forte espansione rispetto ai livelli pre pandemia. Si tratta di aziende localizzate in Campania, Puglia, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna che negli ultimi 5 anni hanno visto raddoppiare il fatturato del 101%.
Sono concentrate prevalentemente nel settore agro-alimentare (29%), della fabbricazione di strutture metalliche e delle lavorazioni meccaniche (17%), di articoli e imballaggi in materie plastiche (10%). Appartengono, dunque, a filiere altamente competitive, verticalmente integrate con le aziende leader del Nord Italia con cui intercorrono sostanziali rapporti di collaborazione.
Stiamo parlando di imprese eccellenti del Mezzogiorno, per capirci, che hanno performance almeno pari alle imprese eccellenti del centro nord. È un’impresa calabrese che ha fabbricato i treni più moderni della metropolitana milanese più moderna e delle metropolitane più moderne di mezzo mondo. Solo per fare un esempio. Bisogna riuscire come Paese a prendere atto che si può crescere del 12,3% del Pil contro il 4,7% della Germania, le nostre stime per il 2023 sono prudenziali, facendo anche meglio di Cina e Stati Uniti non solo perché siamo la seconda potenza economica esportatrice europea da sempre, ma anche perché siamo primi o secondi o magari terzi in una miriade di settori e di linee di prodotti, come nella meccanica di precisione e di trasformazione.
Bisogna prendere atto che se siamo così malmessi con la produttività, come si ripete modello disco incantato a ogni ora, non si possono fare performance del genere che sono pari a sei volte per quest’anno quelle dell’economia tedesca e sempre in testa tra le grandi economie europee negli ultimi tre anni. La crescita delle esportazioni sempre molto sostenuta rispetto all’anno scorso, ancora a marzo, e il super saldo commerciale tra importazioni e esportazioni che è ritornato alla grande, indicano la strutturalità di una crescita che dovrà affrontare correttamente il problema salariale italiano e contenere la deriva inflazionista da profitto sussidiato.
Che dovrà fare queste due cose fondamentali, certo, ma partendo da un miracolo economico italiano che esiste e ha tra i suoi soggetti protagonisti attivi il nostro Mezzogiorno. La storia e la geografia combattono insieme perché la leadership energetica e industriale del nuovo Mediterraneo abbiano come capitale e motore della crescita aggiuntiva europea Napoli e il Sud dell’Italia. Come Paese, abbiamo ripetuto inascoltati ben prima della pandemia, che non è possibile creare una crescita forte senza il Sud perché i margini quantitativi di crescita del Nord produttivo sono esauriti. Da tre anni in felice solitudine abbiamo ripetuto che il miracolo economico italiano non era una rimbalzo, ma qualcosa destinato a durare a lungo e che era possibile perché il Mezzogiorno è rientrato nel desiderio di Italia del mondo e ha rialzato la testa.
Ora ci sentiamo di aggiungere che non solo il miracolo economico italiano proseguirà se questo trend di crescita del Sud non si fermerà, ma vogliamo chiarire a tutti che in un mondo capovolto dai carri armati russi in Ucraina che hanno spezzato i fili dell’asse Est-Ovest questo Sud è diventato il Nord del mondo. È l’unica possibilità effettiva che l’Europa e l’Italia hanno non solo per assicurarsi la loro indipendenza energetica, ma anche la crescita della nuova manifattura mediterranea che può consentire alla vecchia Europa di ambire a un ruolo effettivo di player globale tra Stati Uniti e Cina. Alternative a questo progetto non esistono. Abbiamo inventato Feuromed per questo e non rinunceremo mai a fare aprire gli occhi a chi li vuole tenere assolutamente chiusi.
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