Brindisi tra il presidente cinese Xi Jinping e Vladimir Putin
4 minuti per la letturaServe una unità sostanziale che è condivisione di obiettivi e fatica per raggiungerli se non si vuole rimanere stritolati dalle emergenze. La guerra lunga in Ucraina. Il rischio di una crisi finanziaria per colpe americane e svizzere in una situazione di tensione sui tassi. La gestione del Pnrr con le crisi finanziarie che danno appigli per ridurre i trasferimenti. I forzieri pieni di soldi della finanza opaca. Il Consiglio europeo deve ritrovare una unità di indirizzo e l’Italia può avere un ruolo di primo piano favorito da una Francia zoppicante. Un’occasione unica per guadagnare un certo ruolo rispetto alla Germania. Anche sulla vicenda degli immigrati abbiamo un momento relativamente favorevole, ma in troppi vogliono fare solo chiacchiere e la premier italiana si presenta con le zavorre ai piedi della mancata ratifica del Mes e delle bandierine demagogiche sulle armi.
GIORGIA Meloni si presenta a una difficilissima riunione del Consiglio europeo attraversato dalle complicazioni dell’Ucraina, da pericolose crisi bancarie extra europee e inflazione non domata, in una situazione di forte difficoltà essenzialmente perché ha alle spalle un Paese che sa dividersi sistematicamente su tutto. Che perde il suo tempo a discutere di bandierine invece di concentrarsi e affrontare i grandi problemi. Non si riesce a capire che servirebbe non l’unità declamatoria di un Paese che è una raccolta impossibile di bandierine ideologiche, ma una unità sostanziale che è condivisione di obiettivi e fatica per raggiungerli. L’Italia deve ricompattarsi se non vuole rimanere stritolata in questo complesso multiforme nazionale e internazionale di emergenze. Che sono di vario tipo. La prospettiva destabilizzante della guerra lunga in Ucraina. Il rischio sempre in agguato di una crisi finanziaria per colpe americane e svizzere in una situazione di persistente tensione sui tassi. La gestione cruciale del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) che è il test decisivo per un nuovo modello di crescita europeo e che va a incrociarsi con le crisi finanziarie per cui alle prime reali difficoltà si cercherà ogni appiglio per ridurci i trasferimenti.
Di tutto questo allegramente non se ne parla perché abbiamo sempre qualche bandierina ideologica più o meno ridicola da esporre incuranti di tutto e tutti. Sembriamo davvero vivere in un mondo tutto nostro che vuole continuare a speculare demagogicamente sul sostegno obbligato a un popolo aggredito. Viviamo in un mondo tutto nostro dove nemmeno ci si accorge e tanto meno ci si interroga sul fatto che la Svizzera si permette di salvare le azioni dei soci arabi e del Qatar e fa perdere i suoi investitori obbligazionisti. Cosa impossibile con la nostra vigilanza europea. Perché magari anche porsi solo la domanda aiuterebbe a rendersi conto che siamo davanti a un’altra variabile impazzita. Che è quella dei forzieri pieni di soldi e senza capacità politica che stanno facendo una grande confusione nella incolpevole Europa minandone la stabilità.
Perché questi signori della nuova finanza opaca investono di qui e di là, ovunque possono, in una situazione complessiva che fa i conti con l’incognita della Gran Bretagna che ora non è più dentro l’Unione europea, ma continua ad essere la piazza finanziaria su cui gli omini grigi fanno i loro giochetti. Non si vedono analisi vere sulla crisi bancaria internazionale e su queste catene di banche medie americane a rischio che qualora dovessero determinare un’altra crisi finanziaria come quella del 2008, non saremmo più nella condizione di contrastarla e ci potremmo rimanere sotto.
È evidente che oggi più che mai il Consiglio europeo deve ritrovare una unità di indirizzo e l’Italia deve avere un ruolo di primo piano nella definizione di questo nuovo indirizzo in una fase in cui la Francia è più che mai zoppicante. Non si tratta di godere delle difficoltà interne evidentissime di Macron, ma è oggettivo che siamo davanti a una occasione unica per l’Italia di guadagnare un certo ruolo rispetto alla Germania. Anche sulla vicenda degli immigrati siamo di fronte a un momento relativamente favorevole ma in troppi vogliono fare ancora solo chiacchiere e la premier italiana si presenta con la palla al piede della mancata ratifica del Mes – siamo gli unici in Europa – che deve assolutamente sbloccare e che invece non sblocca per fare un piacere a Salvini o per fare finta di mantenere qualche coerenza con cose dette in un’era glaciale fa perché ormai tutto in casa e fuori è cambiato.
Ritardare la ratifica del Mes indebolisce Giorgia Meloni sulle grandi partite perché non è più il tempo di dire “che cosa mi date in cambio”, si fanno solo brutte figure. Come quando si perde tempo con qualche stupidaggine dei Cinque stelle che non fanno altro che parlare di iniziativa diplomatica senza mai dire come, dove, con chi. Sono affermazioni che fanno ridere i polli e possono rovinare tutti. Perché Putin non ascolta nessuno e lo stesso piano di pace dei cinesi è una furbata per tenerlo legato al loro carro.
Gli americani non possono accettarlo perché, alla fine dei conti, il discorso di Xi Jinping è chiarissimo: noi dobbiamo diventare il nuovo impero del mondo. Visto che siamo di fronte a un piano di pace che non ridimensiona radicalmente Putin cosa assolutamente indispensabile per la pace. Quindi non è un piano di pace, ma di tregua tra una guerra e l’altra. Facendo così tra due o tre anni si riprenderà peggio di prima.
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