Il ministro Raffaele Fitto
5 minuti per la letturaSi è scelto un modello di governance accentrato per la gestione coordinata di tutti i fondi europei (Pnrr, Coesione e Sviluppo, Repower Eu, Pac) e di quelli nazionali (PNC) riallineandone le scadenze e concentrando le priorità come fece la prima Cassa delle opere guidata da Pescatore che realizzò il miracolo economico italiano del Dopoguerra. Operano unitariamente la Struttura di missione a Palazzo Chigi e l’Ispettorato Generale per il Pnrr con 8 direzioni al Mef che assiste tecnicamente, rendiconta a Bruxelles e può utilizzare le società partecipate dallo Stato. Si avvalgono del dimezzamento dei tempi già ridotti per i pareri di tutti i soggetti coinvolti e del potere di procedere anche senza l’intesa con enti locali e dicasteri inadempienti
Siamo arrivati al dunque e non si può più scherzare. Ballano come minimo dieci punti di prodotto interno lordo (Pil) tutti legati agli investimenti finanziati con i fondi europei (PNRR, Coesione & sviluppo, Pac, Repower Eu) e con quelli ordinari del Piano nazionale Complementare (PNC). Stiamo parlando di qualcosa che vale circa 300 miliardi. Investimenti significano cantieri aperti per l’edilizia scolastica come per i luoghi della cultura. Spesa produttiva realizzata per la valorizzazione dei territori e l’efficienza energetica dei Comuni. Grandi reti di trasporto ferroviario veloce e banda larga ultra veloce. Risanamento ambientale e politica agricola comune. Nuovi rigassificatori e maxi piano di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Significa provare a riunire le due Italie nell’offerta di partenza dei servizi e a fare del nostro Mezzogiorno il grande hub manifatturiero e energetico del Mediterraneo. Significa misurarsi sia con i mille vincoli procedurali e di ogni tipo che rallentano gare e aggiudicazioni sia con le inefficienze non più tollerabili di Regioni, Comuni e troppi dicasteri, a partire da quello dei Trasporti e delle Infrastrutture, rivelatisi fino a oggi assolutamente inadeguati. Spesso addirittura mendaci spingendo ministri sprovveduti a dichiarare in pubblico scambiando studi di fattibilità anche di scarso pregio con progetti esecutivi se non addirittura cantieri aperti.
Ballano, per capirci, certo i dieci punti ipotetici di questo nuovo prodotto interno lordo e di questa nuova occupazione generati da queste nuove risorse europee, ma ballano allo stesso tempo proprio le risorse europee stesse. Nel senso che tra il 2022 e il 2023 bisogna passare il Rubicone che separa le carte messe a posto e le riforme avviate dagli impegni vincolanti di spesa seguiti dagli stati di avanzamento dei lavori (Sal) e le riforme (tutte, balneari compresi) pienamente attuate.
Se non passi quel Rubicone e non rendiconti a Bruxelles gli stati di avanzamento dei lavori come la messa in gara dei balneari questi soldi europei non te li danno proprio. Le rate dell’anno, prima e seconda, non le incassi proprio. Oltre a non avere il Pil di cui hai bisogno come il pane per preservare, moltiplicandolo, il miracolo della manifattura esportatrice e della fiducia internazionale conquistata dal governo Draghi, ti ritroverai a fare i conti con buchi di bilancio generati della perdita dei fondi europei che ti costringeranno a tagliare servizi o a aumentare le tasse. Come avete capito, spero, a questo punto non si scherza più.
Il decreto PNRR e PNC del governo Meloni porta a compimento la scelta politica di competenza che è quella di riunire per la prima volta tutte le deleghe europee, il Sud, il piano del debito comune e tutti i fondi comunitari compresi quelli strutturali di ogni tipo anche agricoli sotto un’unica guida politica, che risponde al nome di Raffaele Fitto, e collocata presso Palazzo Chigi in osmosi totale con la Presidenza del Consiglio.
Questo decreto porta a compimento quella intuizione politica di competenza con una doppia spinta garantita da una governance centralizzata accorpata che liquida la Agenzia di coesione e da una azione drastica di taglio dei tempi con semplificazione delle procedure e poteri di avocazione rispetto a ritardi di Regioni, Comuni, dicasteri, Conferenza Stato-Regioni, Conferenza dei servizi e così via.
La prima scelta strategica è quella di una governance europea a Palazzo Chigi con una nuova Struttura di missione che permette di gestire in modo coordinato Pnrr, doppio fondo di coesione e sviluppo, Repower Eu, Pac con scadenze tra loro differenziate che vengono riallineate e di un Ispettorato Generale per il Pnrr presso la Ragioneria generale dello Stato che si avvale di otto direzioni e esprime una struttura importante molto ramificata e allo stesso tempo snella di controllo tecnico, verifica e rendicontazione con l’Europa. Può fare di più e, cioè, avvalersi per l’esercizio dei propri compiti anche del supporto di società partecipate dello Stato. Come è storicamente avvenuto ogni volta che in Italia si è fatto qualcosa di serio.
Per capire l’importanza della scelta dell’Ispettorato Generale si abbia a mente che si fa solo per cose serissime come è la gestione della finanza pubblica in Italia. Si abbia a mente altresì che esprime il cuore tecnico di quel motore centrale che ricalca il modello della Cassa dei tempi d’oro di Pescatore agendo in osmosi totale con la Struttura di missione per il Pnrr presso Palazzo Chigi esprimendo la tensione morale e la volontà realizzatrice di una stagione politica che ha avuto la spinta di persone del calibro di De Gasperi come di Campilli, di Menichella come appunto di Pescatore.
Anche allora si operò con una visione unitaria e direzioni operative e si aveva il pregio di dare risposte nei tempi preventivati che sono esattamente quelle risposte che chiede oggi la Commissione europea. Che sono, allo stesso tempo, l’esatto contrario di quello che è stato fatto fino a oggi con l’Agenzia della coesione e la lunga stagione dei progetti sponda regionali e ministeriali che hanno attuato un tasso di erogazione imbarazzante. La seconda scelta strategica riguarda la drastica semplificazione dei tempi concessi alla conferenza Stato Regioni e alla Conferenza dei servizi per esprimere i loro pareri.I trenta giorni diventano quindici, ma c’è di piu. Se non arriva il parere o se la Regione e il Comune stessi dilazionano i tempi o se fanno altrettanto a volte in misura ancora superiore questo o quello dei dicasteri coinvolti, la struttura di missione procede nell’esecuzione del progetto anche in assenza dell’intesa. Perché nel 2023, a differenza del 2022, l’Europa ci chiede di spendere non di accatastare carte se vogliamo i soldi di tutti che ci sono stati assegnati. Perché non si può perdere neppure un euro.
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