Giorgia Meloni e Mario Draghi
5 minuti per la letturaAbbiamo bisogno di stabilità di governo che si traduce in capacità realizzativa del sistema Italia e massimizza il dividendo legato al miracolo di Draghi e alla continuità in economia e politica estera di Giorgia Meloni apprezzata da mercati e istituzioni europee. Come dimostra l’obiettivo centrato della flessibilità nell’utilizzo delle risorse europee. Invece pesa il ricatto di due equilibri politici precari che le elezioni regionali possono accentuare. Perché nella maggioranza c’è chi vuole vedere solo se Fratelli d’Italia doppia o triplica nei consensi gli alleati in Lombardia e nell’opposizione si vota pensando al nuovo segretario del Pd e a ridiscutere tutto. Alla Meloni serve una dialettica sostenibile con gli alleati e con almeno una parte delle opposizioni, ma tutti devono capire che piccoli guadagni elettorali possono produrre la grande perdita della situazione di privilegio conquistata in Europa. Non si scherza con il sistema Italia.
La cosa fondamentale in questo momento per il dibattito politico italiano è diventata capire come usciranno dalle elezioni regionali in Lombardia e Lazio sia la maggioranza sia l’opposizione. Ci sono cose molto più importanti di cui occuparsi, ma l’attenzione è tutta concentrata lì. Purtroppo dentro la maggioranza c’è chi vuole vedere solo se è vero che Fratelli d’Italia doppia o addirittura triplica nei consensi Lega e Forza Italia in Lombardia. Se il voto dovesse andare realmente così in Lombardia, le ricadute all’interno di quei due partiti saranno pesanti.
Nell’opposizione tutti vogliono vedere come si distribuisce il consenso tra Cinque stelle, Pd e Terzo Polo e il responso avrà in ogni caso immediate ricadute sull’elezione del nuovo segretario del Pd e comporterà un ridisegno dell’equilibrio in quell’area. Diciamocelo chiaro. Abbiamo un Paese che ha disperato bisogno di stabilità che si traduce in capacità realizzativa e consente di massimizzare il dividendo di credibilità internazionale che ne discende dopo il miracolo nascosto dell’Italia di Draghi e la continuità in economia e politica estera di Giorgia Meloni molto apprezzata da mercati e istituzioni europee. Invece questa stessa Italia che è stata per due anni di seguito la locomotiva d’Europa e continua a crescere e esportare a un ritmo doppio della Germania è costretta a vivere sotto il ricatto di due equilibri politici precari che si possono ulteriormente precarizzare e mettere, quindi, in discussione il dato strategico più importante per l’intero Paese. Che è la stabilità del sistema Italia direttamente collegata alla sua stabilità di governo.
Anche perché non dobbiamo dimenticarci che, dopo Lombardia e Lazio, ci sono altre prove intermedie che incombono. Per la precisione, nuova tornata di amministrative in Friuli, Molise e Trentino Alto Adige, e poi l’anno prossimo le elezioni europee. Con questa roba sullo sfondo e la qualità penosa del dibattito pubblico italiano il disequilibrio dei due campi è destinato ad aumentare. Si può disinnescare solo se le forze più responsabili in entrambi i campi capiscono che non c’è spazio per il duello finale come vogliono tutti i pasdaran di entrambe le parti. Ci vuole una tregua di stabilizzazione che è davvero nell’interesse di tutti. Il Centrodestra tutto deve capire che oggi la chance del Paese si chiama stabilità politica del governo Meloni.
La prima donna premier italiana della Destra a sua volta è bene che si impegni per avere una dialettica sostenibile almeno con un pezzo del Centrosinistra oltre che con i suoi alleati. Giorgia Meloni ha i numeri per operare con intelligenza politica su entrambi i fronti sapendo che non c’è nulla di semplice. Perché in un sistema dove cresce continuamente la disaffezione elettorale aumentano sempre più i pasdaran che non faranno altro che ripetere che i casi Cospito e Donzelli fanno guadagnare un po’ di margini sia a Fratelli d’Italia sia al Pd, ma sorvolano allegramente che di margini gli stessi casi ne fanno perdere all’economia del Paese.
Sono tutti piccoli presunti guadagni elettorali che possono portare una grande perdita economica. La partita vinta in Europa sulla flessibilità nell’utilizzo delle risorse europee che è oggi la partita delle partite richiede stabilità politica e di governance per assicurare finalmente al Paese capacità realizzativa. Significa potere assumere e pagare come si deve chi può cambiare la faccia della pubblica amministrazione. Significa che la nuova struttura presso Palazzo Chigi è in grado di dimostrare agli occhi del mondo che la musica è cambiata e che una squadra tutta nuova va a vendere il prodotto Sud agli investitori globali.
Queste sono le cose di cui si deve occupare la politica italiana. Il resto sono solo baruffe, giochi di bottega più o meno miserabili, calcoli elettorali di piccolo cabotaggio che mettono a nudo la storica miopia italiana. Quella che il governo di unità nazionale guidato da Draghi aveva cancellato e che Giorgia Meloni continua a perseguire con intelligenza in Europa e fuori dell’Europa valorizzando la nuova credibilità italiana con la forza del suo governo politico espressione della sovranità popolare.
Capite da soli che torniamo sempre a quella stabilità che può garantire governance e capacità realizzativa. Quella stabilità che è compatibile con una dose ordinaria di fibrillazione nella maggioranza e di una dialettica sostenibile almeno con una parte della opposizione. Quella stabilità che deve preservare la credibilità che si è riusciti a costruire in pochi mesi nelle interlocuzioni con le istituzioni europee e con i mercati dove la convinzione oggi prevalente è che la prima premier donna italiana espressione della Destra non farà mai passi azzardati. Non rinuncerà ai suoi percorsi politici, ma rimarrà nei binari della sovranità europea condivisa e della nuova Europa che per la prima volta ha oggettivamente privilegiato l’Italia rispetto agli altri
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