Giorgio La Pira
4 minuti per la letturaL’azione politica di La Pira era l’espressione di un orgoglio nazionale cosmopolita non sovranista ed è lo stesso spirito che anima il piano Mattei della nuova Destra italiana al governo. Le missioni in Algeria e Libia di Giorgia Meloni producono risultati economici e politici evidenti. Di fronte ai quali assistiamo a manifestazioni di non lungimiranza della Sinistra che non si sottrae al chiacchiericcio nefasto dei talk show e non fa altro che tenere bordone alle ambizioni di autocrazie come la Turchia, la Russia e la Cina che vogliono prendersi l’Africa e non vogliono che si europeizzi. Si ha il timore di osare pensando che la gente ti bolli come il solito sognatore. Il risultato di questo atteggiamento sbagliato è che pecchi proprio di mancanza di realismo e regali il sogno del futuro di equilibrio mediterraneo alla Destra
Che cosa possiamo offrire noi italiani se non altro che l’impegno di non colonizzarli e di aiutarli nella loro crescita? Che cosa possiamo fare noi se non investire sul nuovo umanesimo dell’Africa da legare al grande umanesimo europeo? Questo nella sostanza animava il sindaco di Firenze visionario, Giorgio La Pira, che oltre mezzo secolo fa era convinto che ci sarebbe stata la rinascita dell’Africa e che avrebbe potuto sedersi da pari a pari nel consesso delle grandi nazioni. Credeva La Pira nella missione civilizzatrice della storia europea in cui il cristianesimo aveva avuto un ruolo fondamentale. Lui aveva come politico sempre in mente il cristianesimo e viveva i colloqui mediterranei per la pace che aveva voluto promuovere a Firenze come la chiamata a raccolta di tutto il mondo per occuparsi dell’altro mondo.
Questa azione politica di La Pira era l’espressione di un orgoglio nazionale cosmopolita non sovranista ed è lo stesso spirito che anima il piano Mattei della nuova Destra italiana al governo. Le missioni in Algeria e Libia di Giorgia Meloni e quelle a tutto campo del nuovo governo a partire dal ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, si muovono nello spirito di La Pira che ebbe nel capo dell’Eni di allora la mente e il braccio operativo e che ha oggi nell’Eni di Descalzi l’erede giusto in un contesto europeo e africano che è ovviamente differente da quello di allora.
Questo progetto che riguarda il Mediterraneo e fa del Mezzogiorno italiano il grande hub dell’energia, dell’industria del mare, della manifattura delle due sponde è allo stesso tempo l’unica storica occasione che ha l’Europa per preservare e rafforzare la sua crescita ed esige dunque un saldo ancoraggio della posizione italiana all’interno delle alleanze storiche della guida politica europea che riguarda noi, la Francia e la Germania.
Di fronte ai risultati economici e politici evidenti di questa azione di politica estera del governo Meloni assistiamo a manifestazioni ricorrenti di non lungimiranza di alcuni capi storici della sinistra che non si sottraggono al chiacchiericcio nefasto dei talk show e non fanno altro che tenere bordone alle ambizioni di autocrazie come la Turchia, la Russia e la Cina che vogliono prendersi l’Africa e non vogliono che si europeizzi. Si ha sempre il timore di osare pensando in un eccesso di realismo malizioso che la gente ti bolli come il solito sognatore. Il risultato di questo atteggiamento sbagliato è che pecchi proprio di mancanza di realismo e regali il sogno del futuro di equilibrio mediterraneo alla nuova Destra.
Riprendere il piano Mattei significa fare rivivere l’orgoglio nazionale senza chiusure sovraniste. Basti ricordare come si trattò La Pira ironizzando sul sindaco santo e arrivando a raccontarlo come il profeta che andava sulle nuvole lasciando solo Mattei che alla fine ci rimise la vita. Anche semplicemente il ricordo di quello che accadde allora dovrebbe funzionare da monito per la Sinistra.
Quello che sta accadendo oggi, a maggiore ragione, dovrebbe essere per le avanguardie di una sinistra che si vuole definire modernizzatrice e attenta alle questioni sociale e umanitaria un motivo in più di riflessione. Se si fa sviluppare l’Africa l’emigrazione della fame si prosciuga da sé. A pensarci bene è esattamente quello che è successo nell’Italia del Dopoguerra che appena si è sviluppata ha smesso di vedere il suo popolo emigrare in giro per il mondo. Forse, è davvero arrivato il momento che l’Africa guadagni il suo posto tra i grandi del mondo. Oltre mezzo secolo dopo il sogno di La Pira.
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