Una raffineria in Libia
4 minuti per la letturaNon è il Sud per il Sud o il Mediterraneo per il Mediterraneo, ma il Mezzogiorno italiano hub del Mediterraneo per l’Europa su energia e industria del mare, ma anche capitale attrattiva della manifattura di qualità. La crescita dell’Europa dipende dalla scelta strategica sull’asse Sud-Nord dopo che quello Est-Ovest è stato colpito dalla pandemia che ha messo in crisi le catene globali della logistica e dai carri armati di Putin che hanno invaso l’Ucraina sottraendo alla Germania le sue sicurezze energetiche e industriali collegate a Russia e Cina. Per questo è importante l’accordo di ieri sulla difesa tra Roma e Parigi a favore di Kiev e serve un’alleanza politica a tre che superi le divisioni con i francesi e porti la Germania di Scholz a uscire dalla gabbia Est-Ovest di Schroeder. Bisogna fare i conti con l’instabilità libica e contrastare un coacervo di interessi consolidati cinesi, turchi e russi in Africa
Non siamo al tema del Sud per il Sud o del Mediterraneo per il Mediterraneo. Siamo al tema strategico del Mezzogiorno italiano come hub del Mediterraneo per l’Europa non solo come centro dell’energia, ma anche come capitale attrattiva della nuova manifattura. Parliamo di manifattura di qualità. Parliamo di software, elaborazione dati, elettronica, informatica. Parliamo di aerospazio, di materiali nuovi per il packaging e di molto altro. Parliamo di Napoli, di Bari, di Catania, del polo dell’intelligenza artificiale di Cosenza. Parliamo di futuro che esiste già.
Siamo al tema strategico che la crescita dell’Europa dipende dalla sua scelta strategica di scommettere finalmente sull’asse Sud-Nord dopo che il tradizionale asse Est-Ovest è stato colpito al cuore dalla pandemia che ha messo in crisi le catene globali della logistica e dai carri armati di Putin che hanno invaso l’Ucraina scatenando la guerra mondiale delle materie prime e sottraendo alla Germania e alla sua corona di Paesi del Nord le sicurezze dell’approvvigionamento energetico dalla Russia.
La missione politicoeconomica della premier, Giorgia Meloni, in Algeria e il richiamo esplicito allo spirito di La Pira e Fanfani di accordi non predatori ha nella forza originaria dell’Eni di Mattei di allora e di quella preservata oggi dall’Eni di Descalzi il partner industriale giusto. La missione di oggi nella Libia, mezza turca con ombre cinesi, residui di interessi francesi e italiani e nuovi interessi americani che passano anche per l’Italia, della stessa Meloni e del suo vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, fa i conti con la pesantissima instabilità prodotta dal disastro di Sarkozy che coinvolse all’epoca Napolitano e Berlusconi e rientra in una complessa operazione strategica di politica estera italiana che si può giocare e vincere solo se diventa l’operazione strategica dell’Europa coinvolgendo Francia e Germania.
Per questo non va affatto sottovalutata l’importanza altrettanto strategica dell’alleanza franco-italiana che ha nell’incontro tra i due ministri della difesa oggi a Roma un suggello tecnologico-militare a favore dell’Ucraina per difendersi con la migliore innovazione possibile dall’offensiva missilistica russa. Noi possiamo vincere la partita di porta del Mediterraneo per l’Europa nel capitale umano come nella logistica energetica, nell’industria del mare come nella competitività delle catene distributive se saremo capaci di essere il porto del Vecchio Continente della nuova manifattura mediterranea. Per realizzare un disegno così complesso bisogna avere in squadra la guida politica dell’Europa che vuol dire Francia e Germania e piena consapevolezza del peso degli interessi russi, cinesi e turchi su quei territori e quelle popolazioni verso i quali ci proponiamo come partner industriali non predatori promotori di sviluppo endogeno.
Abbiamo dalla nostra parte la geografia che regala all’Italia il posizionamento strategico e la storia della doppia grande crisi pandemica e militare con le loro duplici ricadute economiche in termini di logistica più ravvicinata e di ricerca di nuove materie prime. Geografia e storia giocano in squadra con il Mezzogiorno d’Italia, ma per vincere la partita geopolitica del futuro che è la guida del nuovo asse Sud-Nord servono a 360 gradi cooperazione rafforzata e specializzazione tra Italia, Francia e Germania.
Prima ancora serve, però, qualcosa di molto più importante che è un un’alleanza politica che superi divisioni e incomprensioni, soprattutto con i francesi in quei territori e in altro, e porti la Germania di Olaf Scholz a uscire dalla gabbia degli interessi del suo predecessore socialdemocratico Schroeder e a prendere atto che il nuovo quadro geopolitico determinato dalla guerra di invasione di Putin in Ucraina obbliga a rivedere posizionamento e alleanze. Obbliga loro a investire sull’asse Sud-Nord del futuro e noi a non litigare con i francesi per prenderci il nostro che vale più di tutti.
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